Caratteri cinesi – Fumo 3/3

In Caratteri Cinesi by Simone

Terza parte del racconto di Mu Shiying (1912 – 1940) che descrive la parabola di un giovane uomo d’affari di Shanghai, nei fantastici anni Trenta della "Parigi d’Oriente". Nel tourbillon di investimenti e party, si passa in fretta dal successo al fallimento, simboleggiato dall’acquisto di un pacchetto di sigarette economiche. Insignificanti. la primala seconda parte

4.
Sotto la sua gestione razionalizzata, la Huamao si era mostrata estremamente attiva e con un atteggiamento molto redditizio. All’inizio, comprò per conto di altri un terreno edificabile, per la politica pubblicitaria dell’azienda, senza volere alcuna commissione; pagò inoltre al posto dei clienti le spese di viaggio agli intermediari della compagnia. La seconda settimana applicò un altro metodo, utilizzò una cifra di 1000 yuan mensili per monopolizzare la pubblicità di una rivista di cinema. Ogni mattina, più di cinquanta venditori correvano a timbrare il cartellino, così l’ufficio del capo si riempiva, poco dopo, di giovani.

Quando bevevano il tè col servizio in porcellana color giallo latte, chiacchiere e risate nello stile dello "humour universitario" uscivano dalle loro bocche, così come il fumo delle Jishi e delle Camel. Ogni minuto il telefono squillava, ma non era per affari, era per gli appuntamenti segreti di quei giovani. Davanti al posto della dattilografa spesso era pieno di gente, utilizzavano la macchina da scrivere come strumento per corteggiare, scrivendo sulla carta da lettere della Huamao cose come: «Signorina, avete avuto pensieri d’amore troppo sporchi», frasi che sembravano i ranghi dei soldati romani. Spesso, giunte le nove o le dieci di sera, in quel grande edificio tranquillo le finestre della Huamao si aprivano come fossero gli occhi della metropoli, e al disopra dell’orizzonte, per centoventi chi di distanza, si diffondevano in maniera vaga chiacchiere e risate confuse, fino ad arrivare sulla strada.

La sua casa, nel periodo immediatamente successivo, era ugualmente caotica, la stanza di sua madre era spesso piena di cinguettii di passeri e di frutta. Tutti i parenti lo elogiavano, a tal punto che elogiavano suo padre: uno della loro famiglia era diventato la celebrità della strada. Molti lo prendevano come modello per i propri figli, persino i suoi discorsi erano arrivati ad influenzare il loro pensiero.

Ogni mattina se ne stava sul terrazzo a fissare la campagna pura e fresca, pensando silenziosamente.
«La vita, infatti, schiude del tutto le rose verdastre, e fa soffiare un giardino fiorito di vento arancione!».
Faceva un sospiro, e pensava che una magnifica giornata lo stesse attendendo, in un posto lontano.

I giorni passavano, calmi e tranquilli. Scriveva molte lettere per dire agli amici della sua ospitalità, del suo orgoglio, i suoi piani minuziosi erano ascoltati da loro, quanti soldi poteva accumulare in tre anni; diceva loro che stava in qualche modo preparando una vita comoda ed una carriera grandiosa. Raccontò loro anche dello schema della sua camera, del modo di sistemare stile e mobili, disse che in tre anni sarebbe stato pronto per scegliere un piccolo teatro, per aprire un caffè letterario, per fondare una casa editrice. Fece molti programmi, nella sua pancia erano celate numerose idee; quel suo libretto dorato era quasi completamente pieno di progetti seri e vivaci, riguardanti ogni ambito. Leggeva i suoi programmi ogni giorno; ogni giorno pensava, e li cambiava, poi sospirava lievemente, per la giornata magnifica e per la sua felicità. I giorni erano pieni di sospiri e di progetti, e scorrevano davanti ai suoi occhi.

