China E-Files – Riconoscimento facciale? Anche i cinesi dicono no

In China E-Files, Cina, Innovazione e Business by Redazione

Giro di vite normativo in Cina sull’utilizzo incondizionato della tecnologia per il riconoscimento facciale. Dopo l’annuale China Consumer Protection Gala a marzo di quest’anno che aveva puntato l’indice proprio sul troppo dilagare di questa tecnologia, anche sulla spinta dell’opinione pubblica, le diverse municipalità e province si apprestano a mettere in campo una regolamentazione più dettagliata a riguardo.

Sotto la raccolta dei dati biometrici attraverso telecamere intelligenti, mentre stanno arrivando anche le prime multe salate. Recentemente la città di Ningbo ha multato per circa $39.000 tre aziende per “acquisizione illegale di dati dei consumatori tramite riconoscimento facciale”. Secondo la Ningbo Administration for Market Regulation le tre aziende “hanno violato la legge per la protezione dei consumatori collezionando dati tramite identità facciale senza consenso”. Tutte e tre le compagnie operano principalmente nel settore immobiliare. Secondo l’accusa, le aziende sanzionate avrebbero utilizzato questa tecnologia per individuare se i possibili acquirenti, che già avevano visitato gli appartamenti, una volta ritornati, fossero in compagnia di un agente o esperto di immobili per una valutazione tecnica dello stabile. In questo modo, qualora fosse stata svelata l’identità di questo “agente sotto copertura”, lo sconto offerto sarebbe stato nullo. Un’azione che le autorità di Ningbo hanno tacciato come illegale e per questo multato.

UNA TECNOLOGIA ENTRATA NELLA QUOTIDIANITÀ’- Tuttavia non è la prima volta che il settore immobiliare finisce nell’occhio del ciclone per utilizzo improprio di questa tecnologia. Già nell’autunno 2020, il Southern Metropolis Daily, quotidiano di Canton, denunciò l’installazione da parte di compagnie immobiliari di sistemi di videosorveglianza negli uffici di vendita per raccogliere dati sul riconoscimento facciale di potenziali acquirenti di case senza il loro permesso. Hangzhou, la capitale della provincia delloi Zhejiang, è stata la prima lo scorso anno a redigere una legge che vieta alle società di gestione immobiliare di costringere i residenti a registrare i loro dati biometrici, come impronte digitali e informazioni sul viso, per entrare nei complessi abitativi. Le autorità locali hanno in programma di votare la legge a giugno di quest’anno, ma tutti danno per scontato l’esito positivo. Ed ora non solo Ningbo, ma anche Tianjin e l’intera provincia del Sichuan sono pronte a varare misure di questo genere.

In Cina, le telecamere di sorveglianza dotate di riconoscimento facciale vengono utilizzate per tutto, dall’identificazione dei singoli alla vera gogna pubblica dei pedoni indisciplinati, per passare, nel lontano 2017, alla guerra contro i ladri di carta igienica. Ma adesso questa tecnologia è diventata la quotidianità.

Molte persone pagano nei negozi o entrano ed escono dal lavoro scansionando i loro volti, mentre questa tecnologia viene utilizzata anche per schermare le persone di passaggio nei campus, edifici residenziali e stazioni della metropolitana.

Sicuramente l’uso del riconoscimento facciale è cresciuto nel mezzo dell’anno pandemico ed anche la tecnologia è migliorata. Guo Bing, associate law professor presso la Zhejiang Sci-tech University ed esperto in materia legale ed hi-tech, ha dichiarato che “le telecamere con riconoscimento facciale installate nei compound hanno avuto sicuramente un ruolo decisivo nell’abbattere l’incidenza della diffusione del Covid-19. Anche la tecnologia è migliorata con dispositivi che rinoscoiscino persone anche con indosso una mascherina”. Infatti sul rintracciamento durante la lotta al Covid-19 l’opinione pubblica cinese non si è scomposta più di tanto, facendo di necessità virtù. Tuttavia secondo l’esperto “dopo la tempesta pandemica c’è ora bisogno di una regolamentazione del settore per evitare un utilizzo indiscriminato”.

PECHINO: 90% DELLA POPOLAZIONE DICE NO – Secondo un rapporto di luglio della società di ricerca IDC, il mercato mondiale delle telecamere di videosorveglianza crescerà fino a $44 miliardi entro il 2025, rispetto ai $ 23,6 miliardi del 2019, con il Dragone che sarà il secondo mercato dopo il Nord America.  Che l’opinione pubblica cinese abbia sin da subito riservato una fredda accoglienza al riconoscimento facciale è cosa nota. Passino le telecamere per garantire la sicurezza, ma in quanto alla raccolta dei dati personali la popolazione, differentemente a quanto potremmo supporre, si è fatta sentire – e si fa sentire – tanto che il Governo Centrale ha finalmente deciso di mettere mano alla questione.

La scorsa settimana è stata infatti rilasciata una “bozza di standard nazionali non obbligatori” sulla materia per avere un primo feedback del pubblico. Nella sostanza la nuova bozza stabilisce che il riconoscimento facciale deve essere utilizzato con il consenso del pubblico e non può essere utilizzato per i minori di età pari o inferiore a 14 anni. Per ora i cittadini sembrano gradire, ma gli esperti ritengono che sarà necessario una maggiore implementazione in seguito. Come riportato da un recente sondaggio condotto da Beijing News, quasi il 90% degli intervistati ha dichiarato di non volere il riconoscimento facciale nelle aree commerciali. Per ora Pechino sta studiando una legge ad hoc sulla materia e secondo le norme sulla protezione delle informazioni personali, ancora in attesa di approvazione, le apparecchiature per il riconoscimento dell’identità utilizzate in luoghi pubblici dovranno essere etichettate con segnali chiaramente visibili e le informazioni raccolte non possono essere pubblicate o fornite ad altri. Un vecchio slogan maosita sosteneva che “i cittadini hanno gli occhi acuti”, la sfida di Pechino è duplice, da una parte accontentare il suo bisogno di sicurezza nella creazione del suo sistema di videosorveglianza nazionale ed integrarlo con le nuove smart city del Dragone, dall’altra salvaguardare il bisogno di privacy dei cittadini. Anche perché questa volta l’opinione pubblica cinese è pronta a non lesinare critiche sulla questione.

Di Stefano Venza*

*Giornalista freelance con background in lingua e cultura cinese. Nuotatore professionista, nel tempo libero segue da vicino le vicende hi-tech del Dragone, viaggiando sempre a cavallo tra Oriente ed Occidente.