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In Cina e Asia – Cina, nuovo piano per l’uso dei robot

In Notizie Brevi by Redazione

 

  • Cina, nuovo piano per l’uso dei robot
  • Covid: “L’80% della popolazione cinese è già stata infettata”
  • Bonus di Capodanno ridotti per i “colletti bianchi” cinesi
  • Il lassismo dei funzionari al Gran Gala per il Capodanno
  • Progetti BRI con materiali “difettosi”
  • Giappone: “Il calo demografico minaccia le funzioni sociali”
  • L’India censura il documentario della BBC su Modi
  • La Corea del Sud vuole aumentare gli straordinari e renderli flessibili

 

Cina, nuovo piano per l’uso dei robot

Accelerare l’applicazione della robotica in 10 settori, dall’agricoltura al manifatturiero, ma anche nei servizi logistici, nell’istruzione e nel comparto sanitario. È l’obiettivo del Piano d’azione “Robotic +” (“«机器人应用行动实施方案”), rilasciato lo scorso venerdì dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione e da altre 17 agenzie governative. Nel 2021 Pechino ha avviato un piano quinquennale per aumentare la propria “densità robotica”: in quell’anno, con 322 robot ogni 10 mila persone, la Cina per la prima volta ha superato gli Stati Uniti e si è collocata al quinto posto su scala internazionale. Pechino sta abbracciando la cosiddetta strategia di “rimpiazzare gli esseri umani con le macchine” (机器换人) per tentare di contrastare gli effetti che la crisi demografica (nel 2022 il paese ha registrato la prima recessione demografica degli ultimi sessant’anni) potrebbe avere sulla futura disponibilità di manodopera: secondo le stime del governo, nel 2025 il settore manifatturiero sperimenterà una carenza di circa 30 milioni di lavoratori. Intenti di questo genere sono riscontrabili anche su scala locale: la scorsa settimana la città di Shanghai (che secondo le autorità locali ha raggiunto una capacità robotica di 75 mila unità) ha presentato un piano simile per diventare un polo industriale della robotica entro il 2025.

Covid: “L’80% della popolazione cinese è già stata infettata”

Anche se i viaggi per il capodanno lunare potrebbero diffondere la pandemia in alcune aree, la possibilità di un rimbalzo su larga scala del Covid in Cina è improbabile perché il virus “ha già infettato l’80% della popolazione”. È quanto sostiene Wu Zunyou, capo epidemiologo del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Pechino, in una dichiarazione riportata dalla Reuters. L’opinione di Wu combacia con quelle di altri esperti sanitari cinesi, per i quali, con il picco dell’ondata epidemica ormai raggiunto, la Cina si appresta ad affrontare un progressivo calo del numero di infezioni e morti. Proprio sulla credibilità dei numeri pubblicati dalla Repubblica popolare c’è invece largo scetticismo da parte occidentale. Pechino ha dichiarato 13.000 nuovi decessi dal 12 al 19 gennaio – da sommare ai 65.000 circa totali -, ma per la società di analisi britannica Airfinity il numero di morti per la settimana del capodanno potrebbe raggiungere la cifra di 36.000 al giorno.

Bonus di Capodanno ridotti per i “colletti bianchi” cinesi

Meno bonus, meno soldi. Da un sondaggio condotto dalla piattaforma di reclutamento online Zhilin Zhaopin è emerso che il consueto bonus di Capodanno (年终奖) per i “colletti bianchi” cinesi è sceso del 17,6% rispetto al 2021, e che solo il 76% degli intervistati lo ha ricevuto, rispetto al 98% del 2021. Il rapporto ha anche esposto una differenza di genere: i bonus ricevuti dai dipendenti maschi sono in media un quarto in più rispetto alle loro controparti femminili. Quanto emerso riflette una situazione difficile per le aziende, dopo anni di politica “Zero Covid” e di multe e restrizioni applicate dal governo alle società dei settori sensibili in ottica di rettifica. Sul web molti hanno denunciato licenziamenti diffusi, anche nei grandi colossi del tech: di recente la piattaforma di video-streaming Bilili e quella di microblogging Weibo hanno licenziato centinaia di dipendenti per “ottimizzare il business”. O, ancora, la società del motore di ricerca Baidu ha cancellato il bonus annuale per tutti i dipendenti in seguito a una nuova tornata di licenziamenti.

 

 Il lassismo dei funzionari al Gran Gala per il Capodanno

Come di consueto, il Gran Galà per il Capodanno lunare, lo show televisivo più guardato dai cinesi alla vigilia, torna a far parlare di sé. Criticato in passato per il cattivo gusto e le allusioni razziste, quest’anno lo spettacolo è stato invece apprezzato per la “realisticità” dei temi trattati. Lo sketch “La buca”, ad esempio, ha catalizzato l’attenzione sul problema dell’inerzia dei funzionari statali, raccontando la storia del “Direttore Hao”, colpevole di aver lasciato una buca sul manto stradale per mesi, attribuendo la responsabilità dei ritardi ad altri. La scenetta – che si è guadagnata il plauso della Commissione disciplinare del partito – su Weibo ha attratto 800 milioni di visualizzazioni. “Almeno il Gala per la Festa di Primavera ha avuto il coraggio di dire la verità”, ha commentato un utente.

