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In Cina e Asia – La “Davos cinese” allenta le tensioni Cina-Usa

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • La “Davos cinese” allenta le tensioni Cina-Usa
  • L’Honduras abbandona Taiwan
  • Posticipata la telefonata tra Xi e Biden
  • Prime esercitazioni congiunte Usa-Ue nell’Indo-Pacifico
  • Hong Kong: la polizia approva una delle prime manifestazioni di protesta dal 2020
  • Il Dalai Lama nomina terza carica del buddhismo tibetano

Al termine di tre giorni di incontri, si è chiuso lunedì il China Development Forum, la conferenza annuale che Pechino organizza per promuovere gli scambi tra le comunità imprenditoriali straniere e quella cinese, e quindi incentivare gli investimenti esteri nella Repubblica popolare. Il forum di quest’anno è stato il primo in presenza dallo scoppio della pandemia da Covid. Tra i numerosi (per Reuters più di 100) rappresentanti di multinazionali e organizzazioni internazionali presenti a Pechino c’erano anche Henry Kissinger, ex segretario di Stato americano, e il CEO di Apple Tim Cook, arrivato a sorpresa. Cook – accolto calorosamente dai media cinesi – ha incensato il legame che ha definito “simbiotico” tra la Apple e la Repubblica popolare, ma la realtà appare ben diversa da quella presentata alla conferenza. L’aumentare delle tensioni tra Pechino e Washington ha portato la stessa Apple, come altre aziende occidentali, a cercare di ridurre la propria dipendenza dalla Cina spostando almeno parte della produzione verso altri paesi della regione. Come riportato dal South China Morning Post, durante la seconda metà del 2022 gli investimenti diretti esteri (IDE) in Cina sono arrivati al livello più basso degli ultimi 18 anni.

Nel corso del forum Qin Gang, ministro degli Esteri, ha previsto la “forte ripresa” dell’economia cinese e rassicurato i rappresentanti delle imprese statunitensi sul fatto che la Cina continuerà a costruire un ambiente imprenditoriale favorevole alle società straniere, invitando però Washington a smettere di provare a contenere Pechino. Dal canto suo, la comunità imprenditoriale americana si è impegnata a impedire “l’isolamento e il conflitto” tra i due paesi.

Ma i segnali non sono dei più positivi. Proprio nella settimana di vigilia del China Development Forum la polizia ha fatto irruzione negli uffici di Mintz Group a Pechino, arrestando 5 dipendenti cinesi della società americana di due diligence aziendale. Le operazioni di Mintz Group in Cina sono state bloccate, mentre i vertici aziendali parlano di un possibile “malinteso”. “Un allarme rosso dovrebbe risuonare in tutte le sale riunioni aziendali sui rischi [del condurre attività] in Cina”, ha dichiarato alla Reuters un membro della comunità imprenditoriale americana.

Intanto stamattina, ad Hangzhou, è stato avvistato Jack Ma. Dopo la stretta di Pechino sulle big tech, il patron di Alibaba aveva trascorso gran parte dell’ultimo anno all’estero restando lontano dai riflettori. Negli ultimi mesi il governo cinese ha fatto di tutto per rasserenare il settore privato, vero traino della crescita economica per tre decenni. E non è del tutto fuori luogo sospettare che il ritorno di Ma non sia completamente spontaneo.

L’Honduras abbandona Taiwan

La presidente dell’Honduras Xiomara Castro ha deciso di stabilire relazioni ufficiali con la Repubblica popolare cinese, e di conseguenza interrompere i rapporti diplomatici con Taiwan. Questo riduce i Paesi che riconoscono la Repubblica di Cina (Taiwan) come Stato sovrano ad appena 13, compresa Città del Vaticano che, ricordiamo, è l’unico partner ufficiale in Europa. A dare l’annuncio da Pechino è stato il ministro degli Esteri Qin Gang, che domenica ha siglato con l’omologo dell’Honduras, Eduardo Enrique Reina, una dichiarazione congiunta. Dal canto suo, la Repubblica di Cina chiuderà la sua ambasciata nella capitale honduregna Tegucigalpa e il consolato a San Pedro Sula. L’ambasciatore è stato richiamato dal Paese.

Posticipata la telefonata tra Xi e Biden

Dopo l’abbattimento del sospetto pallone spia cinese da parte dei jet di Washington, il presidente Joe Biden avrebbe voluto confrontarsi telefonicamente con il leader cinese Xi Jinping. Secondo gli esperti la mancata risposta di Pechino è il riflesso del progressivo deterioramento dei rapporti sino-statunitensi che ha raggiunto livelli record di tensione da quando le due potenze hanno normalizzato le relazioni bilaterali negli anni Settanta.

