Se non lo riconosci, è Shanzhai

In by Simone

Cosa c’è in comune in Cina tra un monaco tibetano armato del palmare all’ultimo grido, tra un cellulare taroccato inserito all’interno di un pacchetto di sigarette, il gran gala televisivo di capodanno alternativo a quello della tv di stato, alcuni lavoratori migranti che, per tornare a casa, mettono insieme alcune mini vetture trasformandole in un camper e il sosia cinese di Obama? Una parola: shanzhai.

E ancora: cosa unisce un convegno all’università di Milano, l’incontro degli uomini e delle donne di Ubuntu, la distribuzione Linux, a Barcellona e un serrato dibattito su una BBS cinese? Ancora shanzhai, è la risposta.
Il fenomeno è decisamente pratico: a Pechino è pieno di grandi mall dove trovare prodotti tarocchi. Dopo aver manifestato ad un amico la volontà di trovare e comprare un cellulare in grado solo di telefonare e mandare messaggi e nient’altro, si è balenata in tutta la sua potenzialità lo shanzhai. Perché un cellulare e non invece un Hi Phone perfettamente customizzato, personalizzato, disegnato sulle mie necessità, mi ha chiesto l’amico cinese? Di fronte al mio sguardo stupito, non ha fatto fatica ad esclamare, «shanzhai!»

Cosa significa davvero shanzhai, parola ricorrente nell’universo creativo cinese? «E’ una forma di opposizione verso le autorità locali e per autorità locali intendo i centri di potere, le autorità che esistono in una società, quelli più prevalenti, che rappresentano le idee più ortodosse e tradizionali, quelle autorizzate. Perciò shanzhai è ridicolizzare le autorità, imitare le correnti in voga, e prendere in giro e deridere tutto quanto viene imposto», mi spiega Zuo, 28 anni pubblicitario. E il fantastico mondo dell’ingegno, astuzia e detournamento cinese si apre in tutta la sua complessità.

Fenomeno ormai famoso ed in continua evoluzione in Cina, lo shanzhai è passato alle cronache come sinonimo di falso, tarocco, copia pirata. In realtà è molto di più: è ormai un’attitudine che avvicina i cinesi alle nostre più conosciute pratiche di subvertising e do it yourself, ma non solo: un modello di economia che si pone sostanzialmente tra il mainstream, il prodotto copyright e l’open source. Preoccupando non poco, questi ultimi due settori.

Perché dietro lo shanzhai non ci sono solo soldi, ma comincia a formarsi una cultura, alternativa, forte, e con molti adepti, oscillando tra ribellione e pura forma di divertimento, come testimoniano i siti che raccolgono gli shanzhai, in questo caso dei sosia, di personaggi famosi. Mei Mei, 31 anni, un impiego in una casa editrice, sottolinea quest’ultimo aspetto: «in Cina ormai ci sono perfino i vip shanzhai, ovvero si cercano delle persone che assomigliano ai vip. I sosia sono ingaggiati poi per fare le pubblicità, così da una parte c’è un effetto pubblicitario per la star stessa, dall’altra c’è un po di speculazione, a prezzi più bassi. E’ fantastico, tutto questo evidenzia la grande creatività cinese». 

Perché lo shanzhai, dopo essere stato associato alla celebre copia dell’Iphone, ovvero l’Hi Phone, identico, noto anche in Italia, customizzato e molto meno caro, è virato piano piano, verso il suo significato originario. Letteralmente infatti shanzhai significa “fortezza delle montagne”, ma il termine compare nel celebre capolavoro cinese Outlaws of the Marsh, tradotto in Italia come I Briganti, in cui la parola shanzhai significava in primo luogo lotta contro il governo, le sue regole, il suo controllo.

Ed ecco che oggi, lo shanzhai, da semplice pratica di fake, diventa una sorta di forma di ribellione che consente di scoprire che la Cina, la sua società civile, è molto più attenta ai processi macro economici di quanto ci si potrebbe aspettare. All’innato pragmatismo cinese – produrre fake da vendere a un prezzo minore, creando subito una sacca di mercato enorme – si è associato la necessità di trovare forme di contestazione rispetto allo sviluppo economico e sociale del paese, che non potendo essere dirette, devono prendere traiettorie bizzarre e inusuali. Ed ecco lo shanzhai, contro le grandi marche e contro il controllo del Governo su ogni attività umana che si svolga in Cina.