Progetti BRI con materiali “difettosi”

A pochi anni dalla sua inaugurazione (2016), le otto turbine di una diga costruita dalla Cina in Ecuador presentano complessivamente più di 17.000 crepe: il timore che la struttura possa rompersi è reale e si parla già di trasferirne una parte altrove. In un lungo reportage, il Wall Street Journal racconta tutti i problemi di sicurezza legati alla centrale idroelettrica Coca Codo Sinclair, ovvero la più grande fonte di energia dell’Ecuador e il più grande progetto infrastrutturale (2,7 miliardi di dollari) della storia del paese. È stata costruita da un’azienda cinese, la Sinohydro, e finanziata per l’85% del suo costo dalla China Development Bank nell’ambito della Belt and Road Iniziative (BRI) di Pechino. Secondo i funzionari ecuadoriani, i problemi strutturali della diga sono legati all’utilizzo di acciaio difettoso importato dalla Cina. Non sarebbe la prima volta per un progetto BRI: difetti di costruzione simili sono stati riscontrati in centrali idroelettriche realizzate in Pakistan e in Uganda, e materiali scadenti sarebbero stati utilizzati anche per edificare una serie di case in Angola e circa 200 scuole nello stesso Ecuador.

La Coca Codo Sinclair è stata costruita per volontà dell’ex presidente Rafael Correa, che durante il suo mandato (2007-2017) ha usufruito di 18 miliardi di dollari di prestiti dalla Cina. Diversi politici e attivisti ecuadoriani parlano di “progetti inadeguati” e “mancanza di trasparenza” nei finanziamenti cinesi. Dal maggio 2021 è in corso un arbitrato internazionale tra l’Ecuador e la Sinohydro, in cui Quito chiede la riparazione dei danni strutturali dell’impianto, che però non rappresentano l’unico problema. La centrale ha accelerato i fenomeni di erosione delle sponde del fiume Coca, portando nel corso degli anni alla distruzione di un tratto di autostrada e di un oleodotto, oltre che di diverse case della cittadina di San Luis, che per gli abitanti rischia di scomparire.

Giappone: “Il calo demografico minaccia le funzioni sociali”

Dopo la Cina, il Giappone. Nella giornata di ieri, Fumio Kishida ha mostrato seria preoccupazione per il rapido calo demografico del paese. “La nostra nazione è sul limite del mantenimento delle sue funzioni sociali”, ha avvertito il premier aprendo la prima sessione parlamentare del 2023. “Per quanto riguarda le politiche relative alle nascite e alla crescita dei figli, è ora o mai più. Non possiamo più attendere”, ha dichiarato il capo del governo, annunciando che l’esecutivo giapponese intende presentare piani per raddoppiare il bilancio legato alle politiche per la natalità entro giugno, e costituire un’agenzia dedicata entro aprile. Secondo le stime ufficiali pubblicate la scorsa settimana dal ministero degli Affari interni e delle comunicazioni. La popolazione totale del Giappone si è ridotta dello 0,43 per cento nel 2022, un calo di ben 538 mila persone.  Ben il 29 per cento – 36,21 milioni – è composta da anziani di 65 o più anni d’età.

L’India censura il documentario della BBC su Modi

L’India ha bloccato la condivisione sui social del documentario realizzato dalla BBC sul ruolo che avrebbe rivestito Narendra Modi, attuale primo ministro indiano, durante le rivolte del 2002 in Gujarat, stato di cui all’epoca era governatore. Il documentario della BBC è disponibile alla visione solo nel Regno Unito, ma nei giorni seguenti alla messa in onda diverse sue clip erano iniziate a circolare su internet – in particolare su Youtube e Twitter -, diventando così disponibili anche per il pubblico indiano. Come riportato dalla Reuters, il governo Modi ha quindi utilizzato dei poteri di emergenza (previsti da un regolamento statale) per bloccarne la diffusione sui social. Di fatto, si tratta di un’operazione di censura, che Twitter e Youtube hanno immediatamente rispettato.

Nel 2002, 59 indù rimasero uccisi in un incendio appiccato in un treno in Gujarat. A seguito dell’evento, nello stato si scatenarono delle rivolte che portarono alla morte di più di 1.000 persone, la maggior parte musulmane. Negli anni Modi è stato più volte accusato di essere direttamente responsabile per quanto accaduto, ma nel 2012 la Corte suprema indiana l’ha assolto per mancanza di prove. Il documentario in più puntate della BBC riprende la tesi dell’accusa, e per questo è stato definito come “privo di obiettività” e “un pezzo di propaganda” da diversi funzionari indiani. La rete si è difesa dicendo che il lavoro giornalistico dietro al servizio è stato “rigoroso”. Il secondo episodio dovrebbe andare in onda il 24 gennaio.

La Corea del Sud vuole aumentare gli straordinari e renderli flessibili

Nel 2019 il parlamento di Seul ha approvato la proposta di ridurre le ore lavorative da 68 a 52 (40 più 12 di straordinario), sottolineando come i turni “disumanamente lunghi” si configurano come una delle cause principali del rapido invecchiamento della popolazione. Ma l’attuale amministrazione di Yoon Suk-Yeol vuole ripristinare le vecchie abitudini. Già nel 2021 Yoon aveva definito come “fallimentare” la politica lavorativa promossa dall’allora presidente Moon Jae-in. Il mese prossimo verrà annunciato un piano che consentirà alle persone di lavorare fino a 69 ore alla settimana: le ore di straordinario potranno essere accumulate in cambio di ferie, un sistema che secondo il governo garantirà una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e avrà il doppio vantaggio di promuovere la produttività e di incoraggiare le famiglie a fare più figli. Secondo l’opposizione invece, sarà una “scorciatoia per l’estinzione della popolazione”.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi