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In Cina e Asia – Biden estende l’accoglienza ai cittadini di Hong Kong

In Notizie Brevi by Redazione

  • Biden estende l’accoglienza ai cittadini di Hong Kong
  • Gli Usa sanzionano azienda cinese vicina al Wagner Group
  • Capodanno cinese: siti turistici presi d’assalto
  • HRW: decine di manifestanti della “A4 revolution” sono ancora agli arresti
  • Cina: l’export di automobili secondo solo a Giappone e Germania
  • Gli Usa potenziano le forze militari nel Pacifico
Biden estende l’accoglienza ai cittadini di Hong Kong

Joe Biden ha ordinato l’estensione per due anni del programma che dall’agosto 2021 consente ai cittadini di Hong Kong risiedenti negli Stati Uniti, di rimanere nel paese anche dopo la scadenza del visto. Il presidente americano ha sottoscritto un memorandum con cui viene offerto “un rifugio sicuro ai cittadini di Hong Kong che sono stati privati delle loro libertà garantite” nell’ex colonia britannica. Secondo Biden la mossa risponde agli “interessi degli Usa nella regione”. Washington – ha aggiunto il presidente – “sostiene i diritti umani e le libertà fondamentali dei residenti di Hong Kong che la Repubblica Popolare Cinese continua a erodere”. Soprattutto alla luce dei “150 arresti di politici e attivisti sulla base della Legge sulla sicurezza nazionale dal 2020” e degli “oltre 1.200 prigionieri politici” attualmente a Hong Kong.

Il programma sarebbe scaduto il 5 febbraio prossimo ed è stato esteso a chiunque in possesso di un passaporto hongkonghese. Contestualmente, sempre ieri, il console statunitense nell’ex colonia inglese, Greg May, ha reso noto che negli ultimi due anni il 20% degli americani presenti nella regione amministrativa speciale sono partiti. Le misure anti-covid sembrano aver inciso in maniera determinante sulla scelta.

Gli Usa sanzionano azienda cinese vicina al Wagner Group

Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro il Changsha Tianyi Space Science and Technology Research Institute, un’azienda cinese che, secondo il Dipartimento del Tesoro, ha fornito immagini satellitari ai mercenari russi impegnati in Ucraina. Le riprese – si legge nel comunicato diramato ieri- sarebbero “state raccolte per consentire le operazioni di combattimento di Wagner Group“, rubricata recentemente dalle autorità americane come un’organizzazione criminale transnazionale. Le nuove sanzioni “ostacoleranno ulteriormente la capacità del Cremlino di armare la sua macchina da guerra che è impegnata in una guerra di aggressione contro l’Ucraina e che ha causato morte e distruzione inconcepibili”, ha spiegato Antony Blinken.

Capodanno cinese: siti turistici presi d’assalto

Lunghe file davanti alle biglietterie e siti turistici presi d’assalto. Il primo Capodanno lunare post-Zero Covid è stato, per molti cinesi, un’occasione per tornare a viaggiare. Il 24 gennaio le popolari montagne Huangshan, nella provincia di Anhui, hanno accolto quasi 34.400 turisti, la cifra giornaliera più alta per il periodo dal 2018. Situazione simile nello Hunan, dove il parco nazionale di Zhangjiajie ha dovuto far fronte all’arrivo di oltre 60.000 persone in un solo giorno. Un record assoluto che ha messo in serie difficoltà i gestori del sito turistico: diversi visitatori hanno affermato sui social media di essere rimasti bloccati in cima a una montagna per ore.  Secondo l’agenzia Trip.com, la domanda per hotel, pensioni, e biglietti ai siti turistici ha già superato le cifre registrate nel 2019.  Il governo prevede che durante i 40 giorni di festa verranno effettuati circa 2,1 miliardi di viaggi, quasi il doppio rispetto allo scorso anno. Sono numeri che lasciano ben sperare dopo i deludenti dati economici rilasciati negli scorsi giorni.

HRW: decine di manifestanti della “A4 revolution” sono ancora agli arresti

Nelle settimane seguenti alle proteste dei “fogli A4” di novembre, il governo cinese ha ordinato una serie di arresti tra i manifestanti: ad oggi, decine di loro restano detenuti. È quanto denunciato da Human Rights Watch in un rapporto uscito giovedì, nel quale si specifica che – nonostante qualcuno sia stato rilasciato su cauzione – di alcuni dei fermati non si conosce neanche luogo di detenzione o status legale. Nessuno degli arresti è stato pubblicizzato dalle autorità della Repubblica popolare, ma alcune ONG cinesi hanno reso nota una lista nomi di manifestanti tuttora incarcerati che “probabilmente rappresentano la punta dell’iceberg”, secondo Chinese Human Rights Defenders.

Tra loro c’è Cao Zhixin, un caso abbastanza emblematico di cui si è occupato il Wall Street Journal. Cao, 26 anni, è una studentessa ed editor di libri che ha partecipato con alcuni amici a una veglia per le vittime dell’incendio di Urumqi a Pechino. Qualche giorno dopo la polizia li ha interrogati e infine arrestati, forse risalendo a loro tramite dei messaggi su WeChat non cancellati. Prima della sua sparizione Cao ha registrato un video, poi pubblicato e circolato su vari social, nel quale ha parlato della veglia come di una “normale [forma di] espressione dei cittadini” che non ha comportato scontri con le forze dell’ordine. Non sono note accuse formali nei suoi confronti, ma secondo il WSJ è sospettata di aver “radunato folle per disturbare l’ordine in un luogo pubblico”. Il profilo di Cao – che in passato ha partecipato a una manifestazione femminista e il cui ragazzo studia negli Stati Uniti – potrebbe inoltre rientrare tra quelli che Pechino ritiene soggetti all’influenza “di forze straniere”.

Cina: l’export di automobili secondo solo a Giappone e Germania

La Cina si appresta a diventare la seconda nazione esportatrice di automobili al mondo. Secondo i dati riportati da Bloomberg, nel 2022 Pechino ha venduto circa 2,5 milioni di auto all’estero: tre volte quanto fatto nel 2020 e solo 60.000 in meno della Germania, seconda classificata dopo il Giappone. L’export a quattro ruote della Repubblica popolare – che già superiore a quello di Stati Uniti e Corea del Sud – si posiziona al momento terzo. I marchi cinesi spopolano soprattutto in Medio Oriente e America Latina, ma stanno progressivamente conquistando anche l’Europa, dove per ora si vendono in particolare le Tesla prodotte in Cina. Nel corso degli anni le aziende di Pechino hanno acquisito una serie di ex case del Vecchio continente (come Volvo) ma, grazie al precoce passaggio all’elettrico, anche la produzione di marchi nazionali come BYD, Nio e Xpeng è in grande ascesa. Da tempo la Repubblica popolare non è più solo “fabbrica del mondo”, e l’industria automobilistica cinese è all’avanguardia sia per il grande utilizzo di robot che per la realizzazione di veicoli conformi agli standard su sicurezza ed emissioni. La competitività sta anche nei costi, mediamente più bassi di quelli delle auto prodotte in altre parti del mondo.

Gli Usa potenziano le forze militari nel Pacifico

La guerra in Ucraina e l’assertività della Cina nella regione dell’Indo-Pacifico hanno spinto gli Usa e i suoi alleati ad acquistare armi più avanzate e potenziare le proprie forze militari. Solo lo scorso anno, la Defense Security Cooperation Agency (DSCA), una sussidiaria del Dipartimento della Difesa statunitense, ha aumentato del 50% il trasferimento degli armamenti agli alleati Usa, per un valore di 52 miliardi di dollari nell’anno fiscale del 2022, ben superiore ai rifornimenti che l’anno precedente avevano superato la quota di 34 miliardi di dollari. Washington mette così a disposizione dei propri sodali armi e attrezzature che rientrano nell’ambito di vari programmi di assistenza militare. Uno degli affari più grandi è stato chiuso lo scorso anno dall’Indonesia, che ha speso quasi 14 miliardi di dollari per l’acquisto di tre dozzine di aerei F-15ID fabbricati da Boeing e i relativi equipaggiamenti. Un altro accordo significativo è quello dello scorso settembre, con un pacchetto di aiuti militari dal valore di oltre un miliardo di dollari destinato a Taiwan, che comprende 60 missili anti-nave Harpoon e 100 missili aerei tattici Sidewinder.

E sempre nell’ottica di una risposta alle minacce militari cinesi, gli Usa potenziano la più importante base militare nel Pacifico. Sull’isola di Guam si stanno ultimando i lavori per aprire entro il prossimo anno una base militare destinata al corpo dei Marines degli Stati Uniti. L’obiettivo è chiaro: preparare circa 5000 marines a un potenziale conflitto nelle isole del Pacifico occidentale. Attualmente vi sono di stanza meno di 100 soldati, ma la restante parte arriverà entro dicembre 2024. Perché è così importante questa nuova base militare? In caso di conflitto con la Cina, i marines sarebbero tra le prime forze di terra a intervenire. Ma la nuova postazione ridurrebbe anche la dipendenza degli Stati Uniti dal Giappone, dove la presenza di numerose truppe Usa ha causato non pochi malumori a livello locale.

A cura di Francesco Mattogno, Serena Console e Alessandra Colarizi