In Cina e Asia – Al via il 6° plenum del Pcc: pronta la “risoluzione storica”

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Al via il 6° plenum del Pcc: pronta la “risoluzione storica”
  • La Cina denuncia la presenza degli Usa nel Mar cinese meridionale
  • Pesca eccessiva: Pechino aumenta le restrizioni 
  • A Shanghai la prima clinica per l’assistenza sanitaria dei giovani transgender
  • Il Giappone ha riaperto agli stranieri, ma solo per motivi di lavoro o studio

Al via il 6° plenum del Pcc: pronta la “risoluzione storica”

Lunedì 8 novembre è iniziato il sesto plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese. Sono quasi 400 i funzionari che si sono riuniti a Pechino per quattro giorni di incontri a porte chiuse, che potrebbero portare a decisioni significative per l’evoluzione della leadership cinese guidata dal presidente Xi Jinping. Il Comitato centrale del Pcc tiene sette sessioni plenarie durante i cinque anni del mandato previsto dalla Costituzione del Partito e la sesta rappresenta un momento importante: in questa occasione si concentrano gli incontri dedicati all’ideologia e all’organizzazione del Partito, che aprono la strada all’incontro finale che avverrà nel 2022.

A ogni plenum il segretario del partito consegna un rapporto di lavoro per conto del Politburo, il vertice della catena di comando all’interno del Pcc, che verrà votata ufficialmente durante il quarto (e ultimo) giorno. Secondo quanto rivelato dalle dichiarazioni ufficiali, il rapporto propone un “progetto di risoluzione sui principali risultati e sull’esperienza storica dei 100 anni di sforzi (del partito, in riferimento al centenario dalla fondazione, ndr.)”. Prima del 2021 solo due volte nella sua storia il Partito ha approvato una risoluzione: la prima, nel 1945 e voluta da Mao Zedong, per ufficializzare la sua posizione di leader ed escludere alcuni suoi avversari. La seconda, nel 1981, era stata voluta da Deng Xiaoping per lasciarsi alle spalle la Rivoluzione culturale e cementificare meriti e demeriti della guida di Mao (le decisioni al “70% giuste e al 30% sbagliate”). Ma anche qui Xi Jinping potrebbe tornare indietro, e chiedere una posizione meno critica nei confronti del Grande timoniere. In vista potrebbe esserci, infine, anche il terzo mandato per Xi che, dopo aver eliminato le restrizioni alla carica di presidente della Rpc, ora potrebbe puntare ad estendere la sua posizione apicale all’interno del Partito. [Fonte: SCMP]

La Cina denuncia la presenza degli Usa nel Mar cinese meridionale

“Ci opponiamo al fatto che alcuni paesi, allo scopo di salvaguardare l’egemonia marittima, ostentano le loro forze e formino ‘cricche’ ( di alleati, ndr.) in mare, e continuino a violare i diritti e gli interessi legittimi di altri paesi”. Così ha parlato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi in occasione del forum del Mar cinese meridionale, incontro tenutosi martedì 9 novembre sull’isola di Hainan. Il ministro, in collegamento video, si è unito agli altri funzionari nel denunciare l’interferenza degli Stati Uniti nell’area. Sul posto anche l’ex presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, che ha evidenziato i rischi globali di un conflitto nel Mar cinese meridionale tra Cina e Usa: “Immaginate cosa farebbe uno scontro a fuoco tra le navi da guerra dell’Esercito Popolare di Liberazione e la Settima Flotta degli Stati Uniti per i mercati azionari, valutari e delle materie prime in tutto il mondo, oltre che nel Sudest asiatico”.

Nell’ultimo anno si è intensificata la presenza di navi cinesi e statunitensi nell’area, e sono aumentate le esercitazioni militari. Secondo l’ultimo rapporto del Pentagono la marina cinese è diventata una priorità per il Governo, crescendo a 355 navi e sottomarini, di cui alcuni a propulsione nucleare. Un mese fa la portaerei statunitense Carl Vinson è entrata nel Mar cinese meridionale per la nona volta dall’inizio del 2021, con l’intenzione di condurre alcune esercitazioni con la britannica HMS Queen Elizabeth. Il patto trilaterale Aukus non ha contribuito a distendere i nervi dei paesi dell’area, e continua ad attirare la denuncia delle autorità cinesi. [Fonte: SCMP]

Pesca eccessiva: Pechino aumenta le restrizioni 

Per la prima volta le preoccupazioni ambientali di Pechino raggiungono anche il settore della pesca in mare aperto. Con una decisione storica il Ministero dell’agricoltura e degli affari rurali ha stipulato delle nuove regole per limitare la pesca eccessiva di calamari. Le nuove regole, ha dichiarato un funzionario alla stampa lo scorso lunedì 8 novembre, “giocheranno un ruolo importante nella conservazione scientifica e nell’uso sostenibile delle risorse ittiche globali. Dimostreranno ulteriormente l’atteggiamento responsabile della Cina come grande paese per la pesca dei calamari in alto mare”.

