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In Cina e Asia – Biden-Marcos-Kishida: “Serie preoccupazioni per azioni marittime della Cina”

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Summit Biden-Marcos-Kishida: “Serie preoccupazioni per il comportamento della Cina nel Mar cinese meridionale”
  • Cina, secondo uno studio la disparità di genere è aumentata dopo la pandemia
  • Cina capofila nella produzione di energia a carbone
  • Hong Kong, condanna a 5 anni di carcere per un cittadino portoghese e accesso negato per advocate del giornalismo
  • Huawei sta costruendo un nuovo centro di ricerca e sviluppo di macchinari per la produzione di microchip
  • Jack Ma torna a dire la sua all’interno di Alibaba

Giovedì 11 aprile si è tenuto a Washington l’atteso summit trilaterale tra il presidente americano Joe Biden, il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. e il primo ministro giapponese, Fumio Kishida. Si è trattato del primo incontro di questo tipo tra i tre leader, che hanno promesso che ne seguiranno “tanti altri”. Come riportato dal Nikkei, il vertice aveva lo scopo di rafforzare la cooperazione trilaterale in una serie di settori e ribadire l’impegno regionale degli Stati Uniti e dei suoi alleati in difesa dell’ordine internazionale, con un chiaro riferimento alla Cina. “Ogni attacco ad aerei, navi o forze armate Filippine nel Mar cinese meridionale invocherebbe il nostro trattato di mutua difesa [firmato nel 1951]”, ha detto Biden. Nel comunicato congiunto di fine vertice i tre leader hanno espresso le loro “serie preoccupazioni per il comportamento aggressivo e pericoloso della Repubblica popolare nel Mar cinese meridionale (…) e orientale”, ribadendo “l’importanza della pace e stabilità sullo Stretto di Taiwan”.

Il summit è servito anche ad annunciare alcune nuove iniziative. Le guardie costiere di Stati Uniti, Filippine e Giappone porteranno avanti dei pattugliamenti congiunti nell’Indo-Pacifico, e verrà creato un centro logistico per l’assistenza umanitaria in una delle nove basi militari filippine a cui ha accesso l’esercito americano. Sono stati poi presentati un progetto infrastrutturale (il corridoio economico di Luzon) e uno per l’ammodernamento del sistema di telecomunicazioni nelle Filippine.

Cina, secondo uno studio la disparità di genere è aumentata dopo la pandemia

In Cina la disparità di genere, soprattutto in ambito lavorativo, si è inasprita con la crisi pandemica da Covid-19. È quanto rivela uno studio dell’Università di Pechino pubblicato ad aprile nella rivista China Economic Review, secondo cui il 2020 ha registrato un aumento del divario di quasi il 30% in termini di retribuzione rispetto a prima della pandemia. Le ricerche condotte a novembre 2020 hanno riportato un livello di disoccupazione femminile più alto del 5% rispetto a quello maschile e un salario medio delle donne più basso di circa 2.200 yuan di quello degli uomini. Coinvolgendo oltre 5800 lavoratori in più di 300 città, i ricercatori hanno evidenziato come a pagare le conseguenze di una ripresa economica instabile e costellata di difficoltà siano in particolar modo le madri lavoratrici con figli piccoli a carico. Un fenomeno a cui lo studio si riferisce prendendo in prestito il termine  “she-cession”, che si è diffuso negli Stati Uniti a inizio pandemia per descrivere una recessione che colpisce maggiormente le donne (al contrario della cosiddetta “man-cession”, l’impatto che la crisi finanziaria globale del 2008 aveva avuto sui settori ad alta occupazione maschile, come edilizia e industria manifatturiera).

Cina capofila nella produzione di energia a carbone

Secondo l’indagine annuale condotta dalla ong di San Francisco Global Energy Monitor (Gem) assieme ad altre 14 organizzazioni no-profit (incluso il Crea, Center for Research on Energy and Clean Air) nel 2023 la Cina ha rappresentato i due terzi della capacità di produzione di energia dal carbone entrata in funzione durante l’anno: oltre 47 gigawatt su un totale di 69,5 gigawatt. Già lo scorso anno il Gem aveva segnalato che nel 2022 la Repubblica popolare aveva approvato il maggior numero di nuove centrali a carbone, concedendo permessi per 106 GW, quattro volte la capacità approvata nel 2021. Lo scorso anno il paese ha avviato la costruzione di altri 70 GW. Una recente impennata che secondo l’analista del Crea, Qin Qi, è “in netto contrasto con la tendenza globale e mette a rischio gli obiettivi climatici della Cina per il 2025″. Le promesse di Xi Jinping di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2060, secondo lo studio, potrebbero essere confermate solo intraprendendo un’azione decisiva da parte della leadership, che riveda i permessi già concessi e attui al contempo riforme di mercato per ridurre la necessità di energia a carbone.