E le autorità infatti si sono preoccupate. Niping, membro del Congresso cinese ha presentato una mozione anti shanzhai, con la seguente motivazione: «all’inizio il fenomeno era collegato alle copie di cellulari o di altra tecnologia, ma da questo aspetto commerciale, il fenomeno piano piano è entrato nella sfera culturale. Su qualsiasi nuovo prodotto artistico buono, si specula come forma di shanzhai. Su questa strada, se il fenomeno si sviluppa in questo senso, qualsiasi copia o plagio potrebbe naturalmente essere un danno per la capacità creativa della nostra cultura». Sulla stessa linea i commenti on line di molti cinesi, mentre altri, decisamente su altre posizioni, sottolineano il valore dello shanzhai come presa di coscienza generale da parte della gente comune, che, stanca delle decisioni imposte, decide di rispondere personalmente creando e producendo cose nuove (da qui l’uso dello slogan occidentale do it yourself) .

Se ne parla come un fenomeno di livello mondiale, che in Cina può essere già riscontrato in fenomeni recenti, come il sito contro i pregiudizi verso la Cina sui media occidentali (anti-cnn), negli aiuti spontanei per le catastrofi naturali subite lo scorso anno, così come nelle copie di vestiti e marchi occidentali. Tutto ciò è shanzhai. Il fenomeno è definito come il prodotto del background della società contemporanea ed ha quindi una valenza politica e sociale, non solo economica.

Lo shanzhai dunque è complicato, vario e di non facile lettura. Mischia piani diversi e pone la società cinese di fronte alla sua attuale complessità. Niping ha provato a spiegare, sulle pagine dello Yangzi Wanbao, la ricchezza, e il pericolo a suo modo di vedere, del fenomeno:  «ci sono varie definizioni e vari punti di vista. Al secondo punto della mia mozione dico che bisogna distinguere chiaramente la “cultura dell’originalità” dalla “cultura shanzhai”, descrivendo con chiarezza il pericolo di includere i plagi e le copie illegali in una delle tante forme di shanzhai, e che bisogna distinguere questo aspetto da quello che invece rientra nelle forme di “divertimento” che nascono spontaneamente dal popolo , come lo spettacolo tv per il capodanno. Però, per i giovani in particolare, che non distinguono obbiettivamente ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, il pericolo è che agendo in nome della cultura shanzhai, si ritrovino a evadere i confini della legalità».

Il parere di Han Haoyue, critico dei media, è diverso:  «la cultura shanzhai è una cultura popolare per il popolo. Permette alla gente di esprimersi e resistere ai valori culturali dominanti». Ed ecco il problema: lo shanzhai è uno spazio ambiguo, in cui può trovare posto sia l’avventura economica della famiglia che apre il negozio Sonny, o la caffetteria Bucksstars, o la pizzeria Pizza Huh, o il motore di ricerca BaiGoooh (insieme di Baidu, il Google cinese, Google appunto e Yahoo), ma anche video di presa in giro per governo e autorità, a minare la centralità del Partito nella vita sociale e politica cinese e più in generale una volontà a fare da soli, senza sottostare a nessuna imposizione, commerciale o sociale, imposta dall’alto. Per il Governo è dunque un fastidio.
Non solo per loro, perché lo shanzhai apre una breccia sul mercato che ne motiva il successo: lo shanzhai infatti, si pone in antitesi tanto al copyright, quanto all’open source. Immaginiamo un Windows customizzato: perché usare l’Open Source a quel punto?

Quello che è certo è che la discussione esiste e non è censurata, tanto che per il Gala di capodanno shanzhai, quello opposto al classico polpettone televisivo della CCTV, si è scomodata a parlarne anche la Xinhua, agenzia di stampa governativa. Forse, perché il progetto è fallito, mancando accordi per la trasmissione, limitata al satellite e all’internet. La prova del fuoco il prossimo Chunjie, il capodanno cinese: per capire quanto è avanzato lo shanzhai, come fenomeno culturale, tra le tante anime del popolo cinese.