Wen schiera gli avvocati

In by Gabriele Battaglia

Con un comunicato in 6 punti i legali di Wen Jiabao, premier uscente della Rpc, hanno respinto le accuse del New York Times secondo cui Wen avrebbe favorito i business di famiglia. Se il contenzioso andasse avanti, potrebbe essere la la prima volta che un alto funzionario del Pcc porta qualcuno in tribunale per diffamazione. Sono infondate le accuse secondo cui Wen Jiabao avrebbe favorito gli affari della propria famiglia durante il mandato da premier della Repubblica popolare cinese. È quello che rispondono gli avvocati del premier cinese in un comunicato in 6 punti al New York Times.

Venerdì scorso il quotidiano di New York aveva pubblicato un’inchiesta sul patrimonio miliardario della famiglia Wen. La reazione dei legali del premier cinese era arrivata a breve distanza di tempo. Ieri il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post ha riportato un comunicato in risposta all’articolo dell’influente quotidiano statunitense. “Le cosiddette ‘ricchezze nascoste’ della famiglia di Wen Jiabao citate dall’articolo del New York Times non esistono,” si legge nel comunicato a firma degli avvocati di Wen, Bai Tao e Wang Weidong.

E aggiungono al punto 4: “Wen Jiabao non ha mai occupato ruoli di sorta nelle attività economiche della sua famiglia, e ancor meno ha permesso che queste avessero influenza sulla formulazione o sull’esecuzione delle proprie scelte politiche.” I legali di famiglia negano quindi che la posizione di Wen Jiabao, numero due della Repubblica popolare cinese, sia servita in qualche modo a favorire le attività di famiglia. “Alcuni membri della famiglia Wen sono stati coinvolti in attività imprenditoriali, ma non hanno mai commesso attività finanziarie illegali, ” prosegue il comunicato. “Nessuno dei Wen possiede azioni di alcuna azienda.”

Il New York Times ha pubblicato sabato scorso un articolo in difesa del proprio lavoro sottolineando come l’inchiesta, finita nell’occhio del ciclone per aver minato la reputazione del premier cinese, non facesse riferimento ad atti illegali da parte di Wen o della sua famiglia.

È vero però che “in qualità di primo ministro in un Paese dove lo Stato gioca un ruolo decisivo nell’economia, Wen ha supervisionato il lavoro di molti funzionari di governo le cui decisioni potrebbero aver inciso nelle fortune di imprese e investitori.” Il New York Times difende quindi il proprio articolo e si dice “incredibilmente fiero” del lavoro svolto per arrivare all’esclusiva.

Da parte loro, invece i legali di Wen ribadiscono la loro intenzione di “continuare a fare chiarezza su altri resoconti falsi prodotti dal New York Times,” riservandosi il diritto di ritenere il quotidiano responsabile legalmente di ciò che pubblica”. Sarebbe quindi la prima volta che un alto funzionario del Pcc porta qualcuno in tribunale per diffamazione.

Uno scenario al momento improbabile, titola oggi il South China Morning Post. Anche perché le tempistiche non sono favorevoli. Qualsiasi studio legale infatti dovrebbe aspettare la fine del XVIII congresso per procedere ad azioni legali. Il comunicato, continua il quotidiano di Hong Kong, ha per ora un valore simbolico, più che legale. “È stata un’azione…tesa a mostrare al pubblico cinese che il racconto del New York Times non era corretto dal punto di vista dei fatti,” spiega al South China Morning Post un esperto legale dell’Università di Pechino.

Se la famiglia Wen dovesse intraprendere un’azione legale contro il quotidiano di New York, “il caso diventerebbe sempre più grande e… alla fine sfuggirebbe al controllo.” Tuttavia, dice un altro avvocato di Pechino al South China Morning Post, “è difficile escludere totalmente” l’ipotesi del ricorso alla giustizia. Se infatti il New York Times fosse citato a giudizio in Cina, dovrebbe fornire le prove di ogni singola affermazione fatta nell’articolo. “Se così non fosse, sarebbe considerato colpevole di diffamazione.”

[Scritto per Lettera43; foto credits: xinhuanet.com]

*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.