In Cina e Asia – Inaugurata la prima portaerei completamente Made in China

In Notizie Brevi by Gian Luca Atzori

Ieri, sull’isola di Hainan e sotto l’augurio del presidente Xi Jinping, è entrata in servizio la seconda portaerei cinese, la prima completamente Made in China. Si tratta di una pietra miliare per il programma navale di Pechino, ma anche di un passo capace di intimorire Washington. La nuova imbarcazione, battezzata col nome di Shandong dall’omonima provincia cinese, va a rafforzare l’espansione in aree sensibili come il Mare cinese meridionale e lo stretto di Taiwan. La prima portaerei realizzata dalla Cina, la Liaoning, fu ricavata da un vecchio scafo sovietico e si è unita alla flotta dell’Esercito popolare di liberazione nel 2012. Nonostante sia stata utilizzata solo per esercitazioni, secondo l’ultimo report del Pentagono, la Liaoning ha permesso ai cinesi di maturare abbastanza esperienza per condurre operazioni navali estremamente complesse nel Pacifico. [Fonte NYT, SCMP]

La Cina punta a Hong Kong per aumentare l’import americano

Contrariamente a quanto desiderato da Pechino, gli Usa non considerano Hong Kong parte della Cina. Tuttavia, delle volte non avere ciò che si desidera, può rappresentare un vantaggio strategico. Il nuovo accordo commerciale in fase di approvazione tra Cina e Stati Uniti comprende aumenti delle importazioni americane per circa 200 miliardi di dollari. Per farlo, Pechino mira da una parte a riprendere l’importazione di etanolo, riducendo o eliminando i dazi sui carburanti, mentre dall’altra pensa a ri-direzionare alcune delle rotte commerciali da Hong Kong verso i porti interni. Questo potrebbe far risparmiare alla Cina circa 10 miliardi. Tuttavia, i leader cinesi sono cauti nel gestire la faccenda, l’isola potrebbe rischiare il tracollo finanziario, soprattutto in vista dei disordini e della recessione economica che l’hanno colpita di recente. [fonte: Bloomberg]

Cina: Il default dello Shandong preoccupa gli investitori

Sei aziende falliscono con 9,7 miliardi di dollari di debiti, compromettendo la situazione finanziaria di una delle regioni più ricche della Cina, lo Shandong. Il problema non è il debito di per se, ci sono province che hanno visto di peggio, ma il modo in cui è stato gestito e accumulato. Nello Shandong vige l’usanza tra le imprese di garantirsi i propri debiti a vicenda, evitando di esporli pubblicamente al mercato e lasciando all’oscuro gli investitori. Una situazione che ora spaventa per una possibile reazione a catena in grado trascinare nel vortice del fallimento altri importanti realtà imprenditoriali. Secondo la S&P Global Ratings, le aziende hanno diffuso “rischi di solvibilità nell’intera regione, sommergendo i crediti buoni insieme a quelli negativi”. Una sfida di non poco conto per gli investitori in obbligazioni, i quali in pochissimi anni hanno visto le insolvenze passare da quota zero a quasi 20 miliardi di dollari. Non è ancora chiaro come il governo di Pechino decida di intervenire. [fonte: Bloomberg]

Cina: l’eterna condanna del carbone

La settimana scorsa, la Conferenza climatica di Madrid non ha trovato accordo sull’articolo 6 e sul carbone. Ieri, 14 persone sono morte in una miniera di carbone cinese nel Guizhou. L’ennesimo disastro, per un totale di 37 vittime in soli due mesi. E’ la fonte energetica più arretrata, ma continua a decidere per il nostro futuro, mentre la Cina persiste nel suo paradosso energetico, essendo al tempo stesso leader globale del rinnovamento energetico e delle produzioni fossili. La Cop25 ha risentito sia dell’abbandono del trattato da parte degli Usa di Trump e sia della guerra commerciale con Xi. Durante la conferenza, la Cina ha guidato altri tre paesi, Sud Africa, Brasile e India per ribadire nuovamente come i limiti di emissioni posti ai “paesi in via di sviluppo” dovessero essere drasticamente ridotti a discapito dei “paesi sviluppati”, fautori dell’inquinamento degli ultimi secoli. Negli ultimi due anni tuttavia, nonostante un trend globale di diminuzione, la produzione energetica a base di carbone dei cinesi è cresciuta del 4,5%. Non solo, oggi il governo mandarino promuove il “carbone pulito”, un concetto talmente diffuso da trovare persino chi pensa esista davvero. Con quel termine non ci si riferisce a forme di carbone meno inquinanti, ma a future tecnologie che saranno in grado di ridurne le emissioni. Tecnologie che, per ora, hanno condotto solo a fallimenti strutturali ed economici. [fonte: SCMP, SCMP]

Ecco cosa accade quando decidi di lasciare l’esercito cinese

E’ difficile pensare che tra 2 milioni di membri dell’esercito Esercito Popolare di Liberazione (Epl) possa emergere la storia di un semplice studente. E’ ancora più difficile crederlo in Cina, in lingua inglese e sul sito ufficiale dell’esercito stesso. Un post della settimana scorsa racconta la storia di Zhang Moukang, studente universitario che decide di interrompere la carriera militare a soli due mesi dal suo arruolamento. Zhang non potrà mai più servire nella difesa nazionale e, per i prossimi due anni, andrà incontro ad 8 misure punitive: non potrà viaggiare, prendere aerei, treni o bus a lunga percorrenza; gli sarà impedito di acquistare proprietà, richiedere prestiti o assicurazioni, aprire un’attività, studiare all’università o nelle scuole secondarie. Inoltre, dovrà rimborsare lo stato di 54 mila yuan (circa 7 mila euro) per i costi di viaggio, alloggio, vitto, equipaggio, spese mediche e “esaminazioni politiche”. Il caso di Zhang fa scalpore perché raro, ma non per questo unico. Secondo il ricercatore Adam Ni, Pechino potrebbe voler “fare di Zhang un esempio”, in dimostrazione di tensioni e sfide interne all’Epl, “da una parte per creare una nuova e migliore immagine dell’esercito, mentre dall’altra come deterrente di cattivi atteggiamenti e insubordinazioni”. [fonte: CNN]

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