In Cina e Asia – Clemenza cinese per «dead Vip walking»

In by Gabriele Battaglia

Pena capitale commutata in ergastolo per due condannati illustri: Gu Kailai, moglie dell’astro nascente caduto in disgrazia Bo Xilai, e Liu Zhijun, ex ministro delle ferrovie coinvolto in un giro di corruzione e prostituzione. La Cina continua ad ampliare la sua «grande muraglia di sabbia» nel Mar Cinese meridionale e a mandare messaggi obliqui alla Corea del Nord, dopo aver cancellato all’ultimo il concerto della all-girls band sponsorizzata da Kim Jong Un. Toshiba, dopo il crack, annuncia migliaia di licenziamenti, mentre l’indiana Mahindra è pronta per il colpaccio: acquisterà la casa di design ialiana Pininfarina sommersa dai debiti a un prezzo irrisorio. La nostra rassegna del mattino.La «clemenza» cinese: due sentenze di morte illustri commutate in ergastolo

Nella giornata di lunedì l’Alta Corte di Pechino ha deciso di commutare le sentenze di morte comminate a Gu Kailai e a Liu Zhijun a due ergastoli, prendendo atto della buona condotta dei due condannati evidenziata dagli istituti penitenziari di riferimento. Si tratta, secondo il South China Morning Post, di riduzioni di pena di routine nel sistema cinese, ma raramente evidenziate dai media come in questi due casi.

Gu Kailai, moglie del leader neomaoista di Chongqing caduto in disgrazia Bo Xilai, nel 2012 è stata giudicata colpevole della morte di Neil Heywood, businessman inglese legato a doppio filo col marito che, secondo Gu, avrebbe «minacciato» il figlio di Bo. L’assassino di Heywood fece esplodere lo scandalo che segnò la fine politica dell’astro nascente Bo Xilai.

Liu Zhijun, ex ministro delle ferrovie – tra i dicasteri più potenti della Repubblica popolare – nel 2013 fu fatto fuori dal Partito con l’accusa di corruzione e abuso di potere.

La Cina continua ad espandersi nel Mar Cinese meridionale

La stampa cinese indica che Sinopec, compagnia petrolifera di stato, costruirà una stazione di servizio sull’isola di Woody, nell’arcipelago delle Paracelse. L’isolotto è conteso tra Cina, Vietnam e Taiwan.

Il braccio di ferro tra la Repubblica popolare e gli altri principali attori del Mar Cinese meridionale da anni tiene alta la tensione in un tratto di mare ricco di materie prime – specie per l’industria estrattiva – dove virtualmente tutti gli stati dell’sud est asiatico e dell’estremo oriente si contendono territori strategici.

Nonostante i diversi appelli della comunità internazionale a trattare i dissidi collegialmente, la Cina ha sempre mantenuto che le varie isole contese sono questioni «bilaterali» e come tali andranno affrontate, evitando l’ingerenza di organizzazioni transnazionali o degli stessi Stati Uniti.

Nel contempo, Pechino continua ad espandere la propria presenza fisica nel Mar Cinese meridionale, utilizzando la propria flotta militare a tutela della realizzazione di avamposti legati alle proprie compagnie di stato.

L’accordo sui cambiamenti climatici di Parigi preoccupa i paesi in via di sviluppo asiatici

Se l’aggettivo «storico» utilizzato da molte delle maggiori testate giornalistiche internazionali per commentare l’accordo sul clima raggiunto alla fine della Cop21 di Parigi sia stato usato a sproposito o a ragione solo i posteri potranno dirlo. Quello che è certo è che l’intesa raggiunta avrà un peso non indifferente per tutte le economie dell’Asia, alla ricerca costante di un delicato equilibrio tra la crescita e la tutela dell’ambiente.

Mentre la leadership cinese sembra aver capito che ripulire i cieli delle città dalle polveri sottili e spingere il paese verso le rinnovabili non devono essere considerati tanto freni alla crescita, quanto strade obbligate da percorrere per mantenere la presa del partito comunista al potere tra il crescente malcontento pubblico, quella indiana appare estremamente preoccupata per le ripercussioni negative che gli impegni previsti dall’accordo di Parigi potrebbero avere sullo sviluppo della sua industria.

Intanto uno studio dell’Asian development bank spiega quanto costerà a Indonesia, Malaysia, Filippine, Thailandia e Vietnam adeguarsi alle disposizioni dell’intesa e l’Aosis, l’Alleanza di 44 piccoli stati insulari, prega che quello fatto in Francia sia un primo passo concreto verso una politica globale di drastico taglio delle emissioni inquinanti.

La band al femminile nordcoreana rispedita dalla Cina a Pyongyang e i rapporti altalenanti di Pechino con Kim Jong Un

La scorsa settimana, nella categoria "strano ma vero", ha fatto notizia l’annuncio di un concerto organizzato a Pechino per far esibire la Morabong Band, gruppo tutto al femminile nordcoreano selezionato personalmente da Kim Jong Un nel 2012, assieme al coro di stato della Corea del Nord.

Ma la cancellazione all’ultimo momento dell’unica data prevista – il 12 dicembre – e il rimpatrio degli artisti nordcoreani ha gettato nuovamente un’ombra sullo stato dei rapporti bilaterali tra la Cina e la «protetta» Corea del Nord, ciclicamente di difficile gestione da parte di Pechino a causa delle «intemperanze» del giovane dittatore Kim (che pochi giorni fa ha annunciato di avere la bomba H, suscitando lo scetticismo degli osservatori internazionali).

Dal ministero degli esteri cinese è però arrivato il chiarimento di rito, rilanciando la volontà presunta di Pechino di continuare a portare avanti scambi culturali di primo livello con Pyongyang.

Crisi Toshiba: dopo il crollo in borsa, verso il licenziamento di 7000 dipendenti

La crisi del colosso giapponese dell’elettronica avrà presto ripercussioni dirette sui lavoratori. Dopo lo scandalo dei conti truccati scoperti quest’estate e il tonfo in borsa, Toshiba ha annunciato di star preparando un piano di licenziamenti che colpirà 7000 dipendenti in Giappone.

Il «piano di ristrutturazione», secondo la stampa giapponese, prevede l’esubero di migliaia di impegati nella fabbrica di Ome, specializzata nella produzione di televisori. Toshiba, che già ha proceduto alla vendita di comparti specializzati per arginare le perdite, non escludono l’abbandono definitivo della prroduzione di apparecchi televisivi.


L’indiana Mahindra compra in saldo Pininfarina

Il gruppo indiano Mahindra – con interessi che vanno dalle automobili ai mezzi agricoli fino all’IT – ha raggiunto un accordo con la storica casa di design italiana Pininfarina per l’acquisizione del 76,6 per cento delle azioni a un quarto della valutazione di mercato. Pininfarina passerà sotto il controllo indiano per il corrispettivo di 28 milioni di dollari, mentre Mahindra già intende fare un’offerta per il rimanente 24 per cento. L’affare, secondo Reuters, dovrebbe chiudersi entro la prima metà del 2016.

Mahindra si è impegnata a ricapitalizzare l’azienda italiana con 20 milioni di euro, offrendo al contempo una copertura per i debiti pari a 114,5.
A settembre 2015 Pininfarina aveva un debito netto di 47,4 milioni di euro.

[Foto credit: theguardian.com]