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In Cina e Asia – Boom di Twitter e Telegram per diffondere informazioni sulle proteste

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Cina: le autorità di internet aumentano il controllo sui “like”
  • Boom di Twitter e Telegram per diffondere informazioni sulle proteste
  •  Aziende e istituti di ricerca uniti contro le sanzioni USA sui chip
  • Rinviato il processo a Jimmy Lai per via del suo avvocato britannico
  • Seul e Tokyo varano nuove sanzioni contro Pyongyang
Boom di Twitter e Telegram per diffondere informazioni sulle proteste

Da quando sono esplose le manifestazioni di piazza contro le rigide misure Covid in diverse città della Cina, Twitter e Telegram, bloccate in Cina ma accessibili tramite VPN, sono diventate tra le app gratuite per iOS più popolari. Nel giro di meno di un mese, Twitter ha scalato circa 100 posizioni nella classifica delle app più scaricate in Cina, piazzandosi all’ottavo posto il 28 di novembre, secondo i dati della società di analisi dei dati mobili Sensor Tower. Simultaneamente, i download di VPN utilizzati per aggirare la censura hanno registrato un’impennata.

Di riflesso, il governo cinese ha richiesto alle aziende di monitorare i contenuti relativi alle proteste, in particolare la condivisione di informazioni sulle manifestazioni nelle università cinesi e sull’incendio in Xinjiang, e di prendere provvedimenti per ostacolare l’utilizzo di VPN, usate per aggirare i controlli online.

Cresce la sorveglianza sulle piattaforme online, cominciando dai “like”

Una nuova linea guida della Cyberspace Administration of China prevede che, a partire dal 15 dicembre, gli utenti online dovranno rendere conto di eventuali “mi piace” a contenuti considerati illegali o abusivi. Non sono stati specificati i criteri di valutazione dei contenuti, nè le punizioni previste. Tutti i siti online dovranno disporre di un team dedicato che monitori, segnali e cancelli i contenuti ritenuti inappropriati, in tempo reale. In parallelo, le piattaforme dovranno sviluppare un sistema di valutazione degli utenti sulla base delle loro pubblicazioni e commenti: quelli con un punteggio insufficiente si vedranno negata la possibilità di registrare nuovi account.

Rinviato il processo a Jimmy Lai per via del suo avvocato britannico

Il processo a Jimmy Lai previsto per giovedì è stato posticipato, su richiesta del governo, che vuole impedire che il magnate dei media sia difeso da un avvocato britannico in un caso che riguarda la sicurezza nazionale. Lunedì il capo esecutivo di Hong Kong, John Lee, ha dichiarato che non c’è modo attualmente di garantire che gli avvocati stranieri non abbiano conflitti di interesse o non siano rispondano a governi stranieri. Lai è accusato di aver attirato sanzioni internazionali contro la Cina e Hong Kong attraverso l’Apple Daily, il suo giornale pro-democrazia costretto a chiudere nel giugno del 2021. Se condannato per collusione con forze straniere in un processo, Lai sarebbe a rischio ergastolo. Il tribunale si riunirà di nuovo il 13 dicembre per fissare le nuove date del processo.

Aziende e istituti di ricerca uniti contro le sanzioni USA sui chip

Su iniziativa del governo di Pechino, è nato il Beijing Open Source Chip Research Institute, un consorzio di aziende e istituti di ricerca che mira ad incrementare la produzione interna di semiconduttori e ridurre la dipendenza da società straniere, in previsione di nuove sanzioni statunitensi sui chip e una futura interruzione della catena di fornitura dei semiconduttori. Tra le imprese reclutate, anche i giganti tecnologici Alibaba e Tencent. Il consorzio ha sviluppato “Xiangshan”, un chip ad alte prestazioni ricorrendo all’architettura open-source Risc-V, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da Arm, che ha sede nel Regno Unito e opera prevalentemente negli Stati Uniti, e dare impulso allo sviluppo di un mercato cinese della progettazione di chip.

Seul e Tokyo varano nuove sanzioni contro Pyongyang

Corea del Sud e Giappone si sono allineati alle nuove sanzioni americane in risposta ai test balistici effettuati da Pyongyang negli ultimi mesi. Il ministero degli Esteri di Seul ha annunciato misure ritorsive contro otto entità e sette individui connessi ai programmi di armamenti nordcoreani, inclusi un cittadino di Singapore e uno di Taiwan. Tutti i soggetti in questione erano già stati sottoposti a sanzioni analoghe dagli Stati Uniti tra il 2018 e il 2020. Il ministero degli Esteri giapponese ha annunciato invece l’imposizione di sanzioni a tre persone giuridiche, incluso il Lazarus Group, sospettato di condurre attacchi informatici per conto di Pyongyang.

A cura di Michelle Cabula; ha collaborato Alessandra Colarizi