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In Cina e Asia – Taiwan considererà qualsiasi incursione cinese un “primo attacco”

In Notizie Brevi by Serena Console

  • Taiwan considererà qualsiasi incursione cinese un “primo attacco”
  • Douyin interrompe il live streaming in lingua cantonese
  • In Cina cresce l’industria di bellezza per l’infanzia
  • L’Asia si arma, decolla l’export militare della Corea del Sud 
  • Myanmar verso le elezioni del 2023

 

Taiwan ha effettuato scorte mensili di beni primari, come cibo ed energia, in caso di conflitto con la Cina. Nulla di nuovo o eccezionale, però. Il viceministro dell’Economia taiwanese, Chen Chern-chyi, ha spiegato ai giornalisti che lo stoccaggio energetico è previsto dalla legge, cosa che fanno la Taipower statale e la raffineria statale CPC Corp.

Il governo dell’isola si prepara comunque a nuove minacce cinesi. E rilancia. Taiwan tratterà qualsiasi incursione cinese nello spazio aereo dell’isola come un “primo attacco” da parte del gigante asiatico, segnando così un cambio di passo nella politica di difesa taiwanese. Mentre osserva le minacce cinesi, Taipei tuttavia cerca di migliorare i rapporti con gli alleati della regione.

Per questo Taiwan ha chiesto di avere colloqui con il Giappone per risolvere una vicenda accaduta il 29 settembre scorso, quando una nave della guardia costiera taiwanese, la New Ocean Researcher della National Taiwan University, è stata fermata per 10 ore dalla guardia costiera giapponese perché conduceva un progetto di ricerca scientifico nelle acque contese: Taipei rivendica che la nave dell’università si trovava 69 miglia nautiche al largo della costa sud-orientale taiwanese, mentre Tokyo sostiene che era all’interno della zona economica esclusiva del Giappone di 200 miglia nautiche. Una questione che sarà probabilmente superata in virtù del sostegno che l’esecutivo nipponico offre alla presidente Tsai Ing-wen.

 

Douyin interrompe il live streaming in lingua cantonese

Lingua “irriconoscibile” e quindi stop alla diretta streaming. Diversi influencer di lingua cantonese affermano che le loro sessioni di live streaming su Douyin, la versione cinese dell’app per micro video TikTok, sono state sospese dopo che la piattaforma non ha riconosciuto la lingua. Secondo gli screenshot pubblicati dagli streamer in diretta, i loro programmi sono stati sospesi o per “lingue o testi irriconoscibili”. Stando a quanto scrive il SCMP, ByteDance, proprietario di Douyin e TikTok, non ha risposto a una richiesta di commento sul caso.

Anche in passato si sono verificati episodi simili. Il continuo sforzo della Cina per promuovere l’uso del mandarino è diventato un punto di scontro nel Guangdong, dove viene usato frequentemente il dialetto locale cantonese, oltre al mandarino. Nel 2020, una proposta di legge per cambiare la lingua usata dalle emittenti televisive locali in mandarino ha scatenato una protesta della popolazione.

In Cina cresce l’industria di bellezza per l’infanzia

In Cina, sempre più genitori stanno adottando misure drastiche e dannose per garantire che i propri bambini siano conformi agli standard di bellezza tradizionali. Ai loro occhi, il successo del loro figlio dipenderà tanto dal suo aspetto fisico quanto dalla sua educazione. Ed è per questo necessario intervenire sin dall’infanzia. E gli influencer vengono in aiuto dei genitori se questi sono indecisi sui metodi da adottare. Sui social media cinesi, gli influencer promuovono una vasta gamma di prodotti che, secondo loro, sono utili a correggere le imperfezioni fisiche dei bambini: dall’apparecchio per evitare i denti storti, ai caschi progettati per modellare il cranio di un bambino nella forma desiderata (rotonda anziché piatta), fino ai tutori per le gambe per farle crescere presumibilmente dritte.

I post su questi prodotti spesso raggiungono un pubblico enorme e hanno alimentato la crescita di un’intera industria di bellezza per bambini. Su Xiaohongshu, una piattaforma simile a Instagram, ora ci sono dozzine di promoter che vendono nastri adesivi da applicare sulla bocca dei bambini per evitare una malocclusione dentale o una faccia adenoidea.

L’Asia si arma, decolla l’export militare della Corea del Sud

L’esercito cinese potrebbe fermare la sua crescita e presto potrebbe essere superato dalle forze militari dei Paesi della regione asiatica. Durante i due mandati di Xi Jinping, la Cina ha costruito la più grande marina del mondo, modernizzato il suo esercito permanente e sviluppato un arsenale nucleare e balistico in grado di spaventare le più importanti potenze militari del mondo. La forza dell’esercito cinese potrebbe essere superata durante il prossimo mandato di Xi, quando ci sarà un’accelerazione della corsa agli armamenti dei Paesi chiave dell’Asia-Pacifico. Secondo i dati dell’International Institute for Strategic Studies, con sede a Londra, solo l’anno scorso la spesa per la difesa dei Paesi dell’Asia-Pacifico ha superato i mille miliardi di dollari.

Cina, Filippine e Vietnam hanno raddoppiato la spesa militare nell’ultimo decennio. India, Pakistan e Corea del Sud non sono da meno. Proprio quest’ultima punta a entrare nell’olimpo mondiale delle principali nazioni esportatrici di armamenti grazie alla vendita di sistemi avanzati, aerei e veicoli corazzati in Medio Oriente, Europa e Australia per un valore che si aggira tra i 15 e i 20 miliardi di dollari. Ma anche con un aumento significativo delle vendite di forniture militari, la Corea del Sud non raggiungerà il livello delle nazioni militarmente più avanzate.

Myanmar verso le elezioni del 2023

La giunta militare birmana è sempre più isolata. Il generale del Tatmadaw, Min Aung Hlaing, non è stato invitato al summit dell’Asean in programma dal 10 al 13 novembre in Cambogia. La Cambogia, che detiene la presidenza di turno dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico, ha chiesto al Myanmar di inviare “un rappresentante non politico” ma la giunta avrebbe rifiutato la proposta. È già successo almeno altre quattro volte da quando c’è stato il golpe nel febbraio del 2021: ai rappresentanti della giunta è stato impedito di partecipare agli incontri dell’Asean dopo il fallimento di un piano di pace in cinque punti che era stato stabilito tra Naypyidaw e l’organizzazione regionale nell’aprile dello scorso anno, in particolare a causa dell’opposizione dei militari all’apertura di un dialogo con i leader del movimento filo-democratico. Le pressioni internazionali non sembrano aver ammorbidito l0’amministrazione golpista, che stamani ha annunciato la condanna a dieci anni di carcere del documentarista giapponese Toru Kubota, arrestato a giugno durante una protesta a Yangon.

Nella giornata di ieri, intanto, l’Union Solidarity and Development Party (USDP), il braccio politico della giunta militare, ha nominato uno stretto alleato del generale del Tatmadaw, Khin Yi, come nuovo presidente in sostituzione di Than Htay, che si è dimesso a causa delle sue condizioni di salute. Segnale, questo, che Tatmadaw si stia preparando alle elezioni programmate – per una seconda volta – per l’agosto del 2023.

A cura di Serena Console