Dialoghi – Il problema dei 3 corpi e la rivincita dell’originalità Made in China

In Dialoghi: Confucio e China Files by Lucrezia Goldin

“Il problema dei 3 corpi” porta sugli schermi occidentali uno dei prodotti culturali più dirompenti del panorama letterario e cinematografico cinese degli ultimi tempi. E a parte le (poche) critiche nazionaliste, piace anche alla Cina. DialoghiConfucio e China Files è una rubrica in collaborazione l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano

C’è chi lo aspettava da mesi, chi lo ha scoperto per caso e chi ha dovuto cedere all’insistenza dell’amico che continua a puntualizzare sulle differenze tra libri e adattamento cinematografico. Il risultato è sempre lo stesso: non si può fare a meno di parlare di quel fenomeno (ora globale) arrivato dalla Cina che è Il problema dei 3 corpi. La serie targata Netflix basata sui romanzi sci-fi dell’autore cinese Liu Cixin ha travolto il pubblico occidentale, portando quello che in Cina era già da tempo un fenomeno letterario e cinematografico. Ma gli spettatori cinesi non sono rimasti a bocca asciutta. Come spesso accade per i prodotti culturali più in voga a livello internazionale, nonostante Netflix non sia accessibile nel Paese la serie è stata vista da milioni di utenti, con reazioni che vanno dall’elogio per il successo del connazionale Liu alla critica per l’eccessiva “americanizzazione” del cast.

Non solo critiche – I romanzi di Liu Cixin sono da tempo il fondamento di una nuova corrente culturale in Cina, che ha visto il Paese innamorarsi progressivamente della fantascienza e del successo Made in China. Liu è infatti l’autore di un altro romanzo diventato colossal sul grande schermo, The Wandering Earth, (ad oggi ancora il film con il più alto numero di incassi nel Paese) che hanno trasformato il genere in uno dei capisaldi dell’orgoglio e del patriottismo cinese di oggi. Non stupisce dunque che prima dell’adattamento Netflix la Cina abbia avuto la sua versione del Problema dei 3 corpi, prima in una serie-tv  prodotta da Tencent e successivamente in una serie animata di Bilibili. Entrambe uscite nel 2023, hanno riscosso particolare successo in Cina e sono generalmente ritenute fedeli all’originale, ma la curiosità per la versione occidentale ha comunque prevalso e a pochi giorni dal lancio sulla piattaforma di streaming americana l’hashtag 3BodyProblem aveva raggiunto visualizzazioni su Weibo nell’ordine dei miliardi.

È vero che come riporta il Guardian alcuni utenti hanno trovato l’adattamento Netflix “piatto e superficiale”, criticando alcuni cambiamenti della serie rispetto al libro (oltre ai cambi di genere e di nazionalità la serie Netflix rivisita completamente alcuni personaggi per semplificare la complessità del mondo immaginato da Liu) e la scelta di un casting troppo “bianco”. C’è anche chi ha commentato che quella di Netflix è “una versione di SanTi fatta dai SanTi, vale a dire una versione del Problema dei 3 corpi fatta da degli stranieri. SanTi  三体, è infatti sia la traduzione di “3corpi” ma è anche il nome dato alla razza aliena protagonista del romanzo. Insomma, il fatto che la serie abbia caratteristiche occidentali è stato sicuramente oggetto di discussione, ma non è stato il fulcro del dibattito online. Gli spettatori cinesi hanno, al contrario, apprezzato il fatto che un prodotto culturale del proprio Paese sia arrivato a così tante persone al di fuori della Cina. “Potrà anche non piacervi ma questa serie dimostra che l’Occidente guarda a noi per prendere ispirazione”, ha commentato a proposito un utente. “Il problema dei 3 corpi è il nostro orgoglio internazionale”, gli ha fatto eco un altro. A sorpresa, tra gli argomenti di discussione anche il controverso periodo della Rivoluzione Culturale, rappresentato all’inizio della serie con la morte del padre della protagonista, Ye Wenjie. A livello storico si tratta di uno dei periodi più bui del recente passato cinese, un periodo con cui il Partito comunista non ha ancora fatto del tutto i conti e che può essere criticato solo per vie ufficiali. Sui social però, il tema non è stato censurato e sono circolate diverse fotografie e commenti di contestazione di quel periodo. Da notare che anche nella versione di Tencent la parentesi della rivoluzione maoista è accennata con spirito critico, mentre nel libro su suggerimento dell’editore Liu Cixin ha inserito questo capitolo in mezzo al primo volume, invece che all’inizio del racconto come ha dichiarato avrebbe voluto. In questo la serie Netflix è quindi più vicina all’immaginario dell’autore.

La rivincita delle attrici asiatiche – Non solo nazionalismi e “ire patriottiche dunque”. Il successo del Problema dei 3 Corpi ha invece risvegliato negli spettatori cinesi un sentimento di orgoglio per la visibilità e la rappresentazione di personaggi di origine asiatica. Soprattutto quelli femminili. Così gli utenti social hanno accolto con affetto la sino-neozelandese Jess Hong, che interpreta la fisica Jin Cheng, ma anche la protagonista Rosalind Chao, nei panni di Ye Wenjie, interpretata nella sua versione da giovane dall’attrice taiwanese Zine Tseng.  È la rivincita delle seconde generazioni e delle diverse sfaccettature della femminilità asiatica in Occidente, già celebrata con il successo internazionali di attrici di origine asiatica come la sino-malese Michelle Yeoh e i suoi ruoli apicali, prototipo di una protagonista femminile asiatica finalmente  lontana dai kimono e dagli occhi a mandorla pronunciati che in passato hanno oltraggiato il pubblico cinese, sintomo di un mercato dell’intrattenimento americano forse più attento a raccontare anche i passaggi più delicati della storia del continente con passione e dedizione. “L’attrice che interpreta Ye Wenjie è stata più brava che nella versione nazionale della serie”, ha commentato su questo frangente un’utente. “Non avrei mai detto che in un drama diffuso in occidente avremmo avuto così tanto spazio”, scrive invece un altro.

La Cina fa pace con Hollywood ? L’accoglienza della serie potrebbe far ben sperare per il futuro del cinema occidentale in Cina dopo che negli ultimi quattro anni ha faticato a fare breccia nel mercato locale, che ad oggi rimane uno dei più appetibili, a causa di una stretta al settore da parte dell’apparato censorio che ha finito per favorire i titoli patriottici al posto dei classici blockbusters. Una spolverata di nazionalismo e un paio di stereotipizzazioni fatali dei personaggi asiatici hanno fatto il resto. Mentre nel resto del mondo siamo di fronte a un abbandono progressivo delle sale, in Cina si continua stabilmente ad andare al cinema e fortunatamente il mercato cinese sembra avere fatto pace con Hollywood. Nel 2023 tra i film più gettonati al botteghino troviamo due titoli occidentali: Fast X della saga dei Fast and Furious e Guardiani della Galassia Vol.3. Il trend si è consolidato nel 2024 grazie alla proiezione nelle sale della seconda parte di Dune, di Denis Villenueve. Il film ha guadagnato 140 milioni di Yuan solo nella sua prima settimana nei cinema ed è stato per diversi giorni tra le tematiche più discusse sui social con meme che paragonavano il potere della “spezia”, la materia più preziosa all’interno del film, al noto marchio di spezie ShisanXiang e alla regina delle salse, la Laoganma (qui la storia della signora che ha dato vita a questo impero).