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In Cina e Asia – Una campagna social della CIA per infangare il PCC?

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Una campagna social della CIA per infangare il PCC?
  • Collasso Sichuan Trust, gli investitori protestano contro il piano di rimborso del governo
  • Cina, giornalisti della CCTV allontanati con forza dalle autorità locali
  • Pechino assicura politiche flessibili per le nuove tecnologie mentre lancia un piano per rilanciare i consumi
  • Cambogia, in programma la costruzione di un canale che devierà il corso del Mekong
  • Mar cinese meridionale, il Vietnam critica la Cina per la nuova linea di base nel Golfo del Tonchino
Una campagna social della CIA per infangare il PCC?

A partire dal 2019 la Central Intelligence Agency (CIA) avrebbe portato avanti un’operazione segreta sui social cinesi con l’obiettivo di mettere l’opinione pubblica contro il Partito comunista cinese (PCC). Questo è quanto hanno rivelato alla Reuters tre ex funzionari americani che si dicono a conoscenza dei fatti. La campagna sarebbe iniziata su mandato dell’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e non è chiaro se sia continuata anche dopo l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Secondo la ricostruzione della Reuters, la CIA avrebbe utilizzato dei profili falsi per diffondere sui social cinesi alcune informazioni contro i funzionari del PCC, accusandoli ad esempio di corruzione e spreco di denaro pubblico. I tre ex funzionari hanno dichiarato che tutte le accuse riportate erano basate su fatti reali. Questo tipo di operazione sarebbe poi stata replicata in tutti i paesi dove Cina e Stati Uniti sono in competizione per l’influenza, dal Sud-Est asiatico all’Africa, passando per il Pacifico meridionale. Durante la campagna elettorale per le presidenziali americane Trump, che sarà il candidato del Partito Repubblicano, ha promesso diverse volte che sarà ancora più duro con la Cina, se verrà eletto.

Collasso Sichuan Trust, gli investitori protestano contro il piano di rimborso del governo 

Il piano di rimborso del governo cinese non sembra capace di risolvere le difficoltà degli investitori di Sichuan Trust, fondo fiduciario cinese insolvente dal 2020. Quattro anni fa, dopo aver annunciato di non essere in grado di ripagare oltre 25 miliardi di yuan (3,5 miliardi di dollari) anche a causa di investimenti falliti in centri commerciali e altri progetti, la società è finita sotto il controllo delle autorità di regolamentazione bancarie, che hanno estromesso la dirigenza del fondo e avviato un’indagine. Secondo AP News, il governo ha imposto una scadenza a inizio marzo entro la quale gli investitori (molti dei quali pensionati con a rischio i risparmi di una vita) hanno dovuto comunicare se accettare un “taglio” sui propri investimenti dal 20% al 60% o perderli del tutto. Alcuni hanno riferito ad AP News di aver firmato sotto costrizioni e minacce. Altri, 300 su un totale di oltre 8 mila persone, si sono rifiutati e sarebbero ricorrendo ad aiuti legali. Una situazione critica che ha riportato centinaia di persone in protesta sotto la sede della società, a Chengdu. Per decenni i trust, una via di mezzo tra una banca e un fondo di investimento, hanno fornito credito a famiglie e imprese cinesi, agendo in parallelo agli istituti bancari e legandosi a doppio filo alla rapida crescita del settore immobiliare. La crisi del mattone in Cina, quindi, sta infliggendo perdite ingenti al settore.

Cina, giornalisti della CCTV allontanati con forza dalle autorità locali

Il 13 marzo un giornalista dell’emittente statale cinese CCTV è stato interrotto mentre riportava un incidente avvenuto nella provincia settentrionale dello Hebei, dove un chiosco di pollo fritto è esploso nel villaggio di Yanjiao causando le morte di 7 persone e ferendone 27. Alcuni video mostrano gli agenti di polizia circondare il reporter e il cameraman nel pieno di un collegamento in diretta, bloccando le riprese e intimando loro di allontanarsi dall’area di pericolo. All’ondata di critiche sui social le autorità locali hanno risposto di essere “profondamente pentite” di quanto accaduto, asserendo di aver ordinato una rapida evacuazione di tutti i presenti per motivi di sicurezza. I giornalisti, si legge nella dichiarazione, avrebbero insistito di voler restare e sono stati quindi “persuasi con la forza” a lasciare il luogo. Il caso ha aperto a una discussione sull’esercizio della professione giornalistica in Cina. La semi-ufficiale All China Journalists’ Association ha invitato le autorità a non ostacolare il loro lavoro “allo scopo di controllare l’opinione pubblica“. Ma Pechino si sta apprestando a modificare l’attuale legge sulle emergenze con un emendamento che propone di evitare la diffusione di informazioni false “che possono incidere sulla stabilità delle società”. Secondo gli esperti la mossa potrebbe imporre nuove restrizioni alla copertura mediatica di disastri e incidenti.

