Go East – Cartoline dal fronte

In Cina, Go East, Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

29 gennaio 2020. La Cina ha 7711 casi confermati del nuovo coronavirus e 170 morti ufficiali. La malattia non è stata ancora battezzata Covid-19. L’Italia non ha ancora avuto contagi, ma ci si inizia a interrogare sulle possibili conseguenze di quanto sta accadendo a Wuhan sull’anno del turismo e della cultura Italia Cina. Via Paolo Sarpi è già deserta.

29 gennaio 2020. Poche ore prima dell’annuncio dei primi due casi registrati sul territorio italiano, due turisti cinesi poi ricoverati allo Spallanzani. Due giorni prima la decisione del governo Conte di bloccare i collegamenti aerei diretti con la Cina. 23 giorni prima il paziente uno a Codogno.

Ecco, quel 29 gennaio 2020 tale Frank Mantova avrebbe (condizionale d’obbligo) scritto una cartolina indirizzata al popolo dell’Impero Celeste, che in quel momento sembrava ancora l’unico destinato a soffrire di un’epidemia ancora non catalogata come pandemia. Cartolina ricevuta dalla redazione del China Daily oltre tre mesi più tardi, in piena fase due. Una cartolina indirizzata al fronte dell’epidemia e arrivata a destinazione dopo che quel fronte si è spostato nel paese di chi quella cartolina l’ha scritta. Il quotidiano di Pechino ha risposto al fantomatico Frank, la cui cartolina ostenta un francobollo di Sergio Leone. Pensando alla situazione geopolitica, verrebbe (anzi, viene) facile il rimando a Il buono, il brutto e il cattivo, ma in realtà l’Italia, più che protagonista di un triello, è un campo di battaglia.

RE DEL PIOMBO

All’angolo occidentale del ring, il campione in carica, gli Stati Uniti. Il pressing atlantico, per passare dalla boxe al calcio, è alto da settimane, e non accenna a perdere intensità. Il segretario alla Difesa Mark Esper ha rilasciato un’intervista a La Stampa (pubblicata anche in inglese), nella quale avverte che ”Russia e Cina si stanno approfittando di una situazione unica per far avanzare i loro interessi” e ammonisce l’Italia a evitare di sviluppare la propria rete 5G con Huawei. 

L’ex ambasciatore statunitense in Italia, David Thorne, sostiene che Oltreoceano “c’è preoccupazione rispetto all’apertura dell’Italia alla Cina”, nonostante, sottolinea, questa crisi abbia “fatto sì che questa non sia, tra le priorità degli Stati Uniti, uno di quelle in cima alla lista”.

Secondo il dipartimento di Stato americano ci sarebbe stata una sorta di alleanza tra Russia e Cina per lanciare in Italia una campagna di disinformazione sulla risposta all’epidemia di coronavirus.

Intanto, però, La Stampa ha raccontato come ora la Camera dei deputati americani punti il dito contro l’Italia per i pochi, o mancati, controlli ai voli che avrebbero causato l’arrivo dell’epidemia negli Stati Uniti. Accuse alle quali l’Italia prova a replicare.

RE DELLA SETA

All’angolo orientale del ring, lo sfidante, la Cina, che ha ammesso l’esistenza di limiti nel suo sistema sanitario di fronte all’emergenza del Covid-19, assicurando che ci sono iniziative in corso per rafforzare il modello di prevenzione e controllo delle malattie. Allo stesso tempo, il ministero degli Affari Esteri cinese ha risposto delle accuse americane in 24 punti.

L’ambasciatore Li Junhua ha inviato una “lettera aperta agli amici italiani” in occasione dell’avvio della Fase 2, complimentandosi per come il Paese ha lottato contro l’epidemia e parlando di una “cooperazione molto efficace” con la Cina.

CGTN ha intervistato Aurora, diciottenne di Napoli il cui disegno, che raffigura un’infermiera italiana e un infermiere cinese sorreggere lo Stivale, è diventato virale durante il lockdown.

Sul fronte sanitario, la Cina avvisa l’Italia che potrebbe aver cominciato la fase due “troppo presto”. Prima con un articolo sul Global Times, poi con uno studio. Daniele Raineri sostiene che sia arrivato il momento di “riscrivere la storia della pandemia”. Nel frattempo, scrive Giulia Pompili, la medicina tradizionale cinese inviata da Pechino insieme agli aiuti sanitari, resterebbe “chiusa in un armadio”.

Un report interno avverte che l’immagine della Cina in Occidente è ai minimi dai tempi di Tiananmen, tranne che in Italia. Secondo Epoch Times, però, il 2020 da “anno dello scambio culturale” tra Roma e Pechino è diventato “anno del lutto”.

QUI NON NEVICA E NON PIOVE

E da che parte pende il ring? L’opposizione di (centro)destra decisamente verso l’angolo occidentale, scatenandosi nelle ore e nei giorni successivi alle accuse, poi parzialmente ritrattate, sul laboratorio di Wuhan da parte di Donald Trump e Mike Pompeo (un “assalto che è molta teoria e pochi fatti”, scrive Giulia Pompili, che sostiene che “il vero problema con la Cina resta la trasparenza). La Lega va avanti con i suoi progetti di richiesta danni alla Cina. La Lombardia l’ha già annunciata, ma al momento non sono stati ancora fatti passi ufficiali. Anche il Piemonte si accoda (e il Codacons ribadisce di essere pronto alla class action). I dubbi, oltre che (ovviamente) nel merito, esistono anche a livello procedurale. L’iniziativa è stata bollata come “trovata mediatica” da Michele Geraci. L’ex sottosegretario leghista al Mise ha spiegato la vicenda al Global Times, definendola una questione di politica interna. Paolo Grimoldi, l’ideatore della richiesta danni lombarda, ha avanzato l’ipotesi che Beppe Grillo potesse sapere in anticipo dell’epidemia. Lettura della quale è legittimo (quantomeno) dubitare. Matteo Salvini ha ripetuto più volte che “qualcuno vuole svenderci alla Cina o alla Germania” e ha anche chiesto dazi a Pechino per il “mancato rispetto di ambiente e lavoro”. Finita qui? Non ancora. Il Carroccio ha chiesto anche un’indagine conoscitiva sugli aiuti sanitari ricevuti dalla Cina.

Nel frattempo, un altro leghista in grande ascesa, Luca Zaia (il quale, dopo l’uscita sui “topi vivi“, in Veneto ha ottenuto ottimi risultati nel contenimento del contagio), sostiene che il virus possa essere artificiale. Uno studio di Nature ne ribadisce invece l’origine naturale, datata a 140 anni fa. Raffaele Volpi, capo leghista del Copasir, ha chiesto al governo di “lasciar perdere Huawei” (su cui Formiche evoca il “modello Repubblica Ceca”) e di “scegliere”, perché sarebbe “in gioco il patto con gli Usa”. Critiche social dalla Lega a Giovanna Botteri, corrispondente della Rai da Pechino.

Forza Italia chiede chiarimenti anche su quanto raccontato da Matteo Tagliariol, olimpionico di spada a Pechino 2008, che ipotizza possibili contagi a Wuhan già in ottobre durante i mondiali militari.

E il governo? Tutti continuano a ribadire che la politica estera dell’Italia non cambia. Lo hanno fatto (più volte) Giuseppe Conte (il quale ha anche detto che “a tempo debito sarà inevitabile, una volta acquisite tutte le necessarie informazioni, accertare eventuali responsabilità nella gestione della pandemia”, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. La Stampa sostiene però che il governo sia “diviso”, rimarcando la propensione del Movimento Cinque Stelle verso la Cina. Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri, parla di “politica estera oscillante” e di posizioni “chaviste” all’interno dei pentastellati. Enzo Amendola, ministro agli Affari Europei, ha dichiarato che “una commissione d’indagine indipendente” sulla gestione della pandemia “a livello internazionale, è il minimo sindacale”. 

Andrea Romano, deputato Pd e membro della Commissione Affari Esteri della Camera, denuncia “nuove minacce di Pechino contro i manifestanti di Hong Kong”. La collega di partito Lia Quartapelle, dice invece che l’Italia “non è terreno di conquista”, definisce Trump “arrogante” e chiede investimenti di conoscenza “libera” sulla Cina. “Troppo spesso chi la studia lo fa per conto di qualcuno con una tesi già precostituita, in un senso o nell’altro”.  Nel frattempo, il capogruppo dei 5S alla commissione esteri del Senato Gianluca Ferrara vuole bloccare l’acquisto di nuovi F-35.

Maurizio Molinari, neo direttore di Repubblica, ha domandato alla Cina di “fare chiarezza”. Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri e dell’Istituto di studi politici internazionali (ISPI) sostiene che l’Italia debba richiedere un’inchiesta sulla Cina.

Ugo Tramballi scrive per l’ISPI: “In questo prodromo di Guerra fredda, l’Italia è in prima linea: un anello debole per americani ed europei, un’opportunità per i cinesi”. A parere di Giuliano Noci, la politica estera italiana ha “sofferto dello stesso difetto che l’Italia ha palesato in altri settori: la mancanza di un approccio sistemico”.

Claudio Cerasa scrive che l’Europa non è mai stata “così centrale a livello geopolitico” e che gli antieuropeisti come Salvini sono “nel pallone”. Merics, il think tank tedesco indipendente che studia le mosse del Dragone, confronta le reazioni dei governi europei di fronte alla diplomazia delle mascherine: “Merkel si è limitata a parlare di reciprocità di aiuti, Di Maio si è reso strumentale alla propaganda cinese”.

Secondo Stefano Pelaggi (che insieme a Gabriele Natalizia definisce l’Italia “al centro della nuova guerra fredda”) l’unica bussola nei rapporti con la Cina sembra quella della difesa degli interessi nazionali, mentre c’è chi invita alla cooperazione “per tornare a crescere”.

Mathias Döpfner, amministratore delegato del colosso dell’informazione Axel Springer, ha accusato l’Italia di essersi “sottomessa” alla Via della Seta.

