Per combattere la crisi alimentare, il Presidente indonesiano ha lanciato un nuovo programma per incrementare i terreni agricoli. Raccogliendo però anche alcune critiche. Poi pagamenti digitali nel Sud-Est asiatico e crescita nelle Filippine
L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 27 gennaio
L’Indonesia sta affrontando con risolutezza una possibile crisi alimentare, con una popolazione in crescita e una superficie coltivabile limitata che mette sotto pressione la capacità del Paese di nutrire la sua popolazione. Per affrontare questa crisi, il governo indonesiano ha deciso di ricorrere a un nuovo progetto di tenute agroalimentari (le cosiddette “food estates”, nome usato anche in Indonesia in riferimento al programma), progetti agricoli di grandi dimensioni che mirano ad aumentare la produzione alimentare.
In particolare, il progetto consiste nello sviluppo di colture di cereali e altri beni di prima necessità, come riso, manioca, cassava e mais con l’obiettivo di ridurre le importazioni di questi generi alimentari e rendere il Paese sempre più autosufficiente. Le province del Kalimantan centrale, sull’isola del Borneo, e di Sumatra settentrionale saranno le prime a sperimentare il programma e, se questo avrà successo, potrà essere esteso al resto dell`arcipelago, compresa l`isola di Papua.
Il presidente Joko Widodo, conosciuto come “Jokowi”, ha annunciato che in questa prima fase le risaie saranno piantate su 148.000 ettari di terreno, mentre altri 622.000 ettari saranno destinati alla manioca, al mais e ad altre colture, oltre che ad aziende agricole. Entro la fine del 2025, tuttavia, la superficie coltivabile sarà ampliata per coprire un totale di 1,4 milioni di ettari nel Kalimantan centrale, secondo il Ministro della Difesa Prabowo Subianto, ovvero colui che è stato incaricato di guidare il programma.
Il progetto ricorda molto l`ambizioso tentativo degli anni `90, quando l’ex Presidente Suharto decise di ripristinare l’autosufficienza alimentare dell’Indonesia lanciando un megaprogetto per intensificare le colture del riso in Kalimantan Centrale. Con la speranza che il nuovo progetto abbia più successo, visto l’esito disastroso del progetto di Suharto causato dall’allora inadeguatezza dei terreni torbosi alla coltura del riso.
Anche quest`iniziativa ha suscitato fin dall’inizio alcune critiche degli ambientalisti perché i terreni agricoli saranno sviluppati su terreni che in precedenza erano stati classificati come, appunto, torbiere. Le torbiere sono molto importanti in quanto trattengono acqua e CO2, e sono quindi un importante alleato contro inondazioni e nella lotta al cambiamento climatico. La loro preservazione è un tema che sta molto a cuore agli indonesiani, al punto da aver istituito una vera e propria organizzazione per la loro conservazione e il loro recupero.
Come se non bastasse, attivisti e tribù indigene stanno opponendo una forte resistenza al progetto, convinti che i danni di quest`iniziativa saranno maggiori dei benefici. Una delle principali critiche rivolte alle tenute agroalimentari è che spesso sradicano le comunità locali e distruggono gli habitat naturali. Ad esempio, un nuovo territorio a destinazione agricola nel Kalimantan centrale ha causato lo sradicamento di migliaia di persone, oltre alla distruzione di foreste e aree vitali per l’ecosistema locale. Allo stesso modo, un compendio sviluppato nell’ambito di questo programma in Nusa Tenggara Orientale ha provocato lo spossessamento delle comunità indigene, costrette in questo modo a trasferirsi altrove.
Oltre a causare danni alle comunità locali e all’ambiente, questi compendi agricoli sono stati anche criticati per non essere affatto sostenibili. Molti di questi progetti si basano sulla monocoltura, che prevede la coltivazione di un solo raccolto anno dopo anno, con conseguente degradazione del suolo e riduzione della resa nel tempo. Ciò è in contrasto con le pratiche agricole tradizionali, che spesso prevedono una moltitudine di colture diverse e l’utilizzo di fertilizzanti naturali, che possono essere più sostenibili a lungo termine. In generale, sembra che le “food estates” non siano la soluzione alla crisi alimentare dell’Indonesia, per risolvere la quale erano state inizialmente proposte. Sebbene possano fornire un aumento a breve termine della produzione alimentare,si rivelano invece avere un alto costo per le comunità locali e l’ambiente e non sono sostenibili a lungo termine. Invece di affidarsi a questi progetti di grandi dimensioni, il governo indonesiano potrebbe considerare investimenti più misurati e equi per aumentare la produzione alimentare, come il sostegno ai piccoli agricoltori e la promozione delle pratiche agricole tradizionali.