La Cina è da tempo sotto gli occhi degli osservatori internazionali, che ne condannano le pratiche di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (Inn). Oltre il 70% dei calamari pescati, rivelano i dati, viene esclusivamente catturato da pescherecci cinesi, spesso in maniera indiscriminata e violando le leggi internazionali. Questo ha comportato diversi crisi internazionali, in particolare con i paesi del Sudamerica. Il Ministero ha quindi promesso che queste nuove regole saranno un primo passo per proteggere l’ecosistema, e promette di migliorare le proprie attività di monitoraggio e supervisione delle attività delle aziende cinesi in mare aperto. [Fonte: SCMP]

A Shanghai la prima clinica per l’assistenza sanitaria dei giovani transgender

L’Ospedale per l’infanzia della Fudan University di Shanghai ha annunciato l’apertura di una clinica dedicata all’assistenza sanitaria di bambini e adolescenti transgender. Si tratta della prima struttura nella Repubblica Popolare a offrire servizi e punti di ascolto dedicati alle necessità delle persone transgender. L’obiettivo, secondo quanto riportato dai vertici dell’ospedale, è quello di aiutare bambini e teenager transgender a “ridurre le emozioni negative” legate alla transizione e “migliorare i rapporti familiari”. La clinica offre visite e perizie condotte con metodi multidisciplinari, diagnosi e interventi chirurgici. La notizia è stata accolta positivamente dalla comunità transgender cinese, così come dagli attivisti per i diritti Lgbt, che da anni denunciano la discriminazione verso la minoranza transgender da parte del sistema sanitario.

Sulla vicenda è intervenuta la direttrice del centro Lgbt di Pechino, Xin Ying, che a Sixth Tone ha definito l’apertura della clinica “un ottimo segno” per i diritti delle persone transgender. Xin ha dichiarato “fondamentale” avere un servizio di questo genere orientato ai bisogni dei più piccoli perché “molti individui transgender sviluppano la loro coscienza di genere nel corso dell’infanzia”. Si stima che esistano circa 4 milioni di persone transgender in Cina: un numero difficile da confermare a causa delle rigide nozioni di genere intessute nella politica sociale cinese. La transizione di genere in Cina è ancora classificata come malattia mentale e per ottenere ormoni o essere sottoposti a interventi chirurgici per la riassegnazione del genere le persone transgender devono presentare un “certificato di disturbo mentale per la disforia di genere”. [Fonte: Sixth Tone]

Il Giappone ha riaperto agli stranieri, ma solo per motivi di lavoro o studio

Lavoro o studio, ma ancora niente turismo. Da lunedì 5 novembre il Giappone ha riaperto le frontiere ai cittadini stranieri, sollevando parzialmente le restrizioni imposte a inizio gennaio in risposta all’insorgere delle varianti del Covid-19. Studenti, commercianti e tirocinanti per mansioni tecniche possono tornare in Giappone solo se vaccinati completamente. Scende anche il periodo di isolamento obbligatorio, diventato di soli tre giorni per i viaggi di lavoro brevi, contro gli attuali dieci giorni di quarantena cautelare. Per chi si intratterrà nel paese a lungo termine, invece, la quarantena rimane di 14 giorni (dieci se vaccinati con Pfizer, Moderna o AstraZeneca).

Parte delle regolamentazioni prevede che siano le università o aziende che accolgono i cittadini stranieri a dover garantire per i loro movimenti nella fase di autoisolamento, e a premurarsi che seguano i protocolli di sicurezza anti-Covid. Attualmente ci sono 370mila cittadini stranieri in attesa di entrare nel paese con visto alla mano. Di questi, 150mila sono studenti e 110mila tecnici tirocinanti. L’ammissione avverrà per gradi, con un massimo di 3500 ingressi al giorno. Il rilassamento delle misure non porta novità per i turisti, che al momento rimangono esclusi dal rilascio visti fino a nuova ordinanza. [Fonte: Nikkei]

A cura di Sabrina Moles e Lucrezia Goldin