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In Cina e Asia – Aggressione a Tangshan: indagati cinque poliziotti

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

I titoli di oggi:

  • Aggressione a Tangshan: indagati cinque poliziotti
  • La Cina rinuncia a ospitare la COP15
  • Vola l’industria cinese dei chip. Nonostante le sanzioni Usa
  • Il NYT fa luce sulla sorveglianza di massa in Cina
  • L’espansione del fotovoltaico incentiva il land grabbing
  • Corea del Nord: i vertici militari a colloquio prima di un possibile nuovo test nucleare

 

Cinque funzionari delle forze dell’ordine di Tangshan sono stati indagati nell’ambito del caso delle quattro ragazze aggredite la notte del 10 giugno. Il vicecapo della polizia del distretto di Lubei, dove è avvenuto l’incidente, è stato sollevato dall’incarico. I cinque sono sospettati di “gravi violazioni della disciplina“, eufemismo che il pcc utilizza per parlare di corruzione. L’aggressione ha scatenato un’ondata di polemiche per il presunto lassismo delle autorità dopo le prime richieste d’aiuto. L’amministrazione provinciale era poi intervenuta avviando una campagna contro i comportamenti criminali sfociata nell’arresto di nove persone.

Mentre la retorica ufficiale ha insistito sui precedenti penali degli assalitori, poco o nulla è stato raccontato dello stato di salute delle vittime. Molti hanno notato con sospetto l’assoluto silenzio delle famiglie. Secondo quanto annunciato ieri, le due ragazze in condizioni più gravi sono state dimesse dall’ospedale mentre le altre hanno riportato solo ferite leggere. I chiarimenti delle autorità però non giustificano il riserbo con cui le autorità continuano a trattare il caso. Stando alla CNN, diversi giornalisti – anche affiliati a media statali – hanno riscontrato grandi difficoltà a raggiungere Tangshan per condurre ricerche. Come nel caso delle banche rurali, le misure anti- Covid continuano a rappresentare un pretesto utile per tenere lontano gli scocciatori.

La Cina rinuncia a ospitare la COP15

Dopo l’Asian Cup, la Cina rinuncia anche alla COP15. La seconda sessione della 15esima Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica non si terrà più a Kunming, bensì a Montreal, in Canada. Motivo? Il Covid, naturalmente. Nella giornata di ieri, la United Nations Convention on Biological Diversity (CBD) ha confermato la notizia specificando che l’evento è previsto per dicembre. La decisione è stata presa dopo che Pechino ha rimandato più volte la data, inizialmente prevista per l’ottobre 2020. Adesso si pone però un problema. Perché se a ospitare fisicamente la conferenza sarà il Canda, la presidenza di turno spetta sempre alla Cina. Considerato lo stato non ottimale dei rapporti tra Pechino e Ottawa, c’è chi teme il sopraggiungere di problemi organizzativi. Immaginiamo se la Cina inserisse Putin nella lista degli ospiti. Cosa direbbe Trudeau?

Vola l’industria cinese dei chip. Nonostante le sanzioni Usa

Le sanzioni americane sono un’arma spuntata. E’ quanto suggerisce Bloomberg, secondo cui l’industria dei chip in Cina sta crescendo più velocemente che in qualsiasi altra parte del mondo. Sono cinesi ben 19 delle 20 aziende del settore dei chip in più rapida crescita negli ultimi quattro trimestri. Una rimonta spettacolare se si pensa che lo scorso anno erano appena 8. Secondo l’agenzia di stampa americana, i fornitori cinesi di software di progettazione, processori e attrezzature per la produzione di chip, stanno vedendo crescere i propri ricavi in proporzioni di molto superiori ai leader globali più noti, come Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. e ASML Holding NV.

Il perché, stando a Bloomberg, è da ricercare proprio nelle misure statunitensi: dopo che nel 2020 gli Stati Uniti hanno iniziato a limitare le vendite di tecnologia americana ad aziende come Semiconductor Manufacturing International Corp. e Hangzhou Hikvision Digital Technology Co., la Cina ha provveduto a potenziare la produzione interna di chip. La carenza di forniture a livello globale ha contribuito a far schizzare la domanda nel paese asiatico. Secondo gli esperti, automotive ed elettronica di consumo saranno i settori a trainare la crescita.

Il NYT fa luce sulla sorveglianza di massa in Cina

Dopo le numerose inchieste sugli abusi nel Xinjiang, la videosorveglianza in Cina non fa quasi più notizia. Quasi, appunto. Ieri il NYT ha pubblicato i risultati di un’indagine effettuata sulla base di documenti ufficiali: appalti pubblici indirizzati alle aziende tecnologiche nazionali in cui vengono specificati il tipo dei dati da raccogliere, dove devono essere raccolti e per quale scopo. Nello specifico l’inchiesta si concentra sull’impiego (anche nelle strutture private) di telecamere per il riconoscimento facciale, l’acquisizione dei dati biometrici, e l’uso di dispositivi telefonici per tracciare gli spostamenti. Secondo gli esperti coinvolti nello studio, la varietà degli strumenti impiegati dovrebbe permettere di ricostruire il profilo dettagliato di una persona, compresi i movimenti. La parte di analisi resta la fase più critica. Un ostacolo che le autorità puntano a superare grazie a un apposito software sviluppato dal colosso del riconoscimento facciale Megvii. A livello globale si contano circa un miliardo di telecamere. La metà si trova proprio in Cina. Dall’inchiesta emerge come tecniche sperimentante a livello locale, nel Xinjiang e nello Henan, siano poi state estese su scala nazionale.

L’espansione del fotovoltaico incentiva il land grabbing

L’espansione del solare in Cina ha riportato in auge il fenomeno del land grabbing. Secondo Sixth Tone, nella provincia dello Hebei, dello Shaanxi e del Jangsu, diversi villaggi hanno lamentato di essere stati costretti a cedere le proprie terre per far posto ai pannelli solari. La politica nazionale sull’utilizzo della terra per i progetti fotovoltaici attualmente vieta le installazioni nelle aree protette o definite “ecologiche” sugli elenchi ufficiali. Ma le misure variano da luogo a luogo. Così molte aziende riescono a sfruttare i vuoti normativi per espandersi dove non dovrebbero. La testata ricorda però come il “green grabbing” sia ormai un fenomeno globale. Secondo il Business & Human Rights Resource Center di Londra, tra il 2010 e il 2020 sono state riportate a livello globale almeno 197 denunce contro società solari, eoliche, bioenergetiche, geotermiche e idroelettriche.

Corea del Nord: i vertici militari a colloquio prima di un possibile nuovo test nucleare

Si è aperta stamattina a Pyongyang una rara riunione dei vertici militari nordcoreani. L’ultima risaliva a circa un anno fa, quando il Regno eremita si apprestava a rivedere la propria strategia difensiva alla luce del ricambio alla Casa Bianca. Presieduto da Kim Jong-un, l’incontro di stamattina – secondo gli esperti – potrebbe anticipare un nuovo test nucleare. Immagini satellitari mostrano come i preparativi presso il sito di Punggye-ri siano ormai conclusi. Il test del 2013 seguì proprio una riunione della Commissione militare centrale.

A cura di Alessandra Colarizi