I titoli di oggi:
- Mar Rosso, dagli Houthi rassicurazioni alle navi cinesi e russe
- L’Australia smentisce i commenti di Pechino su un incidente navale di novembre
- Cina, circa il 70% dei cinesi supporta la leadership di Xi Jinping
- Hong Kong non è più la città più longeva al mondo
- Le difficoltà della comunità LGBTQ+ in Cina
- Cina e inverno demografico: nuove misure per l’“economia d’argento”
- La Cina protesta contro la decisione del Canada di interrompere la cooperazione scientifica in settori sensibili
- Thailandia: 50 anni di carcere per lesa maestà
I ribelli yemeniti Houthi, i cui attacchi stanno ostacolando il traffico marittimo nel Mar Rosso, garantiscono un “passaggio sicuro” alle navi cinesi e russe. Lo ha detto Mohammed al Bukhaiti, uno dei leader dell’ufficio politico dei miliziani filo iraniani, al quotidiano russo Izvestia. “La follia e l’idiozia degli Stati Uniti e del Regno Unito si sono ritorte contro di loro: d’ora in poi nessuna delle loro navi potrà attraversare una delle principali rotte commerciali al mondo”, ha detto al Bukhaiti, aggiungendo che “per altri paesi, tra cui Cina e Russia, il trasporto marittimo nella regione non è a rischio”. “Siamo anche pronti a garantire il passaggio sicuro delle loro navi nel Mar Rosso”, ha aggiunto il rappresentante degli Houthi. Solo pochi giorni fa Bloomberg aveva riportato come almeno cinque navi, transitando nel Mar Rosso, hanno recentemente segnalato la presenza di equipaggio cinese a bordo proprio per evitare attacchi.
L’Australia smentisce i commenti di Pechino su un incidente navale di novembre
Durante una conferenza stampa a Canberra l’ambasciatore cinese in Australia, Xiao Qian, ha contestato la decisione del governo australiano di complimentarsi con Taiwan per il regolare svolgimento delle elezioni dello scorso 13 gennaio e per la vittoria di Lai Ching-te del Partito Progressista Democratico (DPP). Come riportato dal Guardian, l’ambasciatore cinese ha poi spento le speranze per il rilascio dello scrittore australiano Yang Hengjun e negato che sia stata la marina cinese ad aver innescato un incidente con alcuni sub australiani lo scorso novembre, alludendo al fatto che potrebbe essere stata una nave giapponese. Giovedì sia Tokyo che il primo ministro australiano Anthony Albanese hanno smentito le parole di Xiao. “È molto chiaro cosa è successo”, ha detto il premier.
Cina, circa il 70% dei cinesi supporta la leadership di Xi Jinping
Tra giugno e novembre del 2020 dei ricercatori della University of Southern California e della Hoover Institution dell’Università di Stanford hanno chiesto ad alcuni cittadini cinesi, tramite un sondaggio anonimo online, quanto sostenessero il Partito comunista e Xi Jinping. Come riportato dall’Economist, per aggirare la reticenza dei cinesi ad esprimere opinione politiche i ricercatori hanno utilizzato un metodo d’indagine detto “esperimento di lista”, che permette di ricavare dei risultati anche senza ricevere risposte dirette alle domande. Analizzando i dati, pubblicati a gennaio, i ricercatori hanno stabilito che tra il 50 e il 70% degli intervistati supporta il Pcc e tra il 65 e il 70% supporta Xi. Quest’ultimo è un dato molto superiore a quello di tanti leader occidentali, ma non corrisponde a quanto sostenuto dalla leadership, che – citando altri studi accademici altrettanto autorevoli – ha più volte affermato di godere di un supporto praticamente assoluto.
Hong Kong non è più la città più longeva al mondo
Hong Kong non è più il luogo più longevo al mondo. Al primo posto si troverebbe ora il Giappone. È quanto emerso dalle ultime statistiche pubblicate dal governo municipale, aggiornate al 2022: la speranza di vita per le donne di Hong Kong si attesta a 86,8 anni, sotto solo agli 87,1 delle loro controparti giapponesi. L’aspettativa di vita degli uomini della regione amministrativa speciale cinese è di 80,7 anni, al pari di Singapore ma inferiore a Svezia, Giappone e Norvegia. A far indietreggiare la città nelle classifiche globali contribuirebbero i disordini sociali e la crisi pandemica, ma anche il crescente costo della vita (recenti stime la posizionano al quinto posto tra le città più care al mondo nel 2023) e l’incertezza sul futuro.
Le difficoltà della comunità LGBTQ+ in Cina
Jessie Lau sul Guardian racconta le difficoltà che interessano la vita delle persone queer e trans in Cina. Negli ultimi anni, la comunità LGBTQ+ del paese è stata colpita dal più ampio giro di vite di Pechino su società civile e movimenti dal basso. A pesare sulla sua sopravvivenza c’è anche il controllo governativo su internet e media contro i modelli considerati “non allineati” ai valori tradizionali promossi dal Partito. Secondo un sondaggio condotto nel 2017 dalla nota Ong Beijing LGBT Center (che lo scorso maggio è stata costretta a chiudere a causa di circostanze descritte come “inevitabili”) su 1640 persone trans e con identità non binarie, tutte tranne sei hanno dichiarato di aver subito violenza domestica. La discriminazione passa anche per le vie istituzionali: non è raro incorrere in detenzione forzata e accuse arbitrarie, anche nei confronti di chi aiuta le vittime a fuggire dagli abusi legati alla loro identità o al loro orientamento sessuale.
Cina e inverno demografico: nuove misure per l’“economia d’argento”
Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato cinese ha presentato una serie di misure per promuovere la cosiddetta “economia d’argento”, annunciando un aumento degli investimenti per i servizi dedicati agli anziani. I dati ufficiali riportano che nel 2023 la popolazione di età pari o superiore ai 60 anni ha toccato i 297 milioni (oltre il 20% del totale) e si prevede di scavalcare il mezzo miliardo entro il 2050: una rapida crescita che gli analisti riconoscono come una minaccia per gli obiettivi economici fissati per il prossimo decennio, tra cui figurano l’aumento dei consumi interni e la riduzione del debito pubblico. Ad oggi la silver economy ha raggiunto un valore di 7mila miliardi di yuan (circa il 6% del PIL totale nazionale) e si prevede che si toccheranno i 30 mila miliardi di yuan entro il 2035.
La Cina protesta contro la decisione del Canada di interrompere la cooperazione scientifica in settori sensibili
Il 16 gennaio il Canada ha deciso di interrompere le collaborazioni scientifiche in settori sensibili – come robotica o tecnologia quantistica – con i ricercatori cinesi connessi a una lista di università che Ottawa ritiene avere legami con le autorità militari e della Difesa di Pechino. Secondo il governo canadese la misura, che colpisce anche studiosi di nazionalità russa e iraniana, è volta a proteggere la propria “sicurezza nazionale”. Come riportato dal Global Times, l’ambasciata cinese in Canada ha espresso “profonda insoddisfazione” contro quella che ha definito essere una decisione “politica” e un “pretesto”. Pechino ha sottolineato i vantaggi reciproci della cooperazione scientifica con Ottawa, chiedendo al Canada di abbandonare la “mentalità da guerra fredda” per ricreare le condizioni necessarie allo sviluppo delle relazioni bilaterali.
Thailandia: 50 anni di carcere per lesa maestà
Un ex attivista pro democrazia della Thailandia è stato condannato a 50 anni di reclusione con l’accusa di aver contestato la monarchia sui social media. Lo ha denunciato giovedì un’associazione locale per i diritti umani, secondo cui il 30enne Mongkol Thirakot, già condannato a 28 anni di reclusione da una corte inferiore, è stato riconosciuto colpevole di altri 11 capi d’imputazione da una corte d’appello di Chiang Rai. Come evidenziato dalla stampa locale, la sentenza a carico dell’uomo è la più pesante mai comminata per il reato di lesa maestà in Thailandia.
A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi