Giuseppe Castiglione (Milano, 19 luglio 1688 – Pechino, 17 luglio 1766), è stato un pittore gesuita italiano che ha lavorato alla corte di tre imperatori della Dinastia Qing. Il suo stile ha unito per la prima volta nella storia elementi di pittura tradizionale cinese con lo studio realistico e prospettico tipico della pittura occidentale. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. Clicca qui per le altre puntate.
In Italia, chi fosse Giuseppe Castiglione forse non è noto a tutti. In Cina il suo nome appare nei volumi di storia dell’arte come il pittore gesuita italiano che per più di cinquant’anni ha dipinto alla corte imperiale della dinastia Qing. Il suo, assieme ai nomi di altri gesuiti italiani, come quello di Matteo Ricci, viene menzionato tra le figure chiave che hanno portato avanti il dialogo tra Cina e occidente tra il XV e il XVII secolo. Le penetrazioni dei Gesuiti in Cina, al contrario di quelle in altri paesi, come ad esempio in America Centrale e Latina, furono piuttosto pacifiche. L’ingresso dei confratelli della compagnia di Gesù fu sempre tenuto sotto controllo dai cinesi, che decisero tempi e modi per accogliere i portavoce di una religione e di una cultura remota. Molti gesuiti vengono oggi ricordati come pionieri dello studio della lingua e della cultura cinese in occidente. Se Matteo Ricci è noto per le traduzioni in mandarino di testi di matematica e di geometria euclidea, Castiglione viene ricordato per aver adattato le tecniche pittoriche occidentali ai gusti e all’estetica cinese.
Giuseppe Castiglione arrivò alla corte dell’imperatore Kangxi (1661-1722) nel 1714, in risposta alla richiesta da parte della missione gesuita a Pechino di un confratello abile nella pittura. Fu quindi presentato all’imperatore con il nome Lang Shining (郎世宁), che letteralmente significa “pace del mondo”, a descrizione del suo carattere mite e gentile.
Castiglione imparò presto dagli altri artisti di corte a dipingere alla maniera cinese, utilizzando acquerello e inchiostro di china su carta e seta. Il suo ruolo da pittore di corte gli permise di sfuggire alle persecuzioni gesuite in Cina, che si inasprirono in particolar modo sotto il regno del successore di Kangxi, l’imperatore Yongzheng (1678-1735).
Sotto la direttiva di Yongzheng stesso, Castiglione adattò completamente la sua tecnica artistica ai canoni estetici e alle tradizioni della pittura cinese. I suoi primi dipinti “cinesi” conosciuti sono conservati al National Palace Museum di Taipei, a Taiwan. Tra questi, vi sono acquerelli su seta che mostrano soggetti indicati dall’imperatore. Un esempio è un dipinto del 1723, raffigurante un vaso contenente il loto in tutte le sue fasi di crescita, insieme a spighe di miglio e altri piccoli fiori.
Giuseppe Castiglione ,Vaso portafortuna, 1723
Una delle sue opere più celebri di sintesi stilistica è senza ombra di dubbio “Cento cavalli eccellenti” del 1728. In questo lungo dipinto su pergamena sono raffigurati cento cavalli impegnati in diverse attività. Sfruttando la prospettiva per suggerire la profondità e le ombreggiature per l’effetto della luce, Castiglione ha utilizzato materiali cinesi e tecniche occidentali per conferire un senso di realismo ad un tema molto ricorrente nei dipinti su pergamena cinesi.
I suoi dipinti, lungi dall’essere liberi dall’influenza della pittura di corte, mostrano comunque una commistione interessante e unica di studio realistico tipico occidentale e elementi stilistici tradizionali cinesi.
Giuseppe Castiglione, Cento cavalli (dettaglio), 1728
Fu con l’arrivo dell’imperatore Qianlong (1711-1799) che la produzione artistica di Castiglione prese più libertà di iniziativa. Qianlong manifestò un notevole apprezzamento per il pittore gesuita, addirittura proclamandosi suo discepolo. Proprio alla corte di Qianlong, Castiglione provò a sfruttare il favore ottenuto dall’imperatore per far cessare le persecuzioni contro cristiani e missionari che di fatto vennero soltanto mitigate. Di questo periodo, un dipinto del 1737, conservato nel Museum of Arts di Cleveland, raffigura l’imperatore e le sue dodici concubine con l’iscrizione “Nel mio cuore c’è il potere di regnare pacificamente”. Riguardo a questa serie di ritratti, nel libro delle cerimonie per gli ottanta anni dell’imperatore è riportata una poesia dello stesso che cita: “Shining non ha rivali nell’arte del ritratto… mi ha raffigurato nei miei giovani anni. Quando io entro oggi in questa sala con i capelli bianchi non so chi sia questo personaggio”. Proprio opera del pittore gesuita è il ritratto di Qianglong che spesso vediamo sui libri di storia, dove si vede l’imperatore a cavallo in una posa che ricorda i ritratti di alcuni regnanti europei contemporanei di Qianlong.
Giuseppe Castiglione, L’imperatore Qianlong in armatura a cavallo, 1758
Nei mesi estivi la corte si trasferiva a Jehol, tra le montagne della Manciuria, e proprio qui Castiglione eseguì numerosi lavori: ritratti di generali vittoriosi, scene di combattimento, cavalli, cani, aquile e altri animali. Talvolta operava in collaborazione con altri artisti cinesi, ai quali erano in genere riservati i paesaggi, mentre lui preferiva eseguiva le figure. Di questa tipologia di opere sono noti quattro rotoli oggi conservati presso il Museo Guimet di Parigi.
Alla corte di Qianlong, Castiglione fu il primo a utilizzare la pittura ad olio europea adattata allo stile cinese per dei ritratti di corte: tre dei ritratti ad olio raffiguranti Lady Hoja, consorte dell’imperatore, sono attualmente conservati al National Palace Museum di Taipei.
Giuseppe Castiglione, Ritratto di Lady Hoja, 1960
È interessante notare come l’operato di Castiglione in Cina sia andato quasi di pari passo con la crescita dell’interesse occidentale per le Chinoiseries, complice anche l’intensificazione degli scambi commerciali e culturali tra Asia e Europa. Negli anni in cui in Europa, e in particolare in Francia, spopolavano le carte da parati raffiguranti soggetti tipici dell’estetica orientale e cinese, Castiglione, nel 1747, sotto l’ordine dell’imperatore Qianlong sempre più interessato alla civiltà occidentale, iniziava a dirigere a corte la costruzione di fontane in stile europeo.
In Europa in quegli anni le uniche opere conosciute di Castiglione erano sei stampe di una serie molto rara di sedici, di vari autori, nota con il titolo “Conquiste dell’imperatore della Cina”. Vennero incise in Francia su disegni inviati da Pechino nel 1765 con una lettera di accompagnamento e di istruzioni di Castiglione stesso, lettera che arrivò a Parigi quando l’artista era già morto da sei mesi.
La tomba di Giuseppe Castiglione si trova nel cimitero di Zhanlan, lo stesso che accoglie le spoglie di Matteo Ricci e di altri gesuiti che servirono la corte imperiale cinese.
La vita di Lang Shining oggi ci appare tesa nello sforzo di integrarsi nella società cinese per assimilare i metodi di espressione artistica, probabilmente anche per poter favorire la sua missione religiosa da gesuita in Cina, anche se quest’ultima fu di modesta portata, così come l’influenza sul lungo termine dell’arte da lui prodotta a corte.
Studiosa di Cina e fotografa. Dopo la laurea in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla vive in Cina dal 2016 al 2020. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hanghzou interessandosi di archeologia e laureandosi nel 2021 con una tesi sull’iconografia Buddhista delle grotte di Mogao a Dunhuang. A Firenze continua a portare avanti alcuni progetti fotografici sulla cultura cinese, e lavora come ufficio stampa presso il Museo Novecento. Combinando la sua passione per l’arte e la fotografia con lo studio della società contemporanea Cinese, Camilla cura per China Files la rubrica Chinoiserie.