Hong Kong, condanna a 5 anni di carcere per un cittadino portoghese e accesso negato per advocate del giornalismo

Un cittadino portoghese è stato condannato a cinque anni di carcere dopo che un giudice di Hong Kong ha stabilito che aveva “distorto la storia, demonizzato il governo cinese e fatto appello ai paesi stranieri per distruggere Hong Kong e la Cina” sui social media. Il 41enne Joseph John, nato a Hong Kong, è il primo cittadino con doppia cittadinanza ad essere coinvolto in un’accusa in base alla legge sulla sicurezza nazionale. Secondo quanto emerso l’11 aprile, la Corte distrettuale avrebbe respinto la richiesta di clemenza avanzata dall’avvocato dell’uomo visto le disposizioni della nuova legge sulla sicurezza, che non consentono la riduzione della pena sotto i 5 anni nel caso di reati considerati “gravi”. Nelle ore precedenti, nella giornata di mercoledì 10 aprile, un membro di Reporters without Borders (RSF), organizzazione legata alla libertà di stampa si è visto negare l’ingresso nella città. Si tratta di Aleksandra Bielakowska, responsabile dell’advocacy RSF, che doveva recarsi a Hong Kong per una missione conoscitiva sulla libertà dei media locali: la donna ha dichiarato di essere stata trattenuta per ore all’aeroporto e sottoposta a perquisizioni e interrogatori, mentre il suo collega Cédric Alviani è stato autorizzato ad entrare in città. I portavoce dell’organizzazione hanno parlato di un “trattamento inaccettabile”, mentre secondo le autorità di Hong Kong i funzionari hanno agito in conformità con la legge.

Huawei sta costruendo un nuovo centro di ricerca e sviluppo di macchinari per la produzione di microchip

Huawei sta costruendo un enorme centro di ricerca e sviluppo che servirà a realizzare apparecchiature per la produzione di microchip. Il centro sorgerà nel distretto di Qingpu, a Shanghai, sarà grande come 224 campi da calcio, ospiterà circa 35 mila lavoratori e costerà 12 miliardi di yuan (1,5 miliardi di euro). A riportarlo è il Nikkei, secondo il quale, in vista dell’inaugurazione del nuovo centro, Huawei starebbe offrendo salari fino a due volte maggiori rispetto ai competitor, e per questo sarebbe già riuscita ad assumere numerosi ingegneri provenienti da altre grandi società del settore. Uno dei principali obiettivi di Huawei è quello di arrivare a costruire macchinari per la litografia, cioè le apparecchiature necessarie alla fabbricazione di chip che oggi sono prodotte soprattutto da tre aziende: ASML, Nikon e Canon. Lo sviluppo del nuovo centro a Shanghai da parte di Huawei rientra all’interno di un tentativo più ampio dell’azienda di rafforzare la propria catena di approvvigionamento di microchip, la cui stabilità è stata messa a repentaglio dalle restrizioni americane degli ultimi anni.

Jack Ma torna a dire la sua all’interno di Alibaba

Torna a parlare Jack Ma, anche se solo ai dipendenti di Alibaba. Secondo quanto riportato dal Nikkei, in una lettera interna agli impiegati Ma ha espresso il suo sostegno al processo di riforme e rinnovamento intrapreso dall’azienda che ha fondato nel 1999. Lo scorso anno Alibaba aveva deciso di dividersi in sei unità aziendali da quotare in borsa separatamente. Nonostante alcuni intoppi, Ma ha elogiato l’attuale dirigenza e chiesto ai dipendenti di continuare il processo di innovazione, facendo riferimento anche alla nuova “era dell’intelligenza artificiale”. Ma ha guidato Alibaba fino al 2020, rimanendo poi per diverso tempo lontano dai riflettori dopo che le autorità cinesi avevano bloccato l’offerta pubblica iniziale (IPO) a Shanghai e Hong Kong di Ant Group, ramo fintech dell’azienda, a novembre dello stesso anno. Negli ultimi mesi del 2023 Ma era tornato ad avere un ruolo maggiore in Alibaba dopo aver acquistato azioni della società per 50 milioni di dollari alla borsa di Hong Kong.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno