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In Cina e Asia – Prima della visita, Xi riafferma la partnership con la Russia

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Xi riafferma la partnership con la Russia
  • Huawei ha sostituito migliaia di componenti vietate dagli Usa
  • Scoperto DNA animale a Wuhan. L’Oms chiede spiegazioni
  • Il disaccoppiamento dalla Cina mette a rischio i brevetti congiunti
  • La Cina introduce linee guida contro le molestie sul lavoro
  • Tik Tok: possibile spionaggio di giornalisti, gli Usa indagano 
  • Pakistan: nuovi scontri tra la polizia e i sostenitori di Imran Khan
  • Germania e Giappone si impegnano a rafforzare la cooperazione economica e sulla difesa
  • Corea del Nord: nuovi lanci di missili balistici e “800 mila nuove reclute nell’esercito”

Tutto pronto per la visita di Xi a Mosca. Stamattina il People’s Daily ha ripubblicato un articolo scritto dal presidente cinese per la stampa russa. “La comunità internazionale ha riconosciuto che nessun paese è superiore agli altri, nessun modello di governo è universale e nessun singolo paese dovrebbe dettare l’ordine internazionale”, afferma il leader cinese aggiungendo che “la risoluzione del conflitto in Ucraina sarà possibile se le parti seguiranno le linee guida del concetto di sicurezza collettiva”. Qui per leggere il testo integrale.

Scoperto DNA animale a Wuhan. L’Oms chiede spiegazioni

Una nuova scoperta di un team internazionale di scienziati dà credito alla teoria che la pandemia da Covid-19 sia partita dal mercato di animali vivi di Wuhan. Come riportato dal Guardian, il team ha analizzato alcune sequenze geniche prelevate al mercato e inviate al database scientifico Gisaid dai ricercatori cinesi, che avevano dichiarato che i campioni non contenessero tracce di DNA animale. Ribaltando la conclusione dei colleghi cinesi, gli scienziati hanno invece rilevato al loro interno la presenza di DNA di alcuni mammiferi infettati dal Covid, come per esempio quello di cane procione. Questo non prova necessariamente che siano stati degli animali infetti a scatenare la pandemia – visto che gli animali potrebbero aver contratto il virus dagli esseri umani -, ma aumenta le probabilità che ciò sia avvenuto. La teoria della “fuga del virus dal laboratorio” di Wuhan (cioè il Wuhan Institute of Virology) aveva ripreso slancio nelle ultime settimane a seguito di un rapporto proveniente dagli Stati Uniti, ma non sono mai state presentate prove concrete a suo sostegno. Non è chiaro però perché questi dati genetici non siano stati rilasciati prima dai ricercatori cinesi. Uno di loro aveva dichiarato a Science che in quelle sequenze non c’era “nulla di nuovo”. E l’Organizzazione mondiale della sanità chiede spiegazioni. 

La Cina introduce linee guida contro le molestie sul lavoro

La Corta suprema del popolo, assieme al ministero delle Risorse Umane e della Sicurezza sociale e ad altre quattro agenzie governative, ha pubblicato linee guida per contrastare le molestie sessuali nei confronti delle donne nei luoghi di lavoro. L’ultimo emendamento dello scorso dicembre della Legge sulla protezione dei diritti delle donne aveva incluso tutele in ambito lavorativo, ma è la prima volta che Pechino emette provvedimenti così specifici. Tuttavia, sono in pochi a festeggiare. Sul web molti commenti ne hanno esposto le criticità. Intanto, in Cina i testi di questo genere non hanno la stessa autorità giuridica di leggi e regolamenti. Come ha spiegato al South China Morning Post l’avvocata del lavoro Yao Junchang, queste e altre direttive chiedono alle vittime di presentare prove delle molestie subite, malgrado sia estremamente difficile documentare gli abusi verbali e fisici. “Le molestie sessuali”, ha detto Zhou Xiaoxuan, figura di spicco del movimento cinese #MeToo, “sono causate da varie forme di squilibri di potere“. Le donne che subiscono violenza spesso non la riconoscono come tale, e temono le ritorsioni che possono seguire non solo all’atto della denuncia, ma anche al rifiuto delle avances dei capi.