Pechino assicura politiche flessibili per le nuove tecnologie mentre lancia un piano per rilanciare i consumi

Durante la sua prima visita dopo i lavori delle “Due sessioni”, il premier Li Qiang ha svolto un giro di ispezione presso alcune aziende tecnologiche di Pechino. Il 13 marzo, di fronte a manager e quadri di Partito delle imprese della capitale, Li ha evidenziato la necessità di elevare l’intelligenza artificiale (IA) a pilastro fondamentale su cui fondare la crescita a lungo termine della Cina, promettendo un regime normativo “allentato” e più margine di manovra per “superare i rivali”. Malgrado non siano stati annunciati i dettagli, la dichiarazione giunge mentre il Parlamento europeo ha approvato l’ “Artificial Intelligence Act” per limitare i rischi dell’IA, suscitando la contrarietà degli analisti cinesi.  Per mettere in pratica le promesse di Li, secondo gli esperti, servirebbero cambiamenti per rendere più agibili gli investimenti nei settori strategici, riducendo l’interferenza del governo. Intanto il Consiglio di Stato cinese ha lanciato un piano di azione per promuovere l’ammodernamento delle attrezzature. Per il 2024 Pechino ha promesso di aumentare del 25% la spesa per la strumentazione in settori quali industria, agricoltura, trasporti, istruzione e sanità. Le aziende potranno ricevere sostegno economico dal governo, insieme ad agevolazioni fiscali e prestiti mirati da parte delle banche. La nota, che non ha specificato l’importo previsto, rimarca le intenzioni emerse da un discorso di Xi Jinping di febbraio, che punta in tal modo ad aumentare la domanda interna.

Cambogia, in programma la costruzione di un canale che devierà il corso del Mekong

Le autorità cambogiane hanno in programma di costruire un nuovo canale per collegare Phnom Penh al Golfo della Thailandia. Il progetto, la cui realizzazione costerà all’incirca 1,7 miliardi di dollari, sarà finanziato dall’azienda statale cinese China Road and Bridge Corp (CRBC) e dovrebbe partire entro la fine del 2024. Si prevedono almeno 4 anni di lavori, da completare nel 2028. Il nuovo canale (che si chiamerà “Funan Techno”) devierà il corso del fiume Mekong a partire dal porto fluviale di Phnom Penh, taglierà il fiume Bassac e sfocerà nella provincia sudoccidentale di Kep, che affaccia sul mare: sarà largo 100 metri, profondo circa 5 e formato da due corsie. Come riportato dal Nikkei Asia, il Funan Techno interromperà parte del flusso di merci che vengono solitamente trasportate lungo il Mekong per arrivare nei porti vietnamiti. Il Vietnam si è lamentato per la decisione della Cambogia (che rischia di danneggiare economicamente Hanoi), denunciando i possibili danni ambientali che potrebbe causare la costruzione del canale, come l’aumento di salinità dei terreni e la minore reperibilità di acqua per irrigare i campi agricoli nella valle del Mekong. Phnom Penh ha rigettato le accuse, sostenendo che l’impatto ambientale del Funan Techno sarà “nullo”. L’obiettivo della Cambogia è ridurre del 30% il costo del trasporto delle proprie merci e dunque aumentare la competitività sul mercato dei prodotti da destinare all’export.

Mar cinese meridionale, il Vietnam critica la Cina per la nuova linea di base nel Golfo del Tonchino

Il ministero degli Esteri vietnamita ha invitato la Cina a rispettare il diritto internazionale, criticando la decisione di Pechino di demarcare una nuova linea di base che passa per il Golfo del Tonchino, nel Mar Cinese Meridionale. Le linee di base sono delle proiezioni che vengono delineate a partire dalla costa di un paese per disegnare la propria Zona Economica Esclusiva (ZEE) e, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) del 1982, non devono discostarsi in maniera apprezzabile dall’andamento del litorale. Vietnam e Cina rivendicano la sovranità su alcune zone sovrapposte di Mar Cinese Meridionale ma, nonostante questo, hanno sempre mantenuto relazioni pacifiche riguardo il Golfo del Tonchino, per il quale hanno firmato nel 2000 un accordo di demarcazione dei confini marittimi. Hanoi ha chiesto a Pechino di rispettare sia la UNCLOS che l’accordo del 2000.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno