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In Cina e in Asia – Cina: salgono a tre i decessi per Covid

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Cina: salgono a tre i decessi per Covid
  • Cina: nuova stretta sui contenuti social
  • Cina e Stati Uniti: tanti gli incontri nell’ultima settimana
  • La Cina “rischia di crescere troppo lentamente”
  • Giappone: il governo Kishida continua a perdere pezzi
  • Chip war: la Cina supera gli USA per studi approvati
Cina: salgono a tre i decessi per Covid

Solo negli ultimi tre giorni sono salite a tre le morti ufficiali per Covid in Cina. L’ultimo decesso documentato risaliva al 26 maggio scorso a Shanghai, mentre l’intera popolazione della città era bloccata al suo secondo mese di quarantena. In tutti e tre i casi si tratta di over 80 con precedenti problemi di salute. Il conteggio delle infezioni nel paese rivela la peggiore situazione da sei mesi a questa parte: sono oltre 24.200 i contagiati in tutta la Cina, di cui oltre 8 mila solo nella città meridionale di Guangzhou. I casi riportati sabato a Pechino invece sono stati 621.

Questo mese il Financial Times ha intervistato una dozzina di professionisti del settore sanitario cinese: il responso unanime è che il sistema ospedaliero nazionale non è pronto per un ipotetico piano di “riapertura”, i cui segnali si sono intravisti nei giorni scorsi (che prevedono l’alleggerimento dei requisiti di quarantena per i contatti stretti e per i viaggiatori internazionali). Secondo gli esperti, una repentina sospensione della politica Zero Covid causerebbe la “paralisi” del sistema sanitario. A rischio sono soprattutto gli anziani: ad oggi solo 40% degli ultraottantenni ha fatto le tre dosi di vaccino richieste contro la variante Omicron. Come ha affermato al South China Morning Post il virologo della University of Hong Kong Jin Dongyan, serve innanzitutto intensificare la vaccinazioni delle fasce più vulnerabili, anziani compresi.

Cina: nuova stretta sui contenuti social

Mercoledì della scorsa settimana la Cyberspace Administration of China ha reso noto che il prossimo 15 dicembre entrerà in vigore una versione aggiornata delle “Regulations on the Administration of Internet Post Comment Services”, entrate in vigore nel 2017. In quell’anno l’organo di controllo di internet aveva applicato un rigoroso sistema di registrazione che obbligava gli utenti ad autenticare gli account su social media e servizi di messaggistica come Weibo e Wechat con numero di telefono e altre informazioni personali. Le nuove norme imporranno ora agli operatori delle piattaforme di approvare i commenti relativi ai post di notizie prima della loro pubblicazione, eliminando quelli “dannosi”, come anche di intensificare la formazione dei revisori di contenuti. Avvertimenti, multe e sospensione dei servizi verranno applicati agli operati che mancheranno di rispettare le nuove norme. L’obiettivo è quello di “regolare i post e i commenti online, mantenere la sicurezza nazionale e l’interesse pubblico, e proteggere i diritti e gli interessi dei cittadini”. Il South China Morning Post ha riportato il commento di utente che alla notizia dei nuovi regolamenti ha commentato su Weibo: “Perché non chiudete direttamente internet?”. I social media di recente sono diventati veicolo di un crescente sentimento di rabbia e frustrazione nei confronti restrizioni anti-Covid ancora in corso. Le conseguenze, oltre alla censura, sono state in alcuni casi l’arresto con l’accusa di “disturbo dell’ordine sociale”, come successo nei giorni scorsi ad alcuni uomini del Xinjiang, indagati dalle autorità locali per aver pubblicato commenti “maligni” sulla politica zero-Covid in alcuni siti di live-streaming

