Giappone e Ue rilanciano il libero scambio nell’età dei protezionisti

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La nuova partnership economica Ue-Giappone è cosa fatta. L’accordo ad ampio spettro è stato raggiunto dopo il flop di tanti maxi-progetti commerciali, come il Ttp affondato da Trump. Ed è un’altra apertura di Abe, dopo l’ok alla Via della Seta


La fine del Tpp, l’accordo di libero scambio transpacifico difeso da Obama, ma poi rigettato da Trump, in fondo, non ha portato così male all’amministrazione Abe. 
Lo scorso 8 dicembre il ministro degli Esteri giapponese Taro Kono e la commissaria al commercio dell’Ue Cecilia Malmström hanno annunciato la conclusione «positiva» della fase finale dei negoziati sulla partnership economica tra Giappone e Unione europea (Economic Partnership Agreement, Epa).

L’annuncio arriva a coronamento di quattro anni di trattative intensificatesi proprio quest’anno in occasione della visita del primo ministro giapponese Shinzo Abe a Bruxelles a marzo e ai margini del G7 di Taormina due mesi più tardi. A luglio, poi, gli «sherpa» della diplomazia europea e nipponica si erano nuovamente incontrati per gettare le basi dell’accordo. Il testo verrà firmato dagli alti rappresentanti entro l’estate dell’anno prossimo per entrare in vigore nel 2019.

Al centro dell’accordo c’è l’abbattimento delle tariffe che il Giappone impone sulle importazionidi prodotti agroalimentari — in particolare vini, prodotti caseari e carne suina — in cambio di una maggiore apertura da parte dell’Eurozona all’import di auto made in Japan. 
Risultato: l’Europa ottiene da Tokyo la cancellazione di un totale di un miliardo di euro di tariffe sull’export di carne suina, vino e di formaggi a pasta molle; da parte sua, Tokyo getta le basi per l’espansione delle fette di mercato delle aziende giapponesi in Europa: l’Europa si impegna infatti ad abolire la tariffa del 10 per cento sulle automobili giapponesi entro il 2027.

Certo i consumatori giapponesi potranno acquistare Camembert e Merlot a prezzi inferiori rispetto ad oggi. Ma l’accordo va oltre: sono state inserite infatti specifiche relative alla tutela dell’indicazione geografica di alcuni prodotti locali europei e giapponesi. 
L’accordo favorirà inoltre la partecipazione delle aziende dell’Unione a gare d’appalto per la fornitura di beni e servizi alle amministrazioni pubbliche giapponesi. Infine, in calce al documento viene ribadito l’impegno dei firmatari a promuovere iniziative di sviluppo sostenibile in accordo con gli obiettivi degli Accordi sul clima di Parigi.

Secondo le stime della Commissione europea, l’Epa favorirà l’aumento dell’export europeo verso il Paese del Sol levante di una percentuale compresa tra il 16 e il 24 per cento. Al momento il Giappone è il secondo partner commerciale dell’Ue in Asia solo dopo la Cina e il sesto su scala globale. Per Tokyo l’Eurozona rimane il secondo partner commerciale dietro la Cina.

Così, in attesa di nuovi sviluppi nel campo delle relazioni commerciali con l’altro grande partner commerciale, gli Stati Uniti, il Giappone mantiene in vita progetti di libero scambio di respiro globale. Negli stessi giorni in cui si chiudeva il negoziato a Bruxelles, Tokyo annunciava l’appoggio finanziario alla Belt and Road initiative (Bri) della Cina (ne abbiamo parlato qui). 
Contrariamente ad altri progetti di accordo di libero scambio e alla stessa adesione in linea di principio alla Bri, l’Epa euro-giapponese ha suscitato relativamente poche proteste sia in Giappone che in Europa.

Nel 2015, David Kleimann, analista dello European University Institute, definiva l’accordo «un gigante all’ombra del Ttip e del Tpp». Più di recente, Duncan Robinson, commentatore delFinancial Times ha parlato di un «successo silenzioso». Niente a che vedere con le barricate in piazza contro il Ttip o il Tpp (entrambi sospesi dall’amministrazione Trump).

Rispetto ad altri accordi — a parte il taglio alle tariffe sull’import di auto giapponesi che potrebbe sfavorire i grandi gruppi europei dell’automotive — mancano «punti di scontro»: il riso, vero fulcro del protezionismo agroalimentare giapponese, non viene toccato dall’Epa. L’Unione europea inoltre ha posto il veto sull’export di carne suina Ogm e trovato un accordo con la controparte giapponese sugli standard di sicurezza delle materie esportate. 
Insomma, per citare ancora Robinson, quando non riesce a farsi strada alla luce del sole, la globalizzazione avanza come un ninja. Nell’ombra.

di Marco Zappa

[Pubblicato su Eastwest]