A cura di Anna Affranio
Filippine, crescita al top nel 2023
Secondo il Presidente filippino Ferdinand Marcos Jr., l’economia del Paese registrerà quest’anno la crescita più rapida in Asia, con stime intorno al 7%. Tale espansione si deve, come afferma il Presidente stesso, a delle basi solide presenti in tutto il Paese. L’economia filippina è stata infatti stabile tutto lo scorso anno, con una continua espansione del PIL verso gli ultimi mesi del 2022, ed una disoccupazione in continua diminuzione. L’anno passato l’economia è cresciuta a ritmi veloci e inaspettati e la principale fonte di crescita dal lato della domanda è rappresentata dalla spesa per i consumi delle famiglie. Nulla fa escludere alle autorità statistiche di Manila che questa tendenza continuerà anche nel 2023. La rapida crescita registrata negli ultimi mesi è ancora più notevole se inserita nel contesto globale debole e di incertezza che la maggior parte dei paesi si trova ad affrontare. Ma nonostante queste previsioni positive, la crescita delle Filippine non è stata esente da ostacoli. Ad esempio, nei suoi primi sei mesi alla guida del Paese, Marcos ha dovuto affrontare numerose sfide economiche, tra cui la ristrettezza delle finanze pubbliche e l’aumento dei prestiti. In aggiunta, l’impennata dei prezzi dei beni di prima necessità ha portato l’inflazione ai massimi da 14 anni a questa parte. Alle sfide economiche si aggiungono anche sfide nel campo politico e diplomatico. Come tanti altri nel Sud-est asiatico, Marcos ha infatti cercato di bilanciare gli interessi del Paese tra Stati Uniti e Cina, cooperando con quest’ultima a livello economico, a partire dai settori dell’agricoltura e delle infrastrutture. Ha incontrato anche all’inizio del mese il Presidente cinese Xi Jinping, concordando di proseguire i colloqui per l’esplorazione energetica del Mar Cinese Meridionale. Nonostante alcune problematiche, compresa l’inflazione dei prodotti alimentari alla quale Marcos intende rispondere con un aumento delle importazioni, Manila sembra destinata però ad accelerare significativamente la sua crescita.
Pagamenti digitali e real time: la via dell’ASEAN
Se c’è una regione al mondo nella quale la classe media è in rapida espansione, questa è il Sud-Est asiatico. Ciò comporta anche una continua ascesa del settore fintech e dei portafogli digitali. Le abitudini di pagamento dei consumatori dell’area ASEAN sono in grande evoluzione e offrono sempre più applicazioni. Il Mambu Partner Predictions Report 2023 analizza alcune di queste tendenze, sottolineando che negli ultimi anni le applicazioni software-as-a-service (SaaS) hanno registrato un notevole aumento in ASEAN, dove il cloud computing e le soluzioni software stanno svolgendo un ruolo importante nell’innovazione degli strumenti di pagamento tradizionali. Secondo Conor McNamara, Managing Director di Amazon Web Services per l’ASEAN, il digital banking è diventato una delle principali spinte tecnologiche in grado di favorire l’innovazione dei pagamenti e l’inclusione finanziaria nell’ASEAN. In Indonesia ci sono d’altronde già sette banche digitali, con altre in arrivo, e quattro sono operative a Singapore; la Malesia e le Filippine hanno concesso licenze a diversi operatori autorizzati, mentre la Thailandia prevede di rilasciare tre licenze per il digital banking già l’anno prossimo. Nel report si legge anche che l’ASEAN ospita già alcuni dei circuiti di pagamento in tempo reale più sviluppati a livello nazionale, tra cui FAST/PayNow a Singapore, DuitNow in Malesia, InstaPay nelle Filippine, PromptPay in Thailandia, BI-FAST in Indonesia, CBM-NET2 in Myanmar e il sistema ACH lanciato dalla National Payment Corporation del Vietnam. Ci si attende nel prossimo futuro in tutta la regione del Sud-Est asiatico anche l’istituzione di veri e propri pagamenti transfrontalieri in tempo reale – o almeno di pagamenti più rapidi ed efficienti, a seconda delle possibilità tecnologiche. L’ASEAN è già stata pioniera di questo movimento dal 2006, quando è stato proposto per la prima volta l’Asian Payment Network (APN) con il sostegno delle banche centrali per stabilire standard comuni, linee guida e sforzi di collaborazione per creare un’area di pagamenti regionale.