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In Cina e Asia – Le proteste sui mutui raggiungono varie parti della Cina

In Notizie Brevi by Agnese Ranaldi

I titoli di oggi:

  • Le proteste sui mutui raggiungono varie parti della Cina
  • Gli Usa lanciano nuova indagine a carico di Huawei
  • In barba alle sanzioni americane, SMIC produce chip avanzati
  • Usa: le leggi cinesi sulla sicurezza dei dati ostacolano le indagini penali

Continuano le proteste sul pagamento di mutui contratti per l’acquisto di alcuni immobili di cui è stata bloccata la costruzione, mentre le autorità locali si sono rivolte a un gestore di crediti inesigibili per risolvere la crisi. Le manifestazioni, cominciate nello Henan, si sono espanse in altre aree del paese. Gli acquirenti di Wuhan hanno manifestato mercoledì davanti all’ufficio di un regolatore bancario, minacciando anche interrompere i pagamenti. Le autorità cinesi devono affrontare il diffuso malcontento dei cittadini che hanno investito i propri risparmi nei progetti abitativi in sospeso.

La Greenland Holdings Corp., l’azienda sostenuta da fondi pubblici responsabile della costruzione delle case, ha avuto problemi di liquidità e aveva venduto in anticipo gli appartamenti l’anno scorso impegnandosi a consegnarli entro la fine del 2022. Gli acquirenti, tuttavia, lamentano il fatto che la costruzione degli immobili è rimasta sospesa per almeno nove mesi. Le autorità locali dello Henan hanno quindi incaricato la Henan Asset Management Corporation per risolvere la crisi immobiliare. Un gruppo di lavoro collaborerà con i costruttori per risolvere i problemi di finanziamento e rilanciare i progetti in fase di stallo. La crisi del sistema bancario si aggiunge alle perduranti difficoltà del settore immobiliare gravando sulla popolazione già provata dalle restrizioni anti-Covid.

Gli Usa lanciano nuova indagine a carico di Huawei

Il governo degli Stati Uniti ha avviato un’indagine sull’azienda cinese Huawei, temendo possa raccogliere informazioni sensibili sulle sue basi militari e trasmetterle direttamente a Pechino. Le apparecchiature prodotte dal colosso di Shenzhen sono installate su delle torri cellulari vicine ad alcuni silos missilistici statunitensi, e potrebbero captare informazioni su esercitazioni militari e movimenti del personale del sito. Crystal Rhoades, commissario dell’autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni del Nebraska, ha segnalato ai media il rischio rappresentato dalla vicinanza tra alcune torri cellulari di proprietà di Viaero – azienda di telefonia mobile che utilizza apparecchiature prodotte da Huawei –  e i silos in cui sono conservati i missili balistici intercontinentali (ICBM) nella parte occidentale dello Stato. Questi missili trasportano testate nucleari a lungo raggio e sono un obiettivo sensibile per l’intelligence statunitense. Le fonti intervistate da Reuters hanno affermato che il Dipartimento del Commercio aveva avviato l’indagine subito dopo l’insediamento di Joe Biden, in seguito all’estensione dei poteri investigativi dell’agenzia da parte dell’esecutivo. Huawei non ha risposto a una richiesta di commento, mentre in una dichiarazione dell’ambasciata cinese a Washington si legge che “il governo degli Stati Uniti abusa del concetto di sicurezza nazionale” per fare pressione sulle aziende cinesi che operano nel paese, “senza fornire alcuna prova concreta che esse costituiscano una minaccia”.

In barba alle sanzioni americane, SMIC produce chip avanzati

Il colosso cinese dei chip Semiconductor Manufacturing International Corp. (SMIC) continua a produrre tecnologie d’avanguardia nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti per arrestarne l’avanzata. Dal 2020 gli Stati hanno vietato alla SMIC la vendita senza licenza di attrezzature che possono essere utilizzate per fabbricare semiconduttori da 10 nanometri o più avanzati, ma secondo TechInsights l’azienda cinese avrebbe messo a punto semiconduttori per l’estrazione di Bitcoin costruiti con tecnologia a 7 nm. Come sottolinea Bloomberg, si tratta di un passo avanti rispetto alla misura precedente di 14 nm, in quanto più si riduce la larghezza dei transistor più si producono chip veloci ed efficienti. In seguito alla notizia, gli azionisti hanno premiato la SMIC, che è salita fino all’1,9% alla borsa di Hong Kong. I progressi dell’azienda cinese non solo si innestano nella dura competizione sino-statunitense sul settore tecnologico, ma arrivano anche in un momento in cui la comunità internazionale è impegnata ad assicurarsi che Pechino non venda tecnologie strategiche a Mosca da impiegare nel conflitto in Ucraina. La SMIC, inoltre, era stata inserita dall’amministrazione Trump nella lista nera delle aziende che costituivano una minaccia per la sicurezza nazionale statunitense. Un portavoce del Dipartimento del Commercio ha dichiarato che anche l’amministrazione Biden continuerà a lavorare per garantire controlli efficaci sulla produzione di semiconduttori.

Usa: le leggi cinesi sulla sicurezza dei dati ostacolano le indagini penali

Le autorità degli Stati Uniti hanno sempre più difficoltà nel raccogliere informazioni per indagini penali a causa dei regolamenti introdotti da Pechino che impongono alle aziende straniere di conservare i dati dei propri clienti su server con base in Cina. È quanto ha dichiarato la sostituta procuratrice degli Stati Uniti a Brooklyn, Carolyn Pokorny, durante una conferenza sulla sicurezza informatica che si è tenuta alla Fordham University di New York. Spostando i dati nella Repubblica popolare cinese, i fornitori di servizi ostacolano il normale svolgimento delle perquisizioni disposte dalle autorità americane e “mettono sempre più spesso le prove dei crimini fuori dalla portata dei pubblici ministeri e degli agenti”, ha dichiarato Pokorny. Questo controllo, secondo la Sostituta procuratrice, rientrerebbe in una strategia di Pechino per tenere sotto controllo i dissidenti politici residenti all’estero. Il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington Liu Pengyu ha affermato che gli Stati Uniti, in virtù di un trattato di mutua assistenza legale firmato nel 2001, sono titolati a chiedere direttamente l’aiuto della Cina in materia di giustizia penale.

A cura di Agnese Ranaldi