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Dialoghi – L’obesità in Cina è un problema serio

In Dialoghi: Confucio e China Files by Francesco Mattogno

Decine di studi mostrano come il numero delle persone obese o in sovrappeso in Cina stia aumentando rapidamente, ormai da decenni: oggi rappresentano quasi il 50% della popolazione. C’entrano i comportamenti individuali legati all’aumento dei redditi delle famiglie ma anche questioni culturali e strutturali. Le malattie legate all’obesità rappresentano un grosso problema per la spesa pubblica e dunque per il futuro dell’economia cinese. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. Clicca qui per le altre puntate

C’è un’azienda farmaceutica di cui ultimamente si sente parlare spesso, anche sui giornali italiani. È la Novo Nordisk, multinazionale danese specializzata nella produzione di farmaci per la cura del diabete. Negli ultimi mesi il prezzo delle azioni dell’azienda ha raggiunto un record storico, tanto da farle superare, tra le altre, il valore di Tesla. Ma in tutto questo il diabete non c’entra. La grande attenzione attorno alla Novo Nordisk è dovuta all’Ozempic, un farmaco utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2 che ha come effetto collaterale quello di far perdere al paziente tanto peso in pochissimo tempo.

In Cina, come negli Stati Uniti, l’Ozempic è presto diventato uno dei farmaci più ricercati dalle persone obese (féipàng, 肥胖) o in sovrappeso (pàngrén, 胖人), rappresentando una valida scorciatoia (non è chiaro quanto pericolosa) per tornare velocemente in forma. Procurarselo è costoso ma facile, non serve essere diabetici. Sulle principali piattaforme di e-commerce cinesi, come Taobao o JD.com, un dosaggio mensile di Ozempic è venduto intorno ai 1000 yuan (circa 130 euro). Lo si può comprare con un’autocertificazione in cui si dichiara di avere il diabete o presentando la ricetta medica di qualcun altro, scrivono Wall Street Journal e CNN.

Scrivendo “Ozempic” sulla barra di ricerca di JD.com compaiono diversi risultati legati ai farmaci anti-obesità.

Si tratta di un mercato allo stesso tempo sommerso e in bella vista, che per ora non sembra essere stato scoraggiato, anzi. Sempre più aziende cinesi stanno sviluppando farmaci simili all’Ozempic pensandoli appositamente per il contrasto all’obesità, e d’altronde la stessa Novo Nordisk ha cercato di cavalcare l’onda producendo il Wegovy, medicinale che serve esplicitamente a perdere peso. Le persone obese nel mondo sono più di un miliardo e solo nella Repubblica popolare un mercato di questo tipo potrebbe arrivare a valere miliardi di dollari.

Nel 2014 la Cina è diventata il paese con il maggior numero di persone obese al mondo: all’epoca erano 90 milioni, il 14% di tutti gli obesi sul pianeta. In un decennio la situazione è peggiorata. Negli ultimi anni sono usciti decine di studi sul tema, che si è trasformato in un serio problema di salute pubblica per Pechino. Nella più grande ricerca sull’obesità in Cina, condotta su 15,8 milioni di cinesi dai medici dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) e pubblicata nel 2023, si è arrivati a stimare che le persone cinesi obese o in sovrappeso rappresentino oggi quasi il 50% della popolazione. Più nello specifico gli obesi sono il 14,1% (oltre 200 milioni), le persone sovrappeso il 34,8% (oltre 400 milioni).

Va detto che la Cina ha criteri un po’ più stringenti di quelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la classificazione dell’obesità e del sovrappeso, che si raggiungono una volta superata una certa soglia di indice di massa corporea (IMC). Per esempio, se per l’OMS una persona è obesa una volta superato un IMC di 30, per la Cina la soglia massima è 28. In ogni caso, fino a quarant’anni fa uno scenario del genere sembrava impossibile. 

Si stima che tra gli anni cinquanta e sessanta siano morti di fame oltre 40 milioni di cinesi. Oggi, pur considerando che l’opposto dell’obesità non è la malnutrizione, sono pochi i cittadini della Repubblica popolare a non essere in grado di procurarsi almeno un pasto al giorno. Anzi, lo spreco alimentare rappresenta una questione «scioccante e angosciante» per lo stesso presidente Xi Jinping, che a partire dal 2020 ha lanciato diverse iniziative per contrastare il fenomeno (colpendo anche gli influencer). 