Cina e Stati Uniti: tanti gli incontri nell’ultima settimana

Prove di disgelo diplomatico tra Cina e Stati Uniti. A rompere il ghiaccio ci ha pensato il colloquio di lunedì 14 novembre tra i due presidenti, Xi Jinping e Joe Biden, ma è stato solo l’inizio di una serie di incontri. Sempre al vertice G20 di Bali, mercoledì il segretario del tesoro americano Janet Yellen ha parlato con Yi Gang, governatore della Banca popolare cinese (PBOC). Uno scambio durato più di due ore e definito “costruttivo” dalla PBOC. Al summit APEC di Bangkok, invece, venerdì la responsabile del commercio statunitense Katherine Tai e il ministro del commercio cinese, Wang Wentao, hanno tenuto il loro primo faccia a faccia su questioni economiche e commerciali. Sempre in Thailandia, sabato Xi Jinping ha parlato brevemente con la vicepresidente USA Kamala Harris per confermare la volontà di “tenere le linee di comunicazione aperte” tra i due paesi, già espressa in sinergia con Biden. Lo stesso giorno, ma alla COP 27 in Egitto, Cina e Stati Uniti hanno rinnovato la propria partnership riguardo la crisi climatica con i colloqui tra l’inviato speciale per il clima di Pechino, Xie Zhenhua, e l’omologo americano John Kerry, come riportato dal Guardian. Secondo il South China Morning Post, la prossima settimana è invece possibile un incontro tra il ministro della difesa cinese Wei Fenghe e il segretario alla difesa di Washington, Lloyd Austin, in Cambogia. Entrambi, infatti, saranno nel paese per una riunione dell’ASEAN sulla sicurezza.

La Cina “rischia di crescere troppo lentamente”

“Il più grande rischio per lo sviluppo economico [della Cina] è il tasso di crescita troppo lento”. Sono parole di Yang Weimin, Vicedirettore della commissione per gli affari economici del comitato nazionale della Cppcc (Conferenza consultiva politica del popolo cinese). Yang è intervenuto a un vertice organizzato dalla testata cinese Caixin, spiegando che durante questa fase di crescita di alta qualità Pechino non dovrebbe comunque dimenticare la produzione di “quantità”. Per non compromettere la “crescita futura”, la Repubblica popolare dovrebbe quindi mantenere il proprio livello di espansione economica entro un “intervallo appropriato”. Nonostante non conti solo l’indicatore economico, ma anche uno sviluppo “sano e regolamentato”, dopo le repressioni normative degli ultimi anni il settore privato avrebbe bisogno di una certa stabilità delle politiche economiche nel lungo periodo, ha concluso l’alto funzionario. Riguardo ai dati sul PIL cinese per il 2022, il suo omologo Liu Shijin ha detto per la Cina sarà difficile raggiungere “anche solo il 5%” di crescita rispetto al 5,5% previsto all’inizio dell’anno.

Giappone: il governo Kishida continua a perdere pezzi

Tre ministri in meno di un mese. Se non è un record, poco ci manca. Domenica il governo giapponese ha perso un altro pezzo: Minoru Terada, ministro dell’interno, è stato licenziato dal premier Fumio Kishida. Come riporta Asia Nikkei, la decisione è arrivata dopo che la rivista Shukan Bunshun ha accusato Terada di aver pagato 40.000 yen (circa 280 dollari) a 6 membri dell’assemblea locale del suo collegio elettorale in cambio di sostegno alle elezioni. Inoltre, si è scoperto che parte dell’attività politica nel 2019-20 dell’ormai ex ministro è stata finanziata con fondi garantiti dalla firma di una persona già deceduta. È il terzo membro del governo a “cadere” in neanche 30 giorni dopo gli scandali legati al ministro della rivitalizzazione economica, Daishiro Yamagiwa, e al ministro della giustizia Yasuhiro Hanashi.

Chip war: la Cina supera gli USA per studi approvati

Secondo Asia Nikkei, la Cina ha superato gli Stati Uniti per numero di relazioni di ricerca accettate da un prestigioso convegno sui semiconduttori. La Conferenza internazionale sui circuiti a stato solido (ISSCC) è considerata “l’Olimpiade dei chip” e la crescente rilevanza di Pechino all’evento dimostra come la Repubblica popolare stia investendo nel settore. All’evento annuale che si aprirà a febbraio a San Francisco, 59 dei 198 documenti (il 29,8%) saranno cinesi: erano 29 (il 14,5%) nel 2022. Seguono gli USA al secondo posto con 40 (20,5%), poi Corea del Sud, Taiwan, Giappone e Paesi Bassi.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno