Giornalismo partecipativo. Finché conviene

In by Simone

Giornalismo partecipativo, sì. Ma finché conviene. Sembra essere questa l’ultima linea ufficiale del dipartimento di propaganda. L’ultima vittima è il segretario di Partito di una zona industriale della città di Taizhou, nella provincia sudorientale del Jiangsu. Il presidente Xi Jinping l’aveva detto nel suo discorso di insediamento “colpiremo sia le mosche che le tigri”. E l’opinione pubblica non se l’è fatto ripetere due volte. Armati di smartphone, gli internauti della Repubblica popolare continuano a riprendere e documentare gli sprechi e la corruzione dei funzionari pubblici del Partito comunista più grande del mondo. E così, a seguito di una campagna mediatica partita dal basso Zhang Aihua è stato licenziato. La pietra dello scandalo era stato un pranzo da 6830 yuan, poco meno di un migliaio di euro.

Il Quotidiano del Popolo riporta che si trattava di 20 persone e che un’azienda locale avrebbe pagato un quinto del conto. Una cifra incredibile per una piccola città di provincia, il cui stipendio annuale medio è appena il doppio di quello speso per questo banchetto. E inoltre agli internauti i conti non tornano.

Basta guardare i piatti, gli alcolici, le sigarette… Ci saranno almeno 10mila yuan su ogni tavolo” dichiara Jia Hongwei al Financial Times. Jia è stato uno dei primi a filmare e fotografare quei tavoli per poi diffonderli online, ma non si aspettava una diffusione tanto elevata, né che la notizia sarebbe balzata così in fretta dalla rete ai giornali e alle televisioni e di qui alla commissione disciplinare del Partito. E aggiunge: “Venti o trent’anni fa, quando non avevamo né queste tecnologie né internet, non sarebbe stato possibile raggiungere un risultato di questa importanza. Oggigiorno si usa internet per combattere la corruzione.

Il banchetto è avvenuto nel parco intrattenimenti della città di Taizhou, almeno tre tavoli per una ventina di ospiti tra funzionari e uomini d’affari. Le scene del video si soffermano su cosa è rimasto in tavola, più che sulle persone presenti. Piatti di pesce rari e costosi, vini e liquori di altissima qualità. Sono state le macchine di grande cilindrata parcheggiate all’esterno del ristorante a mettere sul piede di guerra i cittadini di Taizhou che, dopo aver visto su internet le immagini del banchetto, hanno fatto irruzione nella sala.

Le ultime immagini che sono circolate mostrano il funzionario Zhang Aihua in ginocchio sul tavolo. A giudicare dalla sua espressione e dalle sue parole sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Con un megafono in mano chiede scusa alla folla presente: “Ho sbagliato stasera. Vi prego, perdonatemi. Farò qualsiasi cosa, se mi lasciate andare”, ha dichiarato, secondo i media statali. Ma le sue suppliche sono rimaste inascoltate. Zhang è finito al centro di un’indagine disciplinare, nel fine settimana è stato interrogato ed è stato licenziato lunedì.

Così è diventato l’ultima vittima della campagna per la frugalità e contro la corruzione del presidente Xi Jinping. Una campagna che ha alimentato l’indignazione pubblica per la corruzione e il crescente divario economico tra le diverse fasce della popolazione. o sforzo alimentato in gran parte da un pubblico esasperato e pronto a esporre l’estremo divario di ricchezza del paese con fotocamere dei telefoni cellulari e microblog. Una vittoria di Pirro secondo Steve Tsang, esperto di politica cinese presso l’Università di Nottingham.

Questi infatti ha dichiarato di essere convinto che il governo centrale tollererà il giornalismo partecipativo solo finché combacia con le priorità del partito. “Quando si andrà troppo oltre, o si sfiderà il Partito, o il Governo del partito, sarà diverso” ha spiegato. “Credo che la repressione sarà piuttosto dura”. E inoltre è chiaro a tutti che la vera corruzione che distrugge la Cina non è quella che coinvolge le piccole città di provincia. Vedremo se e quando la lotta alla corruzione affronterà le grandi aziende di Stato cercando di portare alla luce gli stretti rapporti che legano gli alti quadri di Partito all’industria e alla finanza.

[Scritto per Lettera43]