12 maggio – 4 anni dal terremoto: la lista dei nomi

In by Simone

12 maggio 2008, ore 14:28, magnitudo 7,9. Epicentro nella contea di Wenchuan, regione del Sichuan. Il bilancio totale sarà di 90mila vittime. Ma ancora più terribile è che gli studenti, i figli unici, sono in classe. E le scuole sono crollate come se fossero di tofu. Il tentarivo di ricordare.

Sono frequenti le catastrofi che si sono abbattute sul suolo cinese  e innumerevoli le persone che hanno – sfortunatamente – dato la vita per il proprio paese negli ultimi sessant’anni. Ma chi erano? Dove vivevano? Qual’era il loro carattere? Hanno mai goduto di un barlume di felicità?

Noi, che siamo i loro compatrioti, non ne sappiamo nulla. Tutte le commemorazione sono uguali, l’unica cosa che non manca mai è la costernazione.

Solo dall’ultimo decennio del Novecento possiamo elencare: il grande incendio di Karamay, l’inondazione nel villaggio di Shalan, il lavoro minorile nelle miniere di carbone, i killer nelle scuole […]. [Tutti incidenti che] hanno causato gravi danni al popolo e, soprattutto, ai bambini.

Ancora peggiori sono stati il terremoto del 12 maggio [2008] e quello di Yushu [2010], dove a morire sono stati per lo più bambini delle scuole materne ed elementari; bambini erano anche la maggioranza dei feriti.

Ma non abbiamo imparato la lezione. Nessuno si è assunto la responsabilità, nè vi è cominciato un procedimento [legale] o un vero lutto. Senza contare che le liste delle vittime non sono mai state diffuse. Questi sono brutalità che non possono essere accettate.

Lo sanno tutti: i numeri (freddi) si sono trasformati in nomi (caldi). Così in futuro il ricordo sarà onorato e diventerà monito contro le tragedie […]. Un atto degno di stima!

Nella nostra cultura, i morti diventano esseri senza nome per l’eternità, una serie di numeri indistinti, un numero approssimativo che non li farà mai riposare in pace (mingmu). […]

Il fatto che nessuno abbia mai condotto un lavoro di ricerca sui veri nomi e sui luoghi di nascita delle vittime, è un’offesa per tutti noi cinesi.

Forse che ai loro occhi [quelli delle autorità nde] non ha senso spendere soldi per ricostruire qualche nome? Sarebbe forse uno spreco di soldi? Probabilmente per loro il nome è davvero un semplice codice, un marchio che non rappresenta né la persona nè la vita di chi lo portava.

In realtà, individuare con chiarezza i nomi dei defunti ne perpetua la memoria nelle generazioni successive; leggere una volta, ad ogni commemorazione, il nome delle vittime e ricordare quei momenti dolorosi è per chi vive ancora e per le generazioni successive un modo per portare il lutto in onore della memoria di quelle vittime; è un ricordo importante e una manifestazione nazionale. […]

Nel processo di crescita della coscienza civile in Cina, nel processo di lotta per i propri diritti e in quello del progresso sociale, sono emerse già discussioni e azioni valide. Ma a renderle "interessanti, all’avanguardia e coraggiose", innovative e indimenticabili ci riesce solo Ai Weiwei.

Lui riesce a rendere un evento anticonvenzionale e originale e allo stesso tempo lo carica anche di diritti civili e creatività […].

Tornando all’Indagine pubblica (gongming diaocha). […] Sono state inviate lettere aperte a tutti gli organismi governativi competenti, sono stati contattati tutti i numeri di telefono possibili per continuare nel lavoro di aggiornamento e correzione della lista dei nomi […].

Il secondo anniversario del terremoto è imminente; da qualche tempo Ai Weiwei ha lanciato su Twitter e sul blog una manifestazione-evento "Ricordiamo costantemente" (niannian buwang).

Invita gli internauti a leggere uno dei nomi in cinese mandarino o in qualsiasi altro dialetto, il che riflette pienamente il valore particolare e il rispetto verso la vita individuale.

Leggendo un nome si sente la base in comune tra la vita di quello sconosciuto e noi stessi. Contemporaneamente le anime in paradiso sentiranno il conforto che viene dalla commemorazione di una persona viva.

[…] Davanti a un memoriale, quando un giorno leggeremo a voce alta i nomi delle vittime di persecuzioni ingiuste, quando pronunceremo quella lista così gravosa e così lunga, onoreremo la memoria di quei corpi umani una volta in vita.

Solo allora noi, esseri viventi, potremo provare una serenità vera e la nostra nazione potrà evitare l’umiliazione permanente.

Mi auguro che in futuro, nel rapportarsi ai perseguitati, il governo pubblicherà ognuno dei loro nomi come manifestazione di dolore e rimpianto sinceri […]

Sostenere finanziariamente i ricercatori che tenteranno di ricostruire la verità fino in fondo, […] è conforme al fatto che il governo sia la guida di persone vive. Altrimenti la legittimità del governo sarebbe messa in dubbio continuativamente[…].

È esattamente da questo punto di vista che la manifestazione di Ai Weiwei rappresenta una valida lezione per i cittadini e per il governo di questo paese: un sano studio sulle commemorazioni.

[Traduzione di Tania Di Muzio]

*Ran Yunfei nasce nel 1965 nella provincia occidentale del Sichuan. Ha al suo attivo diversi romanzi, attualmente vive a Chengdu e collabora con la rivista Sichuan Literature. È un firmatario di Carta 08, noto soprattutto per il suo impegno come attivista.  È stato arrestato come molti altri attivisti nel 2011 e detenuto per sei mesi nell’ambito della fobia delle autorità per la cosiddetta “rivoluzione dei gelsomini”. Il post che traduciamo è tratto dal suo blog ed è datato a maggio 2010.
** La foto di copertina partecipa al progetto Zaijietou: "Parlando del 512 con ai weiwei eravamo davvero avviliti" del 15 luglio 2012, by Coca(戴建勇)