Chinoiserie: Biennale 2022, novità dal padiglione cinese

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Al via la Biennale 2022 con un padiglione presso l’Arsenale di Venezia interamente dedicato agli artisti cinesi. Tra i temi principali dell’esposizione l’essenza vitale della natura e il connubio con il mondo digitale. Chinoiserie, la rubrica sull’arte cinese a cura di Camilla Fatticcioni

La 59esima Biennale d’Arte dal titolo Il Latte dei Sogni, a cura di Cecilia Alemani, verrà inaugurata sabato 23 aprile. Palcoscenico internazionale che vede per l’ottava volta la partecipazione della Cina con un padiglione presso Arsenale di Venezia.

Il tema della Biennale di quest’anno ruota attorno alle molteplici forme di coesistenza con la natura, ponendosi l’obiettivo di dimostrare come l’arte e gli artisti aiutano il pubblico ad immaginare le infinite possibilità di trasformazione della realtà. All’interno dell’esposizione vengono chiamate in causa tematiche legate all’identità di genere, la dialettica tra corpo e tecnologia ed il sempre più conflittuale rapporto tra uomo e natura.

Per Zhang Zikang, curatore de padiglione cinese della Biennale di quest’anno,  Il Latte dei Sogni è descritto da una realtà digitale come risposta armonica al rapporto tra uomo e natura. Gli artisti cinesi in mostra alla Biennale saranno Wang Yuyang, Liu Jiayu e Xu Lei, insieme a un collettivo organizzato dal CAFA Institute of Science and Technology in collaborazione con il Brain and Intelligence Laboratory della Tsinghua University.

Meta-scape, titolo dell’esposizione cinese di quest’anno alla Biennale, vuole avvicinare il pubblico internazionale alla cultura digitale cinese, ponendola come soluzione ecologica al rapporto uomo-natura. La produzione artistica cinese nel contesto della digital art e del metaverso è molto ampia, e questo è il riflesso di una società avanzata digitalmente.

Al museo MAXXI di Roma, l’artista cinese Cao Fei ha messo in mostra la sua visione distopica della repentina digitalizzazione del suo paese. In Cina sta nascendo un metaverso che si stima potrebbe diventare un mercato da 8 trilioni di dollari. I giocatori cinesi si stanno avventurando in nuovi mondi virtuali con una velocità pari a quella della Silicon Valley, ed il momentum degli NFTs ha preso piede nel paese con caratteristiche cinesi.

La mostra si articolerà in due aree: il giardino e la sala espositiva. L’area del giardino ospita la scultura “Snowman” (2021) di Wang Yuyang, mentre l’area espositiva ospita il progetto collettivo congiunto “The Jungle” (2021) del CAFA Institute of Science and Technology in collaborazione con il Brain and Intelligence Laboratory della Tsinghua University, “Xu Lei. Xinghui” (2021) di Liu Jiayu, “Quiet and Quiet” di Liu Jiayu (2021) e “Wang Yuyang: One Quarter (Solar Terms) (2021) di Wang Yuyang.

Biennale 2022, i temi: significati del carattere jìng e il rapporto con le nuove tecnologie

Tra le tematiche affrontate nel corso dell’esposizione ci sarà quella del rapporto tra uomo e mondo naturale, uno dei principi cardine della filosofia taoista cinese, rivisitata in chiave contemporanea attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Gli strumenti digitali di oggi permettono la creazione di nuove realtà che facilitano l’esistenza in armonia dell’uomo nella natura.

All’interno dell’esposizione, il significato del termine cinese jìng (territorio) assume diverse sfumature: tradizionalmente relativo al concetto di territorio, secondo Sun Dongdong,  assistente curatore del padiglione cinese, è interessante notare l’evoluzione culturale che questo termine ha avuto nel corso del tempo, in particolare con l’arrivo del Buddismo in Cina e l’origine del termine jìngjiè (境界, confine),  utilizzato per tradurre l’idea di regno mentale nei sutra buddisti, uno stato di coltivazione spirituale raggiunto dopo aver superato lo smarrimento nel mondo materiale.

Jìng ha continuato ad assumere numerose sfumature di significato, sia in letteratura che in poesia, facendo riferimento ai limiti della natura umana, ma anche trasformandosi come specchio dell’evoluzione dei tempi. Il termine oggi può essere collegato al modo in cui conversiamo virtualmente, in collegamento con le nuove tecnologie. Per rispondere al tema Il Latte dei Sogni, il padiglione cinese utilizza il carattere jìng come una riflessione ecologica sul rapporto uomo-tecnologia-natura. Esplorando concetti di virtualità e di mondo naturale attraverso i principi cardine della cultura tradizionale cinese, l’obiettivo è quello di spiegare il ruolo importante del metaverso.

Il metaverso in mostra non è una realtà alternativa, ma una via di fuga, una soluzione: Meta-scape è quindi una coscienza cosmica di simbiosi, che trascende i confini della realtà e ristabilisce un modo universale di riflettere su sé stessi e sul futuro comune dell’umanità.