I funzionari Usa avrebbero voluto attendere la fine della sessione legislativa dell’Assemblea nazionale del popolo cinese, conclusasi il 13 marzo, per organizzare la chiamata. Secondo fonti statunitensi, Washington si aspetta che avverrà non prima del viaggio in cui la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen visiterà i suoi alleati in Centro America, a partire dal 29 marzo. Sono previste due tappe non ufficiali negli Stati Uniti.

Nel frattempo, durante la cena di gala di benvenuto del presidente Usa Joe Biden in Canada, venerdì 24 marzo, erano presenti anche i cittadini canadesi Michael Kovrig e Michael Spavor. I due erano stati arrestati da funzionari cinesi nel dicembre 2018, dopo che la dirigente di Huawei, Meng Wanzhou, è stata arrestata in Canada per conto di autorità statunitensi. Hanno ricevuto una standing ovation durante il discorso al Parlamento che Biden ha tenuto venerdì.

Prime esercitazioni congiunte Usa-Ue nell’Indo-Pacifico

Venerdì Stati Uniti e Unione Europea hanno concluso un’esercitazione navale congiunta di due giorni, la prima collaborazione militare di questo tipo tra le parti. L’esercitazione si è svolta in un luogo non specificato e ha coinvolto tre navi: una americana e due dell’Unione Europea, appartenenti a Italia e Spagna. La nave spagnola fa parte dell’Operazione delle forze navali dell’Unione Europea “Atalanta”, una missione di sicurezza marittima nell’oceano Indiano nord-occidentale a cui ha partecipato recentemente anche la fregata italiana coinvolta nelle operazioni terminate venerdì (la “Carlo Bergamini”). Nella nota del Dipartimento di Stato americano si legge che “l’esercitazione fa parte dell’impegno condiviso (…) per sostenere un Indo-Pacifico libero e aperto”. I due giorni di addestramento congiunto erano stati fissati a dicembre, durante le consultazioni ad alto livello tra Stati Uniti e Unione Europea sull’Indo-Pacifico.

Washington conduce regolarmente quelle che chiama “Operazioni di libertà di navigazione” (FONOP) nell’Indo-Pacifico. Come riportato dal South China Morning Post, giovedì e venerdì un cacciatorpediniere statunitense ha navigato vicino alle isole Paracel, nel mar Cinese meridionale, controllate de facto dalla Cina ma rivendicate anche da Vietnam e Taiwan. Il portavoce del ministero della Difesa cinese, Tan Kefei, ha parlato di “gravi conseguenze” nel caso in cui gli Stati Uniti avessero continuato con le loro “provocazioni”.

Hong Kong: la polizia approva una delle prime manifestazioni di protesta dal 2020

Domenica la polizia di Hong Kong ha approvato una delle prime manifestazioni nella Regione amministrativa speciale dall’entrata in vigore, nell’estate del 2020, della Legge sulla sicurezza nazionale. Nonostante il via libera, al corteo sono state imposte una serie di restrizioni. Su tutte l’impegno dei dimostranti a protestare solo contro ciò per cui era stata indetta la manifestazione (ovvero un progetto di bonifica e trattamento di rifiuti previsto nel distretto di Tseung Kwuan O), condizione che la polizia ha monitorato scortando la marcia. Secondo la Reuters, tra le norme imposte si prevedeva inoltre un numero massimo di 100 partecipanti. Tutti i manifestanti hanno poi dovuto portare al collo una sorta di badge numerato per garantire il proprio riconoscimento e, per la stessa ragione, a ognuno di loro è stato impedito di indossare la mascherina. “Tutte queste limitazioni distruggeranno la cultura [della protesta] e scoraggeranno le persone dal venire”, ha dichiarato uno dei presenti. Ma tra di loro c’è chi ha apprezzato di aver avuto anche solo la possibilità di protestare. Alla manifestazione hanno partecipato circa 80 persone.

Il Dalai Lama nomina terza carica del buddhismo tibetano

Il Dalai Lama ha trovato un possibile successore. Si tratta di un bambino di otto anni nato negli Stati Uniti da genitori di origini mongole, nominato pochi giorni alla terza carica del buddhismo lamaista. Tenzin Gytso è stato fotografato con il bambino durante una cerimonia a Dharamshala nello stato indiano dell’Himachal Pradesh, dove lo ha riconosciuto come il 10° Khalkha Jetsun Dhampa Rinpoche. La notizia è stata accolta con giubilo e apprensione in Mongolia, per via della possibile reazione di Pechino. La Cina, infatti, ha sempre insistito sul fatto che avrebbe riconosciuto i leader buddisti che fossero stati approvati da speciali incaricati governativi. L’ultima volta che il Dalai Lama ha nominato una figura importante della fede buddista tibetana, nel 1995, il bambino in questione fu arrestato e sostituito da un candidato approvato da Pechino. Secondo l’Independent, permane il timore che qualcosa di simile possa accadere una volta che il Dalai Lama morirà, lasciando il posto al suo successore.

A cura di Agnese Ranaldi e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi