trasporti

Arrivano «i trasporti della possente nazione». Pcc alla guida del mondo tech

In Uncategorized by Lucrezia Goldin

Partito al volante, sicurezza costante. Il governo cinese è pronto a lanciare la sua app di servizi taxi e assistenza viaggi per garantire ai cittadini la massima «protezione della privacy» e contrastare il «disordinato accumulo di capitale e i problemi di sicurezza informatica» causati dalle piattaforme tecnologiche del Paese. Ad annunciarlo è la voce ufficiale del comitato municipale di Pechino del Pcc, il quotidiano Beijing Daily, che dà conto di un progetto congiunto tra il ministero dei Trasporti e i gestori di Xuexi Qiangguo, la piattaforma web e mobile dedicata alla diffusione del pensiero del presidente Xi Jinping.

BRUTTE NOTIZIE dunque per Didi Chuxing, l’azienda leader in Cina per il segmento del ride-hailing che prima di finire nel mirino degli enti regolatori del tech possedeva il 90% del mercato dei servizi di trasporto con autista. Nel 2021 Didi era stata coinvolta nel giro di vite del governo nei confronti del comparto tecnologico dopo che aveva accettato una quotazione preliminare alla borsa di New York. L’intervento della Cybersecurity Administration of China (Cac), il cane da guardia di Pechino per il mondo digitale, aveva portato al congelamento di 26 app di proprietà del colosso per rischi legati al «trasferimento transfrontaliero di dati» e ad una multa da oltre un miliardo di dollari per violazione delle norme sulla privacy introdotte lo stesso anno.

Dopo 18 mesi di ban, che hanno portato l’azienda a perdere il 20% delle quote di mercato, lo scorso lunedì è arrivato il via libera da parte del governo per consentire alle principali app di Didi di ricomparire sugli store IOS e Android e tornare a registrare nuovi utenti. I servizi di car-pooling Didi Shunfengche e Uber China rimangono invece ancora bloccati. I vertici di Didi hanno dichiarato di aver «preso in seria considerazione i problemi di sicurezza trovati durante la revisione della Cac» e di avere implementato una «rettifica esaustiva».

UN RESPIRO di sollievo durato poco per Didi, che solo due giorni dopo ha visto comparire sulla scena l’ombra del competitor statale. Secondo quanto riporta il ministero dei Trasporti infatti, l’app governativa arriverà a inglobare il 90% dei servizi di trasporto dell’intera Repubblica Popolare Cinese nel giro di tre anni.

La nuova app ideata dal Partito si chiamerà Qiangguo Jiaotong, ovvero “I trasporti della possente Nazione” e includerà servizi di taxi, ma anche noleggio camion, acquisto di biglietti per aerei e treni e servizi di viaggio personalizzati. Patriottica nel nome così come negli intenti, la superapp punta a diventare una piattaforma integrata con altre realtà dell’ecosistema social cinese quali Wechat, Alipay e Douyin. Servirà al governo per fornire carburante a quell’economia digitale fondata sulla sicurezza informatica e sull’accumulo dei dati, elementi classificati come «fattore di produzione» durante il XX Congresso del Pcc. E potrebbe rivelarsi utile nel rafforzare alcune iniziative statali affamate di dati sugli spostamenti dei cittadini cinesi: una su tutte la tanto discussa realizzazione del Sistema di Credito Sociale, aggiornata in una nuova bozza proprio lo scorso dicembre.

PECHINO allenta la presa sulle big tech dunque, ma solo per sostituirsi alla guida dell’industria digitale. La Grande Rettificazione del tecnologico, la riforma normativa che negli ultimi anni ha introdotto la triade di leggi (sicurezza dati, privacy e algoritmi) per contenere lo strapotere delle piattaforme è entrata ufficialmente nella sua seconda fase. Dopo avere indicato i colossi del tecnologico come i responsabili dei «disordini» del settore e aver neutralizzato i tech mogul che le rappresentavano a suon di sanzioni, il Pcc è pronto a governare quanto ha finora riformato. Neutralizzate le figure più ingombranti del tech e ridimensionati i loro introiti, la strategia del Partito prevede ora un approccio più rilassato ma con maggiore intreccio tra stato e settore privato, così da poter controllare il flusso dei dati accumulati dalle big tech e finalmente capitalizzarlo.

È IN QUESTO SENSO che si inserisce l’acquisizione da parte di enti affiliati al governo tra cui la stessa Cac di azioni minoritarie di alcune società sussidiarie di Tencent e Alibaba. E non è un caso che a seguito della parabola di Jack Ma, che da un paio di settimane ha ufficialmente ceduto il controllo di Ant Group, anche altre personalità del mondo del tech stiano perdendo di rilevanza per la politica cinese. È quanto successo a Robin Li (Baidu), Ding Lei (NetEase) e Want Xiaochuan (Sogou), che non saranno rinnovati tra i delegati della 14esima Conferenza consultiva politica del popolo cinese, uno degli appuntamenti più importanti dell’agenda politica del Pcc.

Di Lucrezia Goldin

[Pubblicato su il manifesto]