Biennale 2022, gli artisti in mostra

Gli artisti presentati alla Biennale d’arte di quest’anno focalizzano la loro produzione artistica intorno al concetto di mondo virtuale. Tra questi, l’artista Wang Yuyang (Pechino, 1979) crea opere utilizzando i media emergenti, non enfatizzando deliberatamente le novità portate dalla tecnologia. È più interessato all’arte portata dalla tecnologia “obsoleta”, all’estetica “distruttiva” e allo spreco del materiale. Wang Yuwang, all’interno della sua produzione artistica, esplora con ironia la relazione tra corpo umano e cognizione, indagando al tempo stesso il rapporto tra realtà artificiale, tecnologia e percezione del tempo.

Liu Jiawu (Pechino, 1990) è invece un’artista nota per le installazioni immersive ed evocative della realtà. Il lavoro di Liu Jiayu spesso ricrea e accresce il mondo naturale e si concentra sulle relazioni tra gli esseri umani, la natura e l’ambiente vissuto, esplorando il comportamento e la risposta umana alle nuove tecnologie. Le sue installazioni portano a nuove modalità di conversazione con il pubblico, con un’attenta analisi alla risposta comportamentale ed emotiva di quest’ultimo.

Di stampo più tradizionale è invece la produzione artistica di Xu Lei (Nantong, 1963). Xu Lei ha avuto un ruolo importante nel movimento artistico New Wave del 1985 in Cina, denotato da una risposta alternativa all’arte di Propaganda. Il suo lavoro è una giustapposizione potente, ma sensibile dell’ estetica tradizionale cinese, messa a confronto con le innovazioni occidentali. Tra le sue ispirazioni principali emergono Marcel Duchamp, René Magritte e Yves Klein, altri autori di opere che esplorano e distruggono la realtà, proponendone versioni alternative.

La Cina alla Biennale

La Biennale di Venezia è un grande palcoscenico in cui i vari paesi partecipanti hanno la possibilità di mettersi in mostra all’interno di un importante dialogo internazionale. La prima partecipazione della Cina presso Biennale di Venezia risale al 2005, in occasione della 51esima esposizione internazionale dell’arte. Organizzato e sponsorizzato dal Governo, il primo padiglione cinese segna un punto di svolta nella crescita politica, economica e culturale del paese e sottolinea la crescente influenza artistica dell’Oriente all’interno dello scenario internazionale.

La storia del padiglione cinese è breve, ma è l’esempio dell’accelerato sviluppo economico e culturale della Cina degli ultimi venti anni. La Cina era stata invitata per la prima volta a partecipare alla Biennale nel 1980, con proposte considerate troppo tradizionali dagli standard all’avanguardia dell’esposizione artistica veneziana. La partecipazione ufficiale della Cina fu quindi interrotta, ma Venezia ha continuato ad accogliere numerosi artisti cinesi all’interno della mostra principale, come ad esempio l’artista Cai Guo-Qiang che nel 1999 ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale per il suo contributo.

Al di là del padiglione, altri artisti cinesi si sono fatti spazio all’interno dell’ambito della Biennale, come ad esempio Ai Weiwei, con la sua discussa installazione S.A.C.R.E.D del 2013 che racconta i giorni d’incarcerazione dell’artista all’interno di una prigione cinese, oppure come il grande successo dell’opera di Can’t help myself di Sun Yuan and Peng Yu, il grande braccio robotico che durante la Biennale del 2019 si è aggiudicato il primo posto tra le opere più fotografate.

La partecipazione cinese alla Biennale del 2005 ha comunque segnato il cambiamento di baricentro del mercato artistico mondiale, che dall’occidente si è spostato verso metropoli come Shanghai e Pechino. Quest’anno il padiglione cinese metterà in mostra le nuove tecnologie e l’avanzata digitalizzazione che descrivono la cultura cinese contemporanea, divisa tra tradizione ed innovazione.  Il ruolo dell’arte è stato sempre quello di analizzare i tempi odierni per darne una lettura del futuro: è impossibile immaginare la Cina del futuro senza la componente digitale.  Il metaverso è quindi la risposta ecologica cinese al nuovo rapporto tra uomo e ambiente. Si tratta di una “via di fuga” come suggerisce titolo Meta-scape, ma può veramente essere anche una soluzione?

Di Camilla Fatticcioni*

*Laureata in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla vive in Cina dal 2016. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hanghzou interessandosi di archeologia ed iconografia buddhista cinese medievale. Sinologa ed autrice del blog perquelchenesoio.com, scrive di Asia e Cina specialmente trattando temi legati all’arte e alla cultura. Collabora con diverse riviste tra cui REDSTAR magazine della città di Hangzhou e scrive per il blog di Bridging China Group. Appassionata di fotografia, trasmette la sua innata voglia di raccontare storie ed esperienze attraverso diversi punti di vista.