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In Cina e Asia – Me Too: arrestato preside a Pechino

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

  • Me Too: arrestato preside a Pechino
  • Pena di morte sospesa per ex ministro della Giustizia e vice ministro della Sicurezza pubblica 
  • La Cina ha scelto il nuovo inviato per l’Ue
  • L’uomo dietro la mega truffa delle banche rurali
  • Proteste a Wuhan per interruzione di corrente in università
  • Primo meeting tra Kishida e Yoon

Le autorità di Pechino hanno arrestato il preside di una scuola di recitazione con l’accusa di stupro e molestie sessuali ai danni di studenti e colleghi. Sono oltre 20 le persone che hanno raccontato la propria esperienza sui social media cinesi accusando il quarantenne Du Yingzhe di molestie sessuali e comportamenti inappropriati, dal furto di foto private delle studentesse a contatti indesiderati fino all’indottrinamento e allo stupro.

Negli scorsi giorni migliaia di utenti si sono riversati sulle piattaforme social per denunciare l’accaduto, esprimendo supporto per le vittime e chiedendo alle autorità di intervenire. E così è stato. Du è stato arrestato dopo che gli utenti di Weibo hanno puntato il dito contro di lui tramite l’hashtag #Famoso Coach di un istituto di film accusato di stuprare adolescenti# (#知名艺考机构老师被曝诱奸未成年 ), che a oggi conta 720 milioni di visualizzazioni, portando così la vicenda all’attenzione della Beijing Film Academy prima e della polizia pechinese poi. Il direttore della scuola ha difeso i suoi “controversi metodi di insegnamento” in un post su Wechat, dichiarando che gli studenti “già addentrati nell’età adulta” (i.e. sessualmente maturi) hanno un evidente vantaggio competitivo negli studi. Il suo post è stato poi cancellato.

Da quando il Me Too ha raggiunto il dibattito pubblico cinese, le autorità sono  parse più intransigenti nei confronti dei predatori sessuali e maggiormente reattive nei confronti delle discussioni sul tema nate sui social. Lo stesso vale per le celebrities coinvolte in scandali a sfondo sessuale, dalla vicenda dell’attore sino-canadese Kris Wu lo scorso anno, fino alle più recenti vicende di Li Yifeng e Wang Yibo, accusati di essere coinvolti in un giro di prostituzione illegale. In altre circostanze il tema delle molestie sessuali è stato inserito all’interno della lotta alla criminalità, come avvenuto per il caso dell’aggressione di quattro donne a Tangshan. Di stamattina la notizia della condanna a 24 anni di carcere comminata al capo della gang Chen Jizhi. 

Pena di morte sospesa per ex ministro della Giustizia e viceministro della Sicurezza pubblica

Fu Zhenghua, ex ministro della giustizia cinese, è stato condannato alla pena di morte sospesa per corruzione. Il funzionario – che è stato anche capo dell’Ufficio pubblica sicurezza di Pechino e vice capo del Ministero della Pubblica sicurezza – si sarebbe appropriato di guadagni illeciti superiori ai 117 milioni di yuan. Inoltre, mentre ricopriva l’incarico a Pechino, Fu avrebbe insabbiato una serie di crimini commessi da suo fratello tra il 2014 e il 2015.  “Si è proclamato colpevole e ha restituito i suoi guadagni illeciti in maniera proattiva, quindi gli sarà comminata una pena più leggera”, ha concluso il tribunale negando tuttavia la libertà su cauzione. La sentenza, emessa dal tribunale di Changchun, precede di circa un mese l’atteso Congresso del Pcc, quando Xi Jinping cercherà di assegnare ruoli apicali ai propri fedelissimi. Fu si era distinto per aver gestito il caso di Zhou Yongkang, l’ex zar della sicurezza condannato all’ergastolo per corruzione e per aver pianificato “cricche politiche”.

Carcere a vita anche per l’ex viceministro della Sicurezza pubblica, Sun Lijun. Stamattina è arrivata la sentenza che conferma la gravità del caso. L’alto funzionario era stato accusato di aver dato e accettato tangenti per un importo di 646 milioni di yuan, per aver manipolato il mercato azionario e per aver detenuto illegalmente due armi da fuoco. Il giudizio finale è che ha “danneggiato gravemente l’unità del partito”.

La Cina ha scelto il nuovo inviato per l’Ue

Pechino pare aver scelto il suo nuovo inviato per l’Unione europea. Il posto rimasto vacante per dieci mesi – secondo fonti del South China Morning Post – sarebbe stato assegnato a Fu Cong, funzionario del dipartimento per il controllo delle armi presso il ministero degli Esteri. Il 57enne, che in passato ha anche servito nelle Nazioni unite e all’Oms, è conosciuto per essere relativamente moderato, sebbene sia stato uno dei fautori della teoria delle origini americane del Covid.

Secondo gli esperti, Fu sarebbe stato scelto in virtù della sua esperienza nel trattare con i paesi europei. Con le relazioni sino-americane ai minimi termini, la leadership guidata da Xi Jinping ha dato segni di voler riavvicinarsi al Vecchio Continente per provare a sciogliere alcuni dei nodi più dirimenti, da ultime le critiche sulle violazioni dei diritti umani del Xinjiang. Sempre stando al quotidiano hongkonghese la diplomazia cinese sarebbe al lavoro per organizzare una visita di Scholz e Macron  in Cina, la prima di due leader europei dall’inizio della pandemia.

L’uomo dietro la mega truffa delle banche rurali

Dietro la truffa multimiliardaria dei conti bancari congelati c’è un unico oscuro uomo d’affari: Lü Yi. La rivista finanziaria Caixin ha ricostruito la storia del losco imprenditore dietro lo scandalo delle banche rurali che nel mese di luglio ha spinto centinaia di correntisti a protestare pubblicamente. Da allora oltre 230 persone sono state arrestate. Ma il vero deus ex machina della frode è lui: Mr. Lü, originario della provincia dello Henan con un passato nel business degli elettrodomestici e delle autostrade. Nella sua (dis)onorata carriera l’uomo ha incrociato alcuni dei principali dirigenti bancari colpiti negli ultimi anni dall’anticorruzione.

Proteste a Wuhan per interruzione di corrente in università

Niente più luce in università. E gli studenti protestano. È quanto accaduto negli scorsi giorni a Wuhan, nel campus della facoltà di economia e commercio estero della Wuhan Textiles and Garment University. L’università avrebbe rubato energia da un trasformatore privato per rifornire due nuovi dormitori. Una volta scoperta l’irregolarità da parte della compagnia energetica, l’istituto si sarebbe rifiutato di pagare la bolletta dovuta al provider e la multa associata da 290mila dollari (2 milioni di yuan), causando così un’immediata sospensione dei servizi e un blackout totale all’interno del campus.

Centinaia di studenti hanno pertanto organizzato una manifestazione per protestare contro la malagestione dell’università, in un campus dove la mobilità era già ristretta dalle misure anti-Covid in vigore nella città. Pronto l’intervento delle autorità cinesi, che hanno disperso la folla. L’università ha invece minacciato di espellere gli studenti coinvolti nelle proteste. Alcuni dormitori sarebbero rimasti senza elettricità per oltre una settimana, mentre l’intero campus e i suoi 13mila studenti stanno pagando lo scotto della carenza di energia che sta investendo tutto il paese.

Primo meeting tra Kishida e Yoon

Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol e il primo ministro giapponese Fumio Kishida si sono incontrati per la prima volta a margine dell’Assemblea generale dell’Onu per ricucire i rapporti logorati dalle storiche controversie sulle isole contese Dokdo/Takeshima e sul lavoro forzato al tempo della dominazione giapponesi.  Si tratta del primo meeting tra i vertici di Giappone e Corea del Sud in tre anni. L’ufficio presidenziale sudcoreano ha affermato che i due leader “concordano sulla necessità di migliorare le relazioni bilaterali risolvendo questioni in sospeso”. Le due parti hanno inoltre “condiviso seria preoccupazione” per l’espansione dell’arsenale nordcoreano. Secondo un rapporto basato su riprese satellitari di Sinpo South Shipyard, Pyongyang starebbe per lanciare un nuovo sottomarino, non è chiaro se in grado di supportare missili nucleari.

Ma l’appeasement nippo-coreano sembra rispondere soprattutto alla necessità di trovare un modus vivendi all’interno di una cooperazione triangolare con gli Stati Uniti in chiave anti-cinese. A questo proposito ha fatto però molto discutere la gaffe di Yoon, catturato dalle telecamere mentre utilizzava un termine dispregiativo per riferirsi al Congresso americano. Il tutto dopo che il presidente sudcoreano aveva mostrato preoccupazione per le nuove politiche sui sussidi per i veicoli elettrici volute da Biden che penalizzeranno le aziende sudcoreane negli States. Bisticci che non sembrano però intaccare la storica alleanza tra Washington e Seul. Proprio oggi per la prima volta in cinque anni una portaerei americana ha attraccato in Corea del Sud per “scoraggiare la minaccia nucleare e missilistica nordcoreana”.

A cura di Alessandra Colarizi; ha collaborato Lucrezia Goldin