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Le tappe del Congresso del PCC

In Cina, Economia, Politica e Società by Redazione

Il Congresso Nazionale è un appuntamento quinquennale di grande valore politico e simbolico per il regime del Partito comunista cinese. Una panoramica dei congressi che hanno scandito la storia della Repubblica popolare. Questo contenuto è stato realizzato per la newsletter settimanale creata per i nostri sottoscrittori. Scopri qui come riceverla.

Le tappe del Congresso Nazionale del PCC

Il Congresso Nazionale è un appuntamento quinquennale di grande valore politico e simbolico per il regime del Partito comunista cinese (PCC). Anche se agli occhi degli osservatori internazionali la vita politica della Repubblica popolare (RPC) è difficile da decifrare, seguire il succedersi di questo appuntamento nella Storia fornisce una mappa delle metamorfosi più significative del partito-stato cinese. 

  1. Primo Congresso Nazionale del Partito, luglio 1921: ha ufficializzato la nascita del Partito comunista cinese e ne ha fissato gli obiettivi. Tra questi, il compito primario del PCC, di ascendenza leninista, era quello di organizzare la classe rivoluzionaria. In Cina, questa era sì costituita dagli operai ma soprattutto dalle grandi masse di contadini. In secondo luogo, il PCC aveva l’onere di rappresentare una guida al movimento dei lavoratori

Il Partito comunista cinese ha infatti mutuato dall’esperienze leninista una visione elitista dell’organizzazione del potere che vede negli intellettuali marxisti – oggi negli alti funzionari del PCC – l’avanguardia della rivoluzione, con il compito di orientare le masse. Gli altri obiettivi del PCC fissati in occasione del 1° Congresso sono stati: il rovesciamento della classe borghese da parte dell’esercito rivoluzionario del proletariato; l’eliminazione delle classi; l’affermazione della dittatura del proletariato; l’esproprio dei mezzi di produzione ai capitalisti da parte della classe lavoratrice. 

  • Settimo Congresso Nazionale, giugno 1945: è l’anno in cui trionfa la linea politica di Mao Zedong. Viene adottato il nuovo statuto del PCC che stabilisce che “il Partito Comunista della Cina assume il Pensiero di Mao Zedong, che integra la teoria marxista-leninista con la pratica della rivoluzione cinese, come linea guida per tutto il suo lavoro”.
  1. Dodicesimo Congresso Nazionale, settembre 1982: dalla fondazione della Repubblica popolare nel 1949, l’ideologia marxista-leninista del partito-stato ha spostato il suo baricentro verso il secondo elemento del binomio. Alla morte del Grande Timoniere Mao Zedong, avvenuta nel 1976, il Partito ha preso le distanze dalla Rivoluzione culturale, ma ha sistematizzato il suo lascito politico nello statuto. 

Dopo l’interregno di Hua Guofeng, l’onere di succedere alla guida politica della Cina moderna è passato a Deng Xiaoping. Egli ha inaugurato una forma di leadership collettiva senza intestarsi le massime cariche del partito-stato, e ha tratto le fila dell’esperienza maoista definendo l’opera del Grande Timoniere “al 70% giusta, al 30% sbagliata” e inaugurando la celebre politica di “Riforma e Apertura”

Il 12° Congresso inaugura così un periodo di consolidamento di misure economiche elaborate qualche anno prima dalla fazione riformista del PCC che faceva capo a Deng. Come sottolinea il sinologo Lowell Dittmer, in questi anni il partito torna al principio del “centralismo democratico” e alla leadership collegiale – pratiche ignorate durante gli anni del personalismo di Mao. Buona parte dei lavori congressuali è stata dedicata alla valutazione della terza bozza della nuova Costituzione cinese, approvata dal 12° Congresso all’unanimità. 

  1. Diciottesimo Congresso Nazionale, novembre 2012: Xi Jinping viene nominato dal Comitato centrale Segretario del PCC

Dopo le politiche di riforma di Deng Xiaoping, la leadership del partito-stato ha fatto capo, tra le altre, a due figure chiave per la vita politica del paese: Jiang Zemin e Hu Jintao. A partire dalla politica economica di Deng, si è affermata in Cina l’idea che il mercato non è appannaggio monopolistico del capitalismo. Un’economia socialista può presentare alcuni elementi del libero mercato. Come riporta un articolo del People’s Daily, Deng riteneva che “la pianificazione e le forze di mercato non sono la differenza essenziale tra socialismo e capitalismo. (…) La pianificazione e le forze di mercato sono entrambi modi di controllare l’attività economica”. Di qui nasce il paradigma del socialismo con caratteristiche cinesi, che si declina nella “Teoria delle tre Rappresentanze” di Jiang Zemin, nella “Prospettiva scientifica sullo sviluppo” di Hu Jintao (oltre al “Pensiero di Xi Jinping” che verrà aggiunto in seguito). 

Al 18° Congresso viene ratificata una modifica allo statuto del PCC che “elevava” a posteriori il contributo per una “società armoniosa” e una “civiltà ecologica” di Hu Jintao – al pari del Marxismo-leninismo, del Pensiero di Mao, della teoria di Deng e delle Tre Rappresentanze di Jiang al rango di ideologia-guida del partito. Durante questo Congresso Nazionale è stato anche ribadito il ruolo del PCC come avanguardia dello sviluppo della Repubblica popolare e come promotore della “cinesizzazione del marxismo nella pratica di avanzamento della causa del socialismo con caratteristiche cinesi

  1. Diciannovesimo Congresso Nazionale, ottobre 2017: Xi diviene, secondo il Guardian, “il leader più potente dai tempi di Mao”. Durante il Congresso si arricchisce il paradigma del Socialismo con caratteristiche cinesi attraverso l’introduzione nello statuto del PCC del “Pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con caratteristiche cinesi per una Nuova era”. Questo ha fatto di Xi il primo leader dopo Deng a inserire il proprio contributo direttamente nel paradigma ideologico del PCC. 

Il 19° Congresso ha poi consolidato la linea di Xi, il progressivo accentramento di potere che si è articolato in un rafforzamento nelle cariche di presidente della RPC, presidente della Commissione militare centrale e segretario del PCC, assumendo anche la gestione degli affari economici e di politica estera. Il Congresso è passato alla storia per aver segnato il rafforzamento del potere del Segretario, poi confermato dall’emendamento costituzionale approvato dall’Assemblea del popolo nel 2018, che elimina il vincolo dei due mandati per la carica di presidente della RPC.

Secondo il celebre sinologo Geremie Barmé, la guida di Xi ha portato la Cina a lasciare il sentiero della maturità sociale che aveva acquisito fino a Hu Jintao (di pari passo con il progresso economico), e sta optando per una forma di infantilizzazione paternalistica che potrebbe condannare la naturale evoluzione della politica e della società cinesi a uno stato di “tedioso” immobilismo.

Di Agnese Ranaldi