Donne contro il «divorzio istantaneo» musulmano in India

In by Simone

Da mesi in India è in corso un dibattito infuocato sulla pratica del «triplo talaq», che permette a un marito musulmano di divorziare dalla moglie ripetendo per tre volte davanti a testimoni «talaq talaq talaq», senza alcuna tutela legale per la coniuge. La misura è permessa all’interno della Muslim Personal Law, il codice civile musulmano adottato dalle istituzioni indiane, ed è considerata tra le più retrogade del mondo musulmano, dove in maggioranza il «triple talaq», nella forma «istantanea» indiana, è stato emendato da decenni.La questione del divorzio musulmano affonda le proprie radici nella diversificazione del codice civile su base religiosa ereditata dai tempi del Raj britannico. La legge in vigore attualmente prevede che in materia di matrimonio, divorzio, adozioni, eredità, alimenti e affidamento dei figli ogni cittadino indiano faccia riferimento al corpo normativo legato al proprio gruppo religioso, ossia la Hindu Personal Law (per hindu, gianisti, buddhisti e sikh), la Christian Personal Law, la Muslim Personal Law, con le rispettive varianti interne per gli atei: in India non si può essere solo atei, ma al massimo «ateo hindu», «ateo musulmano» etc., a seconda della religione dei propri genitori (!). Per il matrimonio e il divorzio esiste anche uno Special Marriage Act che permette un’unione civile, non religiosa.

Mentre la Hindu Personal Law e la Christian Personal Law, nei decenni, hanno subìto un processo di riforma progressivo verso corpi normativi più «moderni», la Muslim Personal Law è rimasta di fatto ancorata a una tradizione retrograda, grazie l’opposizione dell’All India Muslim Personal Law Board (Aimplb), l’organo non governativo istituito nel 1973 col quale le istituzioni indiane si misurano prima di modificare il codice civile musulmano.

Tra le storture della Muslim Personal Law in India, basata sulla legge coranica (sharia), è rimasta la pratica del «triplo talaq», che dà al marito il potere di sciogliere il matrimonio ripudiando la propria coniuge per tre volte di fila, in una sola mandata, di fronte a quattro testimoni. Compiuto il «triplo talaq», a norma di legge, la coppia è divorziata e la moglie è obbligata a lasciare la casa del marito. È interessante notare come la legge non dia alla donna la possibilità di chiedere il divorzio, salvo sia stato esplicitamente dichiarato a priori nel contratto di matrimonio.

Da mesi diversi gruppi di donne musulmane hanno iniziato una campagna per l’abolizione del «triple talaq» dalla Muslim Personal Law, trovando purtroppo l’ostruzione totale dell’Aimplb, il cui consiglio esecutivo è formato da 41 ulema (dotti della fede islamica) che rappresentano le diverse scuole islamiche in India. Tutti uomini.

L’organo parallelo femminile dell’Aimplb – All India Muslim Women Personal Law Board (Aimwplb) – dopo mesi di sensibilizzazione ha annunciato la consegna di una petizione ad hoc in Corte suprema, con l’obiettivo di emendare il «triple talaq» in India, considerato una spada di Damocle perenne sul capo delle mogli musulmane nel paese. Sul quotidiano The Hindu l’ex giudice della Corte suprema indiana K. Kannan ha ricordato come la pratica del «triplo talaq consecutivo», cioè il triplice ripudio della propria moglie espresso in una sola volta, sia stato escluso dalla stragrande maggioranza dei paesi islamici del mondo, a parte India e Pakistan. Nel Corano si fa riferimento al divorzio ma tra un talaq e l’altro si prescrive un periodo di mediazione in cui la coppia, con l’aiuto di un rappresentante della comunità religiosa, tenti di dirimere le discordie e salvare il matrimonio. Tutela minima che in India non viene applicata: il «triplo talaq» viene considerato valido in una sola mandata addirittura anche per via telefonica, sms, Whatsapp o email e, in caso di pentimenti del marito, non ammette immediatamente un secondo matrimonio con la medesima coniuge. La moglie ripudiata, secondo la procedura a norma di legge del nikath halal, deve prima risposarsi con un secondo uomo, consumare il matrimonio, «farsi divorziare» e solo alla fine risposarsi col precedente marito.

La posizione maggioritaria dei gruppi di donne musulmane è chiara. Come si legge in un articolo pubblicato dall’Indian Express l’Aimwplb chiede che sia il «triplo talaq» sia il nikath halal vengano emendati dalla Muslim Personal Law, introducendo inoltre il diritto al divorzio per iniziativa della donna nella forma della khula: se la moglie vuole divorziare dal marito, basta che gli riconsegni il regalo di nozze.

La Bharatiya Muslim Mahila Andolan (Associazione delle donne indiane musulmane) qualche mese fa ha reso noto l’esito di un sondaggio sul «triplo talaq» sottoposto a un campione di oltre 4000 donne musulmane: il 92,1 per cento si sono espresse per l’abolizione della misura, il 91,2 per cento contro la poligamia (secondo la legge islamica, ogni uomo può avere fino a quattro mogli). Delle intervistate, oltre l’82 per cento non era al corrente nemmeno dell’esistenza dell’All India Muslim Personal Law Board, l’organo tutto al maschile che in questi mesi ha più volte parlato in loro vece sostenendo che le donne musulmane non avevano alcun problema col «triple talaq» e che la questione era semplicemente una strumentalizzazione della destra indiana per spaccare la base del voto islamica nel paese.

Recentemente il primo ministro Narendra Modi (hindu), durante un comizio in Uttar Pradesh, per la prima volta ha rotto il suo silenzio sulla questione del «triple talaq», dichiarando: «La vita delle donne musulmane non può essere rovinata dal triple talaq […] rendere giustizia alle donne musulmane è un dovere del governo».

La discesa in campo di Modi ha fatto suonare il campanello d’allarme nella comunità musulmana indiana, che mal digerisce l’ingerenza di un primo ministro hindu nei propri affari religiosi. La sospettosità aumenta considerando che anche la destra hindu sta facendo campagna per l’abolizione del «triple talaq», ma inserita nel progetto di uniformazione delle varie «personal law» indiane in un solo corpo legislativo «laico». Le donne musulmane, più realiste, vorrebbero invece che la riforma interessasse solo la Muslim Personal Law, senza lanciarsi in un progetto di accorpamento delle varie leggi in una «common personal law» che invece è sostenuto a gran voce dall’ultradestra hindu: in questo modo, secondo gli ultrainduisti, si potrebbe cancellare anche la poligamia musulmana, concessione che dà adito al terrorismo psicologico di un piano globale di sterminio della popolazione hindu da parte dei musulmani indiani che «rubano le nostre mogli» e «fanno più figli di noi».