Charles Kupchan, direttore per l’Europa al Consiglio per la sicurezza nazionale nella Casa Bianca di Obama e Biden, sostiene che l’Italia si sia avvicinata a Cina e Russia per colpa di Trump. 

ORSI IN BICICLETTA

Il nuovo presidente della Fondazione Italia Cina, Mario Boselli, sostiene che una Cina in difficoltà porti svantaggi per tutti, e ha chiesto di mettere un freno agli “schiamazzi”.

Filippo Fasulo e Arturo Varvelli sottolineano come a essere divisa tra Washington e Pechino sia anche la geopolitica industriale dell’Italia.

Lorenzo Riccardi, fiscalista e managing director di RsA Asia, analizza la mappa degli investimenti cinesi in Europa e il ruolo particolare che l’Italia riveste per gli interessi di Pechino.

La Stampa ha parlato a più riprese delle mascherine provenienti dalla Cina: alcune, già pagate dalla Protezione Civile, sarebbero ancora bloccate perché non in regola, mentre in Piemonte ne sono state sequestrate altre, di cui 20 mila erano destinate a Palazzo Madama.

Alessandro Terzulli, capo economista di Sace, sostiene che l’export ripartirà in autunno, soprattutto grazie a Cina e Germania. Anche Giovanni Da Pozzo, presidente di Promos Italia, ha detto a il Sole 24 Ore di essere convinto che la ripartenza dell’export passi da Cina e digitale. E per il vino ci sono le stesse speranze.

Prada ha riaperto in Cina, Corea del Sud e Taiwan, con una crescita nelle vendite a doppia cifra ad aprile. Ferrari cerca la strategia giusta per un maggiore successo sul mercato cinese.

Fiat Chrysler Automobiles (FCA) ha annunciato l’intenzione di triplicare la produzione di mascherine facciali triplicando la capacità iniziale del suo stabilimento Comau, in Cina

Huawei ha annunciato la disponibilità in Italia di MatePad X Pro e Matebook 13. Il colosso di Shenzhen, che ha un importante centro ricerca a Segrate, ha raggiunto un accordo con Mediaset per la trasformazione digitale, dopo quello con STMicroelectronics.

Con una crescita del 306% su base annua, Xiaomi ha scalzato Apple dal podio dei top vendor di smartphone del nostro paese.

La Cina rende omaggio a Leonardo Da Vinci nel 500° anniversario della sua morte, con una mostra “Tribute Da Vinci” a Changsha, capoluogo dello Hunan.

ALTRE DESTINAZIONI

La Corea del Sud si prepara a una seconda ondata che “appare inevitabile” (ne ho scritto qui), forte di un modello che però non secondo tutti è da seguire.

L’ambasciatore italiano a Seoul, Federico Failla, ha visitato High Street Italia per discutere le modalità del riavvio delle attività del sistema Italia nel paese. La stessa ambasciata (puntuale nella pubblicazione degli aggiornamenti sulla situazione diplomatico-logistica) ha annunciato che tra marzo e aprile ha assistito oltre 700 connazionali nell’ambito della risposta all’emergenza Covid-19.

Fabrizio Bozzato, ricercatore al Cemas Center de La Sapienza e alla Taiwan Strategy Research Association, analizza il triangolo Santa Sede-Cina-Taiwan in un articolo pubblicato sul giornale dell’Istituto di Relazioni Internazionali dell’Università di Varsavia.

Stefano Centini, regista italiano residente a Taipei, ha ricevuto il passaporto taiwanese. Tremila mascherine regalate dalla comunità buddhista di Taiwan sono arrivate a Perugia.

Il Vietnam, altro paese asiatico che ha contenuto efficacemente l’epidemia, continua a rimpatriare connazionali dall’estero, compresa l’Italia.

Il calciatore giapponese della Sampdoria, Maya Yoshida, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui parla di cibo e moda.

A proposito di Giappone: Paolo Linetti, direttore del Museo d’Arte Orientale “Fondazione Mazzocchi” di Coccaglio (Brescia) e storico dell’arte, ha raccontato la storia della principessa Yuki nella prima puntata della sua rubrica “4 chiacchiere sull’arte giapponese”.

AGENDA

Il 14 maggio esce con Editori Laterza “Red Mirror – Il nostro futuro si scrive in Cina“, imperdibile saggio di Simone Pieranni (l’ho intervistato qui) che racconta in cinque capitoli (con un finale sul coronavirus) i pilastri tecnologici della nuova società cinese.

Martedì 12 maggio alle 12 sull’account Instagram del Circolo dei lettori di Torino, Pieranni e Giada Messetti (autrice di “Nella testa del Dragone“) presentano i rispettivi lavori e parlano anche del podcast Risciò.

Il 14 maggio secondo appuntamento del ciclo di webinar della Fondazione Italia Cina sulla Pechino post Covid.

Di Lorenzo Lamperti*

**Giornalista responsabile della sezione “Esteri” del quotidiano online Affaritaliani.it. Si occupa di politica internazionale, con particolare attenzione per le dinamiche geopolitiche di Cina e Asia orientale, anche in relazione all’Italia