Tik Tok: possibile spionaggio di giornalisti, gli Usa indagano 

Ancora TikTok. Nei giorni scorsi il New York Times ha riportato che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta indagando sulla casa madre cinese ByteDance per possibile spionaggio sui cittadini americani. L’inchiesta, di cui ha parlato in primo luogo Forbes, sarebbe stata avviata lo scorso fine dicembre a seguito dell’ammissione della stessa società cinese che alcuni suoi dipendenti (poi prontamente licenziati) avrebbero ottenuto in modo inappropriato i dati degli utenti americani. Tra questi, quelli di due giornalisti e di alcuni collaboratori. L’amministratore delegato di TikTok, il singaporiano Shou Zi Chew, sarà chiamato questa settimana a testimoniare davanti alla Commissione per l’energia e il commercio della Camera Usa. Di recente la società dell’app di video brevi ha rivelato che l’amministrazione Biden ha chiesto a ByteDance di vendere l’app, pena un possibile divieto di utilizzo a livello nazionale. Ma come detto dal portavoce Maureen Shanahan, “se l’obiettivo è proteggere la sicurezza nazionale, la cessione non risolve il problema: un cambio di proprietà non imporrebbe alcuna nuova restrizione sui flussi di dati o sull’accesso”: secondo la società, la migliore protezione possibile per gli utenti è quella prevista dal Project Texas, il piano di ristrutturazione dal valore di 1,5 miliardi di dollari annunciato lo scorso anno per dissipare le preoccupazioni del governo Usa su come l’app raccoglie e utilizza i dati.

Il disaccoppiamento dalla Cina mette a rischio i brevetti congiunti

L’esclusione della Cina dalle catene di approvvigionamento globali potrebbe far perdere a molte aziende l’accesso ad alcune tecnologie chiave. Questo per via del fatto che, nel corso degli anni, diverse società ed enti (americani e giapponesi su tutti) hanno presentato un gran numero di domande per registrare dei brevetti congiunti con università e aziende cinesi. Dal 2019 al 2022 sono arrivate in Cina 125 di queste richieste dagli Stati Uniti e 115 dal Giappone. I brevetti congiunti, per quanto rappresentino circa l’1% del totale di quelli della Repubblica popolare, riguardano spesso tecnologie avanzate in settori chiave come quello delle batterie, delle telecomunicazioni, delle auto elettriche o degli smartphone. Secondo Nikkei Asia, il 40% di queste tecnologie è “dual use”, cioè utilizzabile anche in ambito militare. Per la legge di Pechino i brevetti congiunti equivalgono a tecnologia cinese: il timore è che la Cina, in risposta ai divieti americani, possa vietare lo sviluppo o la produzione di queste tecnologie all’estero. Inoltre, gli stessi Stati Uniti potrebbero impedire l’esportazione di tecnologie verso le aziende americane che collaborano con società cinesi, interrompendo questo flusso di condivisione tecnologica e intellettuale.

Huawei ha sostituito migliaia di componenti vietate dagli Usa

Huawei ha sostituito più di 13 mila parti dei suoi prodotti colpiti dalle sanzioni commerciali statunitensi, e ha anche riprogettato 4 mila circuiti stampati per i suoi prodotti. Lo ha dichiarato il fondatore della società Ren Zhengfei, secondo quanto emerso dalla trascrizione pubblicata dall’Università Jiao Tong di Shanghai di un discorso che Ren ha tenuto a un evento di esperti di tecnologia. Sebbene Reuters ha detto di non essere riuscito a verificare le informazioni, la notizia dimostra gli sforzi della società di riprendersi dalle restrizioni commerciali imposte dagli Stati Uniti. Dal 2019 Huawei, che è uno dei principali fornitori di apparecchiature per le reti di telecomunicazione 5G, è stata oggetto di una serie di controlli sulle esportazioni statunitensi. Queste limitazioni hanno impedito alla società di rifornirsi di chip e di strumenti per la progettazione di chip da aziende deli Stati Uniti statunitensi. Le sanzioni americane, tuttavia, hanno spinto il colosso cinese e altre società del paese a diversificare la propria catena di approvvigionamento.

Pakistan: nuovi scontri tra la polizia e i sostenitori di Imran Khan

Sabato, al termine di una settimana di scontri (fisici e legali), l’ex primo ministro pachistano Imran Khan si è infine presentato al tribunale di Islamabad per partecipare al processo che lo vede accusato di corruzione nel caso Toshakhana, una vicenda legata ai regali di Stato ricevuti da Khan mentre era in carica. In realtà, Khan al tribunale non è mai arrivato: nuovi scontri tra la polizia e i suoi sostenitori hanno costretto il giudice a rimandare il processo e ad autorizzare l’ex premier a firmare la sua presenza dall’auto con cui si era recato nella capitale. Si tratta dell’epilogo momentaneo di una questione che sta dividendo in due il Pakistan.

Ad aprile 2022 Khan è stato sfiduciato dal suo ruolo di primo ministro. Da allora è stato accusato di una serie di crimini, tra cui quello di terrorismo (per aver minacciato una giudice), e non si è presentato a diversi processi. Ha saltato anche quello previsto lo scorso 13 marzo a Islamabad sul caso Toshakhana, sostenendo di essere preoccupato per la propria incolumità fisica. L’Alta corte di Islamabad ha quindi emanato un mandato di arresto nei suoi confronti per obbligarlo a presenziare all’udienza del 18 marzo. A seguito del provvedimento, la scorsa settimana si sono verificati degli scontri tra la polizia, andata ad arrestarlo, e i sostenitori del PTI (il partito populista guidato da Khan) fuori dalla residenza dell’ex premier a Lahore. Il tribunale di Islamabad ha allora sospeso il mandato di arresto, obbligando però il leader del PTI a presentarsi al processo di sabato.

Come riportato da Dawn, ora Khan è accusato anche per le violenze dei manifestanti presso la sua residenza di Lahore e attorno al complesso giudiziario di Islamabad. L’ex premier parla di persecuzione politica nei suoi confronti, e ha ordinato per mercoledì una manifestazione del PTI a Lahore. La prossima udienza del caso Toshakhana è invece prevista per il 30 marzo, scrive il Daily Times.

Germania e Giappone si impegnano a rafforzare la cooperazione economica e sulla difesa

Sabato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si è recato a Tokyo (accompagnato da 6 ministri) per incontrare il primo ministro giapponese Fumio Kishida. Si è trattato delle prime consultazioni intergovernative ad alto livello ministeriale tra Germania e Giappone. I due paesi si sono impegnati a cooperare per la reciproca “sicurezza economica”. Il che significa soprattutto ridurre le eccessive dipendenze legate all’importazione di materie prime, come le terre rare usate per la produzione di batterie e semiconduttori, delle quali la Cina è il principale fornitore a livello mondiale. Nella dichiarazione congiunta, pubblicata a margine del vertice, si legge anche dell’intenzione di Tokyo e Berlino di rafforzare la collaborazione in materia di difesa e delle rispettive “preoccupazioni” riguardo il cambiamento climatico. I due paesi hanno poi ribadito la “condanna all’aggressione illegale della Russia in Ucraina”. Questo, insieme alla pandemia da Covid, ha reso la Germania “dolorosamente consapevole delle difficoltà che possono sorgere quando c’è troppa dipendenza economica nei settori critici”, ha dichiarato Scholz in un intervento riportato dalla Reuters. Il cancelliere tedesco ha poi invitato alla collaborazione tra le “nazioni democratiche”, mentre Kishida ha sottolineato l’importanza di una “catena di approvvigionamento sicura”, uno dei punti cardine della strategia di sicurezza nazionale pubblicata dal Giappone a dicembre.

Corea del Nord: nuovi lanci di missili balistici e “800 mila nuove reclute nell’esercito”

Secondo il quotidiano nordcoreano Rodong Sinmun, solo venerdì 800 mila cittadini da tutta la Corea del Nord si sarebbero volontariamente arruolati o riarruolati nell’esercito per “saldare i conti con gli Stati Uniti” e “raggiungere la grande causa della riunificazione nazionale”. Giovedì la Corea del Nord ha lanciato un missile balistico intercontinentale (Hwasong-17) nelle acque tra la penisola coreana e il Giappone, in risposta alle esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud, le più imponenti dal 2017. Come riportato dalla Reuters, domenica un altro missile nordcoreano – questa volta a corto raggio – è stato sparato verso il mare che costeggia la parte orientale della penisola coreana. E stamattina Pyongyang ha confermato di aver eseguito ieri una esercitazione di “contrattacco nucleare tattico”, con il lancio di un missile la cui testata convenzionale è esplosa 800 metri sopra la superficie del Mar del Giappone. Per il Rodong Sinmun, Stati Uniti e Corea del Sud si starebbero avvicinando “all’imperdonabile linea rossa”. Il Comando indo-pacifico degli Stati Uniti ha rilasciato una nota in cui afferma che questi lanci “non rappresentano una minaccia immediata” per Washington e i suoi alleati, ma evidenziano “l’impatto destabilizzante” del programma nucleare nordcoreano.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi