In Cina e Asia – Le reazioni dei netizen cinesi agli attentati di Bruxelles

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– Le reazioni dei netizen cinesi agli attentati di Bruxelles
– La stampa cinese ironizza sulla storica visita di Obama a Cuba
– Nel Mar cinese meridionale volano accuse incrociate, proiettili e bombe incendiarie
– Aung San Suu Kyi farà parte del nuovo governo birmano
– Al via il progetto di cooperazione tra Cina e i paesi lungo il Mekong
– La Cina contro la riforma dei libri scolastici in Giappone
– Ritocchi al botteghino: la Cina ritira dalle sale «Ip Man 3»Le reazioni dei netizen cinesi agli attentati di Bruxelles

Ad appena un’ora dall’attentato all’aeroporto di Bruxelles, l’hashtag Brussels Airport Explosions (#布鲁塞尔机场爆炸#) era già trending topic sui social cinesi. Molte le foto riprese dai netizen in seguito al secondo attacco, quello avvenuto alla stazione della metro di Maelbeek. Nonostante tra le vittime pare ci siano cinesi, su Weibo dominano i messaggi di cordoglio e solidarietà. «Appena appreso quanto successo a Bruxelles, ho subito provato un grande dispiacere. Esprimete ad amici e famigliari il vostro affetto che nessuno sa cosa accadrà domani» scrive Zchlerland aggiungendo l’emoticon di una candela ardente.

«Non mi arrenderò mai, non smetterò mai di sperare nella pace», è il commento di Mr Jiong Fei. Qualcuno si chiede per quale ragione l’Europa continui ad accogliere immigrati musulmani e definisce i morti nell’ultimo attentato «sfortunate vittime». Qualcun’altro più praticone, invece, si preoccupa della sospensione dei voli aerei. Intanto il premier belga, Charles Michel, ha annullato il suo viaggio in Cina. Il primo ministro avrebbe dovuto prendere parte al Boao Forum in corso sull’isola di Hainan.

La stampa cinese ironizza sulla storica visita di Obama a Cuba

«Il riavvicinamento a Cuba implica una rinuncia all’arroganza Usa» titola l’agenzia di stato Xinhua, mentre il quotidiano in lingua inglese China Daily si è espresso con un editoriale sulla fallimentare strategia del «cambio di regime» portata avanti da Washington per decenni.
Pechino, da tempo tra i principali promotori di una sospensione dell’embargo statunitense contro l’Havana, intrattiene un rapporto privilegiato con il paese caraibico in virtù della comune fede «rossa», ma non solo.

Negli ultimi anni, calcoli economici – più che ideologici – hanno spinto il gigante asiatico a cementare la propria influenza in America Latina. La Cina è ormai il secondo mercato di sbocco per l’export in uscita dalla regione, mentre gli scambi bilaterali sono cresciuti del 23 per cento nel periodo 2000-2013. In quest’ottica la distensione tra Cuba e Stati Uniti non potrà che giovare anche al Dragone, spiega al New York Times Su Hao, professore presso China Foreign Affairs University: «L’economia cubana si evolverà e di questo beneficerà anche la Cina».

Nel Mar cinese meridionale volano accuse incrociate, proiettili e bombe incendiarie

Dopo che nel weekend l’Indonesia ha proceduto all’arresto di otto cinesi per pesca illegale in acque territoriali indonesiane, nella giornata di martedì Taiwan ha riferito che due imbarcazioni per la pesca dei tonni con palamito sono state allontanate a suon di pallottole mentre passavano lo Stretto di Malacca. Secondo il premier taiwanese Chang San-cheng potrebbe trattarsi di un’incursione pirata, ma non è da escludersi il coinvolgimento di navi governative.

Intanto, il ministero degli esteri cinese ha fatto sapere che giorni fa pescherecci filippini avrebbero risposto con il lancio di bombe incendiarie al tentativo di sgombero da parte della guardia costiera cinese in prossimità dello Scarborough Shoal, lo scoglio rivendicato tanto da Pechino quanto da Manila e già scenario di tensioni nel 2012. L’ultimo braccio di ferro segue di poco l’annuncio ufficiale che il nuovo accordo di difesa Usa-Filippine (siglato nel 2014 ma avvallato dal parlamento filippino soltanto a gennaio) concederà a Washington l’accesso alla base militare area di Antonio Bautista, situata sull’isola di Palawn, proprio di fronte ad uno degli arcipelaghi contesi tra Cina e vicini rivieraschi.

Aung San Suu Kyi farà parte del nuovo governo birmano

La «Lady» è l’unica donna nella lista dei 18 ministri presentata ieri dall’esecutivo del neoeletto presidente, Htin Kyaw, anche se non è ancora ben chiaro a quale dicastero verrà assegnata. Secondo indiscrezioni della stampa birmana, il suo portfolio dovrebbe includere il ministero degli esteri, quello dell’energia e dell’educazione oltre all’ufficio presidenziale.

Se confermata, l’assunzione dei nuovi incarichi costringerà il premio Nobel a rinunciare ai suoi ruoli di parlamentare e leader della Lega Nazionale per la Democrazia, come stabilisce la costituzione. La lista verrà discussa giovedì, ma non è stata rilasciata alcuna deadline per l’assegnazione ufficiale delle posizioni.

Al via il progetto di cooperazione tra Cina e i paesi lungo il Mekong

Quest’oggi si è aperto a Sanya, sull’isola cinese di Hainan, il primo incontro dedicato alla cooperazione tra la Cina e i paesi della regione del Mekong (Vietnam, Cambogia, Laos, Myanmar e Thailandia). Il nuovo format, che prende il nome di Lancang-Mekong Cooperation (Lmc), punta a rafforzare la collaborazione in tre settori principali: politica e sicurezza; sviluppo sostenibile ed economico; scambi culturali e sociali tra i popoli.

Mentre il forum viene incontro ad alcuni crucci comuni, come l’allarme siccità a valle, il dilagare del terrorismo nel sud est asiatico e la recrudescenza del narcotraffico, per Pechino costituisce l‘ennesima piattaforma con cui creare sinergia lungo la Nuova Via della Seta e ricucire gli strappi causati dai contenziosi marittimi (con Hanoi) e da un «business model» spregiudicato (in Myanmar).

La Cina contro la riforma dei libri scolastici in Giappone

La Cina ha presentato formale protesta nei confronti del governo giapponese riguardo alla revisione di alcuni libri di testo approvati dal ministero dell’educazione nipponico. I manuali – che verranno adottati a partire dall’aprile 2017 – sminuiscono il Massacro di Nanchino e attribuiscono al Giappone la sovranità delle isole contese Diaoyu/Senkaku, ha dichiarato Pechino.

Secondo le linee guida approvate da Tokyo nel gennaio 2014, gli editori sono tenuti a riportare i fatti in base alle posizioni ufficiali del governo nipponico. Stando a quanto annunciato dalle autorità giapponesi, con l’ultimo screening (il primo dall’implementazione delle nuove regole) i testi delle scuole superiori riportano un 60 per cento di informazioni in più sulle dispute territoriali, specie per quanto riguarda le Senkaku e le Takeshima contese con la Corea del Sud. Pare che molti dei manuali revisionati contenessero riferimenti alle «comfort women», le donne asiatiche schiavizzate dai soldati giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ritocchi al botteghino: la Cina ritira dalle sale «Ip Man 3»

Ennesimo caso di ritocchi al botteghino. La Cina ha sospeso per un mese la proiezione nelle sale del film «Ip Man 3», terzo episodio della saga di successo dedicata al famigerato maestro di Kung Fu, mentore di Bruce Lee. Stando ai numeri ufficiali, la pellicola avrebbe incassato oltre 500 milioni di yuan (circa 68 milioni di euro) nei primi quattro giorni, balzando in testa alla classifica del box office.

Peccato si sia trattato di un «gioco di prestigio» della Beijing Max Screen per attrarre il pubblico nelle sale. La casa di distribuzione – affermano le autorità cinesi – ha acquistato per il suo «Ip Man 3» biglietti fino a 8,6 milioni di dollari, che figurano «incassati» grazie a 7.600 proiezioni fantasma. Un trucco ampiamente applicato oltre la Muraglia. «La frode sui biglietti è diventato un serio problema, e sta danneggiando il cinema cinese», ha avvertito il direttore dell’Ufficio per la Cinematografia, Zhang Hongsen.