blogger australiano

In Cina e Asia – Pechino condanna blogger australiano alla pena di morte sospesa

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Pechino condanna blogger australiano alla pena di morte sospesa
  • Vertice Indo-Pacifico, UE accusata di “doppio standard” verso Gaza
  • China Reinassance Holdings, a un anno dalla scomparsa si dimette il presidente
  • Le ciglia finte “made in China” spingono l’export nordcoreano
  • Cina, i netizen si lamentano della situazione economica del paese sul profilo Weibo dell’ambasciata americana
  • Malaysia, dimezzata la pena dell’ex premier Najib Razak
  • Il Giappone teme una nuova presidenza Trump

Il governo cinese ha condannato un noto dissidente australiano alla pena di morte sospesa per spionaggio. Yang Hengjun, di origini cinesi, si trovava in carcere dal 2019, anno in cui le relazioni tra Pechino e Canberra avevano subito una forte battuta d’arresto dopo l’introduzione di restrizioni sulle operazioni di Huawei in Australia. Secondo il sistema penale cinese, se Yang non commetterà un crimine più grave durante i due anni di detenzione, la pena capitale verrà commutata in ergastolo. Nella mattinata l’ambasciatore cinese è stato convocato dalle autorità australiane che si sono dette “sconvolte da questa decisione”. Il caso rischia di far deragliare l'”appeasement” avviato dal premier Anthony Albanese dopo cinque anni di tensioni diplomatiche e commerciali. In un segno distensivo a ottobre Pechino aveva rilasciato la giornalista australiana Cheng Lei. 

Vertice Indo-Pacifico, UE accusata di “doppio standard” verso Gaza

L’Unione europea dovrebbe “sottolineare il rispetto del diritto internazionale in modo coerente” e “non possono esserci doppi standard per ciò che sta accadendo in Ucraina e in Medio Oriente”. Queste alcune delle dichiarazioni dei ministri degli Esteri asiatici riuniti a Bruxelles il 2 febbraio per il terzo vertice con l’UE. A intervenire durante l’incontro è stata la ministra indonesiana Retno Marsudi, alla quale hanno fatto seguito i commenti a margine della controparte srilankese Ali Sabry. Presto sono arrivate le scuse e i commenti dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell: “Ho detto ai leader europei che dobbiamo prestare molta attenzione a questo, perché la nostra posizione nel conflitto a Gaza potrebbe certamente mettere a repentaglio le nostre relazioni con molti attori nel mondo”. Affermando successivamente, però, che “l’agenda politica è complicata”.

China Reinassance Holdings, a un anno dalla scomparsa si dimette il Ceo

Bao Fan, presidente e fondatore della nota banca d’investimento privata China Reinassance Holdings, si è ufficialmente dimesso lo scorso sabato 3 febbraio. L’annuncio è arrivato il giorno stesso tramite la banca e a quasi un anno dalla scomparsa del banchiere che, è poi emerso, stava collaborando con le autorità cinesi a un’indagine non meglio specificata. Secondo gli analisti la notizia rappresenta un passo avanti nel caso di Bao, ma non è ancora chiaro dove sia l’imprenditore e quale influenza il suo caso avrà sui mercati finanziari.

Le ciglia finte “made in China” spingono l’export nordcoreano

Il 2023 è stato l’anno della ripresa del commercio lungo il confine tra Cina e Corea del Nord, e da allora sono numerosi i prodotti nordcoreani che stanno contribuendo a rabboccare le casse del regime nordcoreano. In particolare ciglia finte e parrucche, che – secondo Reuters – costituiscono circa il 60% dei beni esportati nella Repubblica popolare. Lo rivela un’indagine sui dati doganali convalidata dalle testimonianze di esperti del settore che raccontano come la Corea del Nord stia riuscendo a triangolare la vendita dei beni prodotti sul suo territorio ed aggirare le sanzioni.

Cina, i netizen si lamentano della situazione economica del paese sul profilo Weibo dell’ambasciata americana

L’account Weibo dell’ambasciata americana in Cina si è trasformato per qualche ora in un ritrovo per i netizen cinesi insoddisfatti dallo stato dell’economia del paese. Come raccontato da Bloomberg, il 2 febbraio oltre 50mila utenti hanno commentato in massa sotto un post dell’ambasciata degli Stati Uniti dedicato alla protezione delle giraffe (usandolo come uno spazio libero dalla censura o dai filtri governativi) in reazione alla notizia del crollo del mercato azionario di Shanghai. Lo stesso giorno, infatti, le quotazioni delle azioni sulla borsa cinese hanno raggiunto il livello più basso dal 2018. “La fiducia degli investitori nel mercato cinese è stata scossa da 3 anni di perdite costanti”, ha scritto il Financial Times, secondo il quale il 40% degli intervistati durante un recente evento di Goldman Sachs ha definito il paese asiatico “uninvestable”.

Il Giappone teme una nuova presidenza Trump

Il Giappone teme che la vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni americane possa mettere a repentaglio anni di sforzi collettivi per contenere la Cina. Lo hanno rivelato a Reuters sei funzionari giapponesi, che hanno parlato in via confidenziale, preoccupati dalla possibilità che una nuova amministrazione Trump possa indebolire il supporto di Washington a Taiwan, adottare nuove misure protezionistiche o siglare accordi bilaterali con Pechino senza consultare gli alleati. Ad aprile il primo ministro giapponese Fumio Kishida andrà in visita negli Stati Uniti ma, visti i recenti scandali che hanno travolto il suo governo, non è detto che sarà ancora lui il premier quando si voterà negli Stati Uniti, il prossimo novembre. Con tutta probabilità, alle elezioni sarà Trump il candidato del Partito Repubblicano che sfiderà l’attuale presidente, Joe Biden. Proprio al fine di tranquillizzare alleati ed elettori, domenica 4 febbraio, l’imprenditore ha ventilato ai microfoni di Fox News dazi fino al 60% sui prodotti importati dalla Cina, in caso di vittoria.

Malaysia, dimezzata la pena dell’ex premier Najib Razak

Il 2 febbraio la Commissione per la grazia della Malaysia ha annunciato di aver dimezzato la pena dell’ex primo ministro Najib Razak, in carcere da agosto del 2022 dopo che nel 2020 era stato condannato a 12 anni per corruzione all’interno dello scandalo 1MDB. La pena di Najib si riduce quindi a 6 anni, una condizione che gli permetterà di chiedere la libertà vigilata già il prossimo anno e, se accettata, di uscire ad agosto 2026. Secondo i critici, dietro il suo perdono parziale ci sarebbe l’attuale premier, Anwar Ibrahim, che nega. Il dimezzamento della pena di Najib è stato uno degli ultimi atti da sovrano (la figura che ha il potere di concedere la grazia ai detenuti) del sultano Abdullah di Pahang. In Malaysia esiste infatti un sistema di rotazione della figura del re tra i leader delle 9 famiglie reali del paese: dal 31 gennaio il nuovo sovrano è il sultano Ibrahim Iskandar di Johor.

A cura di Sabrina Moles e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi