Nepal – Denunce di brogli, schiacciati tra Cina e India

In Uncategorized by Simone

100 partiti in lizza e un paese disilluso. Sconfitta in vista per l’Upcn-M e per gli "altri comunisti", che denunciano brogli e chiedono un riconteggio dei voti. La strada tortuosa della democrazia nepalese tra blocco politico interno e le influenze di Cina e India.
In un clima di completa disillusione, il popolo nepalese – pare almeno il 70 per cento degli aventi diritto – è andato alle urne, per celebrare il secondo momento storico di democrazia attraverso le elezioni. Consultazioni rese necessarie da un completo blocco politico, figlio di problematiche interne al partito maoista che era uscito vittorioso, anche se non con la maggioranza assoluta, dalle scorse elezioni del 2008, le prime dopo la vittoria maoista e la fine della monarchia nepalese.

Promesse di modernizzazione e miglioramento della vita hanno contraddistinto la campagna elettorale, tutto sommato pacifica, se si eccettuano alcuni episodi, con un occhio attento da parte dei vicini di casa, ora comodi, ora fastidiosi: Cina e India.

Il problema principale però sembra situarsi all’interno di una popolazione che non sa di preciso perché è stata richiamata a votare e che non sembra intravedere le soluzioni che potrebbero modificare lo status quo. La democrazia, anche quando è giovane, pare dunque incontrare un problema di rappresentanza, anche in un paese uscito da una terribile fase politica: in ballo infatti c’è l’elezione dell’Assemblea Costituente che dovrebbe riscrivere la Costituzione e portare il paese verso una nuova era.

Non sarà facile per un campo elettorale con oltre cento partiti, che dovrebbero rappresentare un panorama politico che va dagli induisti ai marxisti leninisti. Come nel 2008 sarà probabilmente necessaria una settimana almeno di spoglio per avere i risultati definitivi, ma le prime indicazioni e polemiche rendono sufficientemente chiaro il quadro che potrebbe andarsi a delineare.

E per lo storico Partito maoista dell’Ucpn-M (Unified Communist party of Nepal-Maoist) guidato dal mitico leader Prachanda, e per gli "altri comunisti" del Cpn-Um (Communist party of Nepal-Unified marxist-leninist) sembra profilarsi una sconfitta elettorale, a vantaggio dei centristi del Congresso, partito di chiara "vicinanza»" indiana.

Nel 2008 il Partito maoista vinse le elezioni, ma non riuscì a creare un governo stabile; Prachanda – che fu primo ministro – venne quindi sostituito da un esponente del Cpn-Um. E quando nel maggio scorso venne sciolta l’assemblea, un nuovo colpo ha messo in difficoltà la storica formazione maoista: Mohan Vaidhya più noto con il nome di Kiran, ha creato una nuova forza politica che si è separata dal partito, dando vita al Cpn-M (Communist party of Nepal-Maoist).

Questi ultimi sono naturalmente critici con la dirigenza maoista e hanno boicottato le elezioni, dichiarandosi completamente contrari alla "via riformista" intrapresa dagli ex compagni di partito.

In un’intervista presso la sua residenza rilasciata al Washington Post alcuni giorni prima delle elezioni, il leader maoista Prachanda aveva spiegato che il suo partito "ha lottato duramente per il piccolo cambiamento politico che ha avuto luogo nel paese". È per questo, ha aggiunto Prachanda, che "quando avremo la maggioranza, sarà facile per noi avere un governo forte e soddisfare le esigenze delle masse e questo creerebbe un clima favorevole a redigere una nuova costituzione".

I primi risultati però indicherebbero altro, con lo stesso Prachanda sconfitto nel suo collegio a Kathmandu ad opera del rivale del Partito del Congresso (anche se potrebbe recuperare la vittoria in un altro collegio in cui era candidato).

Tanto poco soddisfacenti i primi risultati da creare un caso nazionale: lo scorso sabato infatti Prachanda e i maoisti hanno denunciato brogli, chiedendo di fermare la conta dei voti. "Le forze nazionali e internazionali sono alla base di questi brogli", avrebbe detto Prachanda, "e per questo chiediamo una sospensione del conteggio".

I maoisti avrebbero dunque chiesto un‘indagine indipendente e hanno avvertito che anche il loro partito avrebbe potuto seguire l’ala che si è scissa, nel boicottaggio completo dell’Assemblea Costituente.

"Noi non aderiremo all’Assemblea – hanno detto i maoisti – e siamo pronti a combattere".

Secondo i risultati preliminari forniti dal governo nepalese, su 600 seggi, i maoisti ne avrebbero vinti al momento 19, contro i 75 del Congresso e i 48 dei marxisti leninisti.

Le parole di fuoco dei maoisti non rasserenano il clima, dato che alle prime elezioni del 2008 si arrivò proprio grazie alla loro disponibilità ad accettare le elezioni, per guidare la transazione pacifica e democratica il paese.

Il commissario elettorale del Nepal, così come l’ex presidente americano Carter, che è "osservatore delle elezioni", hanno promesso di continuare il conteggio, nonostante le denunce maoiste.

[Scritto per il Manifesto; foto credit: voanews.com]