Uzbekistan – La signora di Tashkent

In Uncategorized by Simone

Stilista, filantropa, designer, Gulnara Karimova è la donna forte dell’Uzbekistan. La controversa figlia del presidente Islam Karimov è il volto spendibile dell’ex repubblica sovietica. Ma scandali legati al mondo degli affari rischiano di minare la sua scalata al potere e alla successione.L’Asia ha abituato a donne con ruoli di primo piano nella politica del proprio Paese. Icone della democrazia come Aung San Suu Kyi e Cory Aquino sono i volti della Birmania e delle Filippine. In Paesi musulmani come il Bangladesh e Pakistan sono andate al governo l’attuale premier a Dakha, Sheikh Hasina, o la defunta Benazir Buttho a Islamabad. Indira Gandhi è stata la donna forte dell’India, ruolo che oggi è passato a Sonia Gandhi. La Corea del Sud ha eletto a dicembre la prima donna alla presidenza della repubblica, Park Geun-hye.

In Uzbeskistan a dominare è la figura di Gulnara Karimova, figlia maggiore del presidente Islam Karimov, l’uomo che prima sotto l’Unione sovietica e poi con l’indipendenza ha governato e continua a governare con il pugno di ferro la repubblica centro asiatica.

Gulnara Karimova, o Googoosha per usare il suo nome d’arte nel mondo della musica, è l’immagine pop ed esclusiva del Paese. Sul suo sito si descrive come “poeta, mezzo soprano, designer e bellezza esotica uzbeka”. Le sue foto sono spesso in copertina di riviste patinate. Karimova è anche impegnata nella filantropia in particolare nel sostegno alla salute delle donne. Come titola Natalia Antelava in un profilo per il New Yorker, Googoosha è tuttavia “la figlia del dittatore”.

Appena ieri Human Rights Watch esortava il nuovo segretario agli Esteri statunitense, John Kerry, ha sollevare il tema della tutela dei diritti umani durante l’incontro con il suo omologo uzbeko, Abdulaziz Komilov, in visita a Washington la prossima settimana.

Per gli Usa il rapporto con l’ex repubblica sovietica è legato alla logistica e al transito da Nord di mezzi verso l’Afghanistan. Ruolo che ha portato Washington a rivedere le restrizioni agli aiuti verso il Paese, imposte nel 2004 e rafforzate dopo il massacro di Andijan l’anno seguente, quando le forze di sicurezza repressero con le armi una manifestazione di protesta.

Il potere a Tashkent è un affare di famiglia, scrive il Financial Times. Quello politico come quello economico. È opinione diffusa tra diplomatici, amministratori di società straniere e analisti, ricorda il quotidiano londinese, che le opportunità di affari siano legate a una ristretta cerchia, vicina alla famiglia al potere.

Legami tali da avvicinare il nome di Gulnara Karimova a scandali che di recente hanno investito due dei principali investitori esteri: l’operatore di telefonia mobile russo MTS e il gruppo di telecomunicazioni finnico-svedese TeliaSonera. In entrambi i casi si parla di riciclaggio di denaro con inchieste aperte in Svizzera e in Svezia nelle quali sono coinvolti almeno quattro personaggi vicini a Karimova.

La controversia, ricorda il Ft, ebbe inizio a luglio, quando la MTS fu costretta a chiudere le operazioni nel Paese perché sotto accusa per evasione fiscale, una mossa che lasciò un terzo degli uzbeki senza servizio e riportò il business nelle mani dei potenti locali. Due mesi dopo un documentario della televisione svedese svelava un caso di tangenti per 320 milioni di dollari che sarebbero andati dal 2007 a un intermediario, si dice vicino a Karimova, versati da TeliaSonera per entrare nel mercato uzbeko. La società nega ogni accusa.

Casi che potrebbero avere ripercussioni sul futuro politico a Tashkent. Karimov ha 75 anni e la cerchia della figlia è considerata una delle fazioni che influenzeranno il potere nel futuro della repubblica centro asiatica. Sempre che gli scandali non ne incrinino le possibilità di successione.

Per il ruolo del Paese non dovrebbero invece esserci cambiamenti. Se si dovessero confermare le raccomandazioni di James Mattis, al vertice dello U.S Central Command, il comando unificato che segue le missioni statunitensi da Nord Africa all’Uzbekistan, di mantenere 20mila soldati Usa e Nato in Afghanistan anche dopo il previsto ritiro del 2014, Tashkent avrebbe ancora voce in capitolo.

[Foto credit: bp.blogspot.com]