Hangzhou

Dialoghi – Asian Games di Hangzhou, quando l’influenza globale passa per lo sport

In Dialoghi: Confucio e China Files by Lucrezia Goldin

“Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio di Milano. In questa puntata parliamo dei Giochi asiatici di Hangzhou, uno show all’insegna dello sport per mostrare l’influenza cinese sul continente asiatico. Qui per recuperare le altre puntate.

Un evento dall’Asia per l’Asia con la Cina a guida del continente del futuro. Sono questo e molto altro i Giochi asiatici di Hangzhou cominciati lo scorso 23 settembre con una sontuosa cerimonia di apertura degna delle migliori Olimpiadi. Ma agli Hangzhou Asian Games 2022, posticipati di un anno a causa dell’ancora grave situazione pandemica nella Repubblica popolare la scorsa estate, è il mondo asiatico il protagonista indiscusso. Dell’Occidente neanche l’ombra.

La città di Hangzhou, nella provincia sud-orientale dello Zhejiang, si preparava da mesi per accogliere questo evento. Striscioni, slogan, mascotte ovunque. Ai pochi stranieri ritornati nel Paese dopo lo iato pandemico i locali sorridevano con stupore complice: “Siete qui per i Giochi asiatici, vero?”, veniva chiesto. In occasione dei Giochi la metropoli dello Zhejiang è diventata un vero e proprio centro di sperimentazione per il ritorno alla normalità, presentandosi come vetrina della Cina sotto il profilo tecnologico e culturale. A partire dall’introduzione di una serie di agevolazioni mirate a mostrare il progresso digitale del Paese anche agli stranieri, come l’introduzione della tecnologia Nfc in tutti i negozi, utile a consentire scambi commerciali con valute straniere. La near-field communication, o comunicazione di prossimità, è quella tecnologia di ricetrasmissione che consente, per esempio, di collegare la propria carta di credito al telefono. Un orpello superfluo nella Cina tecnologica che da oltre dieci anni utilizza i QR code e scansioni delle principali app per trasferimenti di denaro. La città madre del colosso tecnologico Alibaba non poteva che rimanere frontiera dello sviluppo tecnologico transfrontaliero, e la stessa azienda di Jack Ma ha lanciato per l’occasione la possibilità di caricare la propria carta di credito straniera su Alipay, la superapp di servizi concorrente di WeChat attraverso il quale vengono condotte la maggioranza delle transazioni digitali nella Rpc.

Tutto pronto e comodo per gli spettatori degli Asian Games, insomma. E quegli spettatori sono esattamente l’audience verso cui il presidente cinese Xi Jinping ha deciso di proiettare la propria influenza per il secolo asiatico. Durante la cerimonia di apertura, insieme a Corea del Sud, Corea del Nord, Giappone e Mongolia, c’era anche tutto il Sud Est Asiatico, compreso il Myanmar da due anni sotto il regime militare del Tatmadaw. Fiera anche l’India (non ancora Bharat) seguita dallo Sri-Lanka, per non parlare dei Paesi della penisola araba, presenti in qualità di Paesi dell’Asia occidentale, tra cui Iran, Iraq e Siria, con la partecipazione dagli spalti del presidente siriano Bashar al-Assade. L’Afghanistan partecipa con due team: uno presentato dal regime dei Talebani dopo la ritirata degli Stati Uniti, composto esclusivamente da uomini. Il secondo formato dalla diaspora afghana e quindi non soggetta alle discriminazioni del regime, comprensivo di 17 donne.

1200 atleti da 45 Paesi e territori, sotto lo slogan “La marea che si alza in Asia”. Alla cerimonia di apertura, oltre a Xi Jinping, leader dalla Corea del Sud, Nepal, Cambogia, Malesia e Siria. “I Giochi asiatici incarnano il desiderio comune del popolo asiatico per la pace, l’unità e l’inclusività”, ha affermato il presidente Xi durante la cerimonia. Un desiderio di influenza in linea con la volontà cinese di mostrarsi come partner equilibrato, in grado di guidare il continente asiatico in tutte le sue differenze, ma che risulta in contrasto con le dispute territoriali attive tra molti dei Paesi partecipanti ai Giochi e la stessa Cina, a partire dai recenti scontri con le Filippine fino alla nuova mappa cinese che smussa i confini con l’India, passando per Taiwan.

Lo sport, così, si presenta nuovamente come un’occasione per prescindere dalla dimensione politica, anche se poche altre cose infondono il nazionalismo come le competizioni sportive tra Paesi, come dimostrato dalle singolarità nella nomenclatura delle squadre che comprendono, come per le Olimpiadi, “Taipei cinese” per indicare Taiwan e “Hong Kong, Cina”, come squadra separata dalla mainland.

La Repubblica popolare cinese è stabile al primo posto del medagliere e sembra sfruttare al massimo il vantaggio casalingo. Trionfi attesi come quello della tennista Zheng Qinwen, la “regina Wen”, che ha battuto in finale la connazionale Lin Zhu guadagnandosi un posto alle Olimpiadi di Parigi 2024. Successo anche nel nuoto, le cui gare si sono concluse lo scorso sabato 30 settembre: la Cina ha sbaragliato la concorrenza, raggiungendo quota 58 medaglie totali.

Non perderti l’ebook di China Files dedicato a sport e politica nel continente asiatico. Qui per maggiori informazioni