Alla fine del primo mese il suo capitale si era dimezzato, per via delle spese per sostenere una fabbrica di calzini e un’azienda di cosmetici controllate dalla sua impresa, e per spedirne i prodotti in altre città. Le spese per la pubblicità sulla rivista di cinema, inoltre, non rientravano. Giunti al secondo mese, la sua politica di affari era fallita totalmente. Il 28 di quel mese aspettava preoccupato, nell’ufficio del capo, che i creditori tornassero. Aspettò fino alle 17, e perfino i suoi venditori persero la vitalità tipica dei giovani; la stanza era riempita da silenzio e scoramento.

Alle 6 meno un quarto il fattorino del Grand Hotel Shanghai venne a consegnare una missiva:
«Davvero molto afflitto, ti scrivo questa lettera, per via della nostra amicizia. I soldi della pubblicità sulla rivista di cinema sono arrivati tutti, alla fine del mese scorso; 1650 yuan in totale, e li ho già spesi. Sai, lo scorso mese sono sprofondato tra le braccia di Aina! In origine intendevo aspettare i soldi spediti da casa per restituirteli, ma inaspettatamente al momento non sono ancora arrivati; ho pensato per alcuni giorni a come fare e, ad oggi, devo solo tornare ad Hangzhou e negoziare con la famiglia. Attendi che io trascorra le vacanze estive e, all’apertura delle scuole, te li renderò. Tu mi conosci, capisci che non è colpa mia.
Anche il conto della frutta di 10 yuan e 5 centesimi, di cui ti chiesi di occuparti a scuola: restituirò tutto insieme».

Dopo aver letto questa lettera, davanti ai suoi occhi, di colpo, calò l’oscurità. Uscì silenziosamente, realizzò di essere rovinato. Così, tutto ciò che si trovava di fronte ai suoi occhi perse completamente valore, le idee svanirono, credé di essere appena nato. In strada rifletté, frustrato: gli venne in mente quella bella giornata lontana, gli venne in mente quel viso che lacrimava quando il padre era sul letto di morte, gli vennero in mente la madre e la sorella che lo salutavano dal terrazzo…
«Mamma dovrebbe scoppiare in un pianto isterico, quando glielo dico».

Alla fermata del tram, gettò il pacchetto vuoto di Jishi a terra, e con le mani nelle tasche, pensò:
«Compro un pacchetto di quali sigarette?».
Pensò ancora: «Mamma dovrebbe scoppiare in un pianto isterico, quando glielo dico!».
Lo spento morale plumbeo arrivò a contaminare l’interno delle palle degli occhi, e tutto d’un tratto si sentì come insignificante, inutile, fastidioso; pensò che in mezzo a tutte quelle persone che camminavano per la strada lui fosse, in qualche modo, non necessario.
Allora tirò fuori sedici monetine, arrivò a lato del bancone della tabaccheria con le palpebre abbassate e disse, con voce sommessa: «Hatamen!».
Il commesso di quella tabaccheria chiese, a gran voce: «Che prende?».
La sua testa si abbassò ancora un po’ e, con una voce invariabilmente flebile, che probabilmente neanche lui stesso sentiva chiaramente, disse: «Prendo un pacchetto di Hatamen!».
Quando le Hatamen vennero gettate con violenza davanti a lui, pensò che avrebbe davvero voluto scoppiare a piangere, allora afferrò quel pacchetto di sigarette economiche, insignificanti come lui, e corse via furtivamente.

3. fine

[Il pezzo è anche su Caratteri cinesi, Traduzione di Franco Ficetola]

*Mu Shiying (1912 – 1940) fu uno scrittore cinese noto come massimo esponente del modernismo, stile letterario che si ispirava all’analogo occidentale. Fu attivo a Shanghai negli anni Trenta, dove contribuì a riviste come Les Contemporains (Xiandai, 1932-1935), a cura di Shi Zhecun. Mu ha scritto più di 50 racconti, alcuni romanzi, sceneggiature, e numerosi saggi nel corso della sua breve vita. Tra i suoi più celebri racconti, "Shanghai Fox-trot", "Craven A" e "Cinque in un locale notturno". La sua poetica è incentrata sull’atmosfera da sogno della città moderna, piena di locali notturni e cabaret.