L’imponente crescita economica degli ultimi decenni è senza dubbio una delle principali cause dell’esponenziale aumento dell’obesità tra i cinesi. Nel 1990, scrive Nature, chi risiedeva nelle zone rurali del paese consumava in media 12 chilogrammi di carne all’anno. Oggi i chili sono diventati 40. Le famiglie dispongono di un reddito molto più alto che in passato, non solo nelle zone urbane, e questo (pur essendo un dato positivo) si ripercuote sulla dieta, composta attualmente da molta meno frutta e verdura e da una grande mole di grassi, sale e zucchero. Ma non è solo una questione di quantità. Come in tutti i paesi “sviluppati” economicamente, insieme alle abitudini alimentari sono cambiate le abitudini lavorative e l’organizzazione della vita quotidiana.

Anche in Cina, ormai da decenni, sempre più persone lavorano in ufficio, sedute per ore davanti al computer. I ritmi di vita frenetici e lo stress sono spesso sinonimo di una dieta irregolare, composta da cibi pronti, ipercalorici, a cui si sommano una generale scarsa possibilità di fare esercizio fisico e la tendenza all’abuso di alcolici. Per i bambini la situazione è parallela, e forse ancora più grave. Secondo una ricerca di Lancet, nel 2023 è risultato obeso o sovrappeso il 20,5% dei minori cinesi tra i 7 e i 18 anni. Nel 2003 era il 5,3%. Se il trend dovesse continuare, nel 2030 saranno obesi o sovrappeso circa due bambini su cinque. E negli ultimi due decenni l’incidenza all’obesità tra i minori è aumentata di molto nelle zone rurali del paese, teoricamente più povere.

Al contrario di quello che può sembrare, e come avviene anche in occidente, superata una certa soglia lo status socioeconomico diventa un fattore che agisce in maniera inversa rispetto all’obesità. I dati mostrano che le aree urbane e le città più ricche sono i luoghi in cui i cinesi mangiano meglio, visto che l’accesso ai cibi più salutari e la consapevolezza a riguardo sono strettamente connesse al proprio livello di reddito. Il cibo “spazzatura” è invece spesso alla portata di tutti. Sull’obesità incidono comunque anche altri fattori, che non possono essere spiegati solo con i comportamenti individuali. 

Uno di questi è il clima. Lo studio del PLA evidenzia come sia molto più facile essere sovrappeso nel nord della Cina piuttosto che al sud: Mongolia Interna, Hebei e Shandong sono le province con la maggiore percentuale di obesità. Questo è dovuto probabilmente sia alla dieta (nel nord si mangiano tendenzialmente più carboidrati, spesso grano e non riso) che alle temperature. Dove fa più caldo, a sud, il metabolismo va più veloce. Sull’obesità incidono poi il sesso (gli uomini sono più sovrappeso delle donne, e lo diventano da relativamente giovani) e il grado di istruzione, oltre che ragioni culturali. Pesare tanto, in Cina, è stato per secoli sinonimo di prosperità, ricchezza. E generalmente si tollera molto di più un uomo sovrappeso, rispetto a una donna.

Perdere peso è poi per tante persone una questione puramente estetica, ma i medici cinesi sanno bene che non è così. Secondo le stime, il budget da destinare al trattamento delle patologie legate all’obesità, diabete (tángniàobìng 糖尿病) e malattie cardiovascolari (xīnxuèguǎn jíbìng 心血管疾病) su tutte, potrebbe raggiungere il 22% della spesa sanitaria annuale della Repubblica popolare già nel 2030. Nel 2021 i diabetici in Cina erano 141 milioni, mentre soffrono di malattie cardiovascolari circa 330 milioni di cinesi. Sono numeri destinati a salire.

Gli esperti ritengono che siano necessarie misure strutturali di contrasto all’obesità, come una tassa del 20% sulle bevande zuccherate, e non solo farmaci miracolosi o interventi chirurgici riparatori. Pechino ha già adottato alcune iniziative in tal senso. Una di queste è la Healthy China 2030, che ha l’obiettivo di arginare il fenomeno attraverso la prevenzione, incentivando ad esempio l’esercizio fisico nelle scuole e invitando i cinesi a mangiare meno olio, sale e zucchero come parte della campagna “3 riduzioni e 3 presupposti salutari”, lanciata nel 2017. Servirà fare di più. Insieme all’invecchiamento demografico, l’obesità della sua popolazione è una delle questioni su cui si gioca molto del futuro della Cina.

A cura di Francesco Mattogno