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In Cina e Asia – Forum sul Tibet. Wang Yi difende l’integrità territoriale della Cina

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Forum sul Tibet. Wang Yi difende l’integrità territoriale della Cina
  • Il settore delle auto elettriche cinesi continua a crescere, nonostante le perdite
  • He Lifeng, lo zar della diplomazia economica cinese
  • Semiconduttori, cala la quota di Taipei e cresce il vantaggio di Pechino
  • Spazio, la Cina vuole espandere la stazione Tiangong

Ieri, in occasione di un forum sul Tibet, il ministro degli Affari Esteri cinese Wang Yi ha invitato le nazioni della regione himalayana a “mantenere congiuntamente l’unità regionale e rispettare la sovranità e l’integrità territoriale reciproche”. Il forum si è svolto nella città cinese di Nyingchi, a 160 km dall’Arunachal Pradesh, amministrato dall’India ma che la Cina rivendica come parte dello “Zangnan”, il Tibet meridionale. Qualche settimana fa Pechino ha irritato Nuova Delhi includendo l’area in una nuova mappa dei suoi confini. Ma la controversia ha origini lontane. Nel 2020 si sono verificati scontri violenti lungo il confine conteso in cui sono rimasti uccisi 20 soldati indiani e 4 cinesi. Quest’anno, come nei precedenti due cicli del dialogo trans-himalayano (che ha visto la partecipazione di funzionari di Nepal, Pakistan, Afghanistan e Mongolia) i rappresentanti di Nuova Delhi non si sono presentati.

Nelle scorse ore è stato reso noto che la polizia indiana è impegnata in interrogatori di giornalisti e attivisti social legati al portale di notizie NewsClick. L’attenzione sarebbe rivolta a un sospetto finanziamento illegale da parte del miliardario statunitense Neville Roy Singham, ma soprattutto a uno scambio di mail su “come creare una mappa dell’India senza il Kashmir e mostrare l’Arunachal Pradesh come area contesa”. La polizia ha anche dichiarato al tribunale che il fondatore del sito avrebbe cospirato per sabotare le elezioni del 2019.

Il settore delle auto elettriche cinesi continua a crescere, nonostante le perdite

Tra aprile e giugno 2023 Nio, uno dei maggiori produttori cinesi di auto elettriche, ha perso l’equivalente di 835 milioni di dollari, circa 35 mila dollari per ogni automobile venduta. Eppure il settore cinese dei veicoli elettrici è uno di quelli che si sta espandendo con maggiore forza e velocità nel paese. Come riportato dal New York Times, l’export di auto elettriche dalla Cina è aumentato dell’851% negli ultimi tre anni. Nonostante le perdite, l’industria continua ad avanzare grazie soprattutto al forte sostegno statale alle imprese, ma non solo. Le aziende cinesi dominano in uno dei segmenti cruciali della catena di approvvigionamento del settore, ovvero nella produzione di batterie, e riescono ad abbattere i prezzi di vendita grazie al grande tasso di automatizzazione ed efficienza produttiva. La competizione tra i vari brand è inoltre uno stimolo allo sviluppo di nuove tecnologie, e negli ultimi tempi sono anche aumentate le collaborazioni con i marchi europei, come Volkswagen. Si prevede che nei prossimi anni i produttori cinesi di auto elettriche si espanderanno più o meno in tutti i mercati mondiali, eccetto forse quello statunitense. Le ultime due amministrazioni americane hanno infatti imposto dazi ai marchi cinesi e garantito sussidi alle aziende nazionali del settore.

He Lifeng, lo zar della diplomazia economica cinese

Il vicepremier He Lifeng è l’uomo di punta della Cina per quanto riguarda il dialogo economico e finanziario con i paesi sviluppati. Come riportato dal South China Morning Post, i media statali lo hanno più volte definito come il “principale rappresentante” nei colloqui finanziari di alto livello che le delegazioni cinesi hanno tenuto con Germania, Stati Uniti, Francia e Unione Europea. Visto che Pechino non è solita annunciare pubblicamente la distribuzione dei portafogli tra i propri vicepremier, è da questi dettagli che si può capire l’effettivo ruolo di He. Domenica proprio la sua delegazione ha raggiunto un accordo in 25 punti con Berlino per la cooperazione economica tra i due paesi. He è inoltre stato nominato ad aprile come direttore dell’ufficio generale della Commissione centrale per gli affari finanziari ed economici, il massimo organo di coordinamento politico del Pcc per le questioni economiche, e il 22 settembre è diventato il rappresentante di Pechino all’interno dei nuovi gruppi di lavoro congiunti tra Cina e Stati Uniti su economia e finanza. Tutti ruoli che fanno intendere che abbia maggiori responsabilità sull’economia rispetto al suo predecessore, Liu He.

Semiconduttori, cala la quota di Taipei e cresce il vantaggio di Pechino

Secondo un rapporto della società di ricerche di mercato IDC, la quota delle fonderie di Taiwan nella catene di produzione globale di semiconduttori (che ne copre la fabbricazione e assemblaggio) è destinata a diminuire nei prossimi anni: dal 46% del 2023 al 43% entro il 2027. Dati i nuovi regolamenti e le tensioni geopolitiche, quella della Repubblica popolare cinese continuerà a crescere, con un aumento del 2% previsto per i prossimi quattro anni.

Dopo una scoperta del team dell’Università dello Zhejiang che potrebbe regalare a Pechino un netto vantaggio nella “guerra dei chip” con gli Usa, ora Huawei sarebbe impegnata nella creazione di infrastrutture per la produzione di chip nelle aree meridionali della Cina. Lo ha riportato Bloomberg martedì scorso, secondo cui quattro società taiwanesi starebbero assistendo il colosso tech. Non è chiaro, tuttavia, se i rapporti tra le aziende violino le sanzioni commerciali imposte a Huawei dagli Stati Uniti. Il ministro dell’Economia taiwanese Wang Mei-hua ha comunicato che indagherà sulla questione, ma che sulla base delle informazioni attuali “le aziende offrono servizi nei processi di protezione delle acque reflue e dell’ambiente e non sono coinvolte in tecnologie critiche”.

Spazio, la Cina vuole espandere la stazione Tiangong

La Cina ha in programma di espandere la propria stazione spaziale Tiangong, pienamente operativa dalla fine del 2022, portandola dagli attuali tre a sei moduli. Come riportato da Reuters, si prevede che la Tiangong abbia un’aspettativa di “vita” di altri 15 anni, cinque in più rispetto a quanto affermato in passato. Dopo essere aumentata di dimensioni, la stazione spaziale cinese potrebbe aprire le porte anche agli astronauti di altri paesi, rappresentando così un’alternativa alla Stazione spaziale internazionale (ISS) della NASA, che dovrebbe essere dismessa dopo il 2030. Anche a seguito del passaggio a sei moduli, comunque, la Tiangong sarebbe grande solo il 40% dell’ISS e potrebbe ospitare un massimo di 7 astronauti (rispetto ai 3 attuali).

A cura di Francesco Mattogno e Vittoria Mazzieri