In Thailandia, la protesta contro il governo di Yingluck Shinawatra continua: ministeri continuano occupati e uffici governativi presi d’assedio. Anche in Giappone in centinaia hanno protestato contro l’approvazione della legge sui segreti specifici da parte della Camera bassa. In Pakistan, eletto il nuovo capo dell’esercito.THAILANDIA – Mandato d’arresto per Suthep
Ministeri occupati, uffici governativi provinciali presi d’assedio, la sede dell’equivalente thailandese dell’Fbi evacuata. Questa la situazione in Thailandia nel quarto giorno di proteste per chiedere le dimissioni del governo guidato da Yingluck Shinawatra, considerato eterodiretto dal fratello e controverso ex premier in esilio Thaksin, su cui pende una condanna in contumacia per abuso di potere e corruzione.
Il leader della protesta, Suthep Thaugsuban, già parlamentare del Partito democratico, è stato raggiunto da un mandato d’arresto per aver incitato alla presa dei ministeri. Suthep punta alla protesta ad oltranza, anche nel caso il governo si dimetta e sia sciolta la Camera, come chiede la piazza. Una forzatura che, scrive la stampa thailandese, potrebbe fare degenerare la situazione e portare a prove di forze come fu a maggio di tre anni fa l’intervento dell’esercito per sgombrare il centro di Bangkok dai sostenitori di Thaksin che per settimane chiesero la fine del governo allora guidato dai democratici.
La Thailandia rischia di ricadere nella spirale di violenze di carattere politico che hanno contraddistinto gli ultimi dieci anni. Se nel 2010 in piazza c’erano i "rossi" sostenitori di Thaksin, deposto da un golpe nel 2006, in gran parte arrivati dalle aree rurali, in piazza c’è ora la borghesia thailandese e il ceto urbano, o almeno parte di esso, e gli ultras monarchici che animarono le proteste di sette anni.
GIAPPONE – Scrittori, giornalisti e accademici in rivolta contro Abe
La giornata di ieri ha segnato il passaggio in Camera bassa del provvedimento sui "segreti specifici" del governo giapponese. Secondo la proposta di legge, chi diffonderà informazioni protette dal segreto, potrà essere condannato fino ad un massimo di 5 anni di carcere.
Ieri, lo scrittore Premio Nobel 94, Oe Kenzaburo, ha dichiarato che il movimento organizzatosi dopo l’incidente nucleare di Fukushima diventerà sempre più forte per protestare contro il provvedimento. In serata, un’altra protesta: questa volta dei giornalisti.
"E’ chiaramente una legge di ordine pubblico", ha dichiarato allo Asahi Shimbun Shigetada Kishii, giornalista del Mainichi Shimbun, uno dei maggiori quotidiani nazionali. Critiche sono arrivate anche dall’associazione degli avvocati, per bocca del suo presidente Kenji Yamagishi: "il provvedimento va contro la sovranità popolare". Rincara la dose l’ex governatore di Okinawa Masahide Ota: "i politici che hanno approvato il provvedimento dovrebbero ricordarsi del Giappone – e du Okinawa- prima della seconda guerra mondiale".
Oggi iniziano le delibere nel secondo ramo del parlamento. La situazione è tesa anche tra i diversi schieramenti politici: il Partito della restaurazione, conservatore e ultranazionalista, ha criticato il governo boicottando l’ultima seduta della commissione speciale e chiedendo al governo di garantire una commissione indipendente di sorveglianza sul processo decisionale.
PAKISTAN – Nuovo capo dell’esercito
Raheel Sharif è il nuovo capo dell’esercito pakistano. Il primo ministro Nawaz Sharif lo ha nominato per sostituire il generale Ashfaq Pervez Kayani, che andrà in congedo giovedì, nella carica più importante della Terradei puri.
Il governo ha inoltre nominato il generale Rashid Mahmood a capo degli Stati maggiore congiunto.
Per il premier, Sharif è stata una scelta non facile. Già nel 1999 il suo secondo governo cadde per il golpe dell’allora numero uno dell’esercito, Pervez Musharraf, da lui stesso nominato. Nel 1993 sempre Sharif fu costretto alle dimissioni e a indire elezioni anticipate su pressione del generale Abdul Waheed Kakar. Il nuovo capo dell’esercito ha inoltre fatto carriera proprio sotto il comando di Musharraf.
I commentatori sembrano tuttavia concordi nel ritenere che Sharif continuerà la strategia del suo predecessore ed eviterà ingerenze politiche. Tra le sfide che si troverà ad affrontare: la guerriglia talebana pakistana e le ripercussioni sulla sicurezza del ritiro delle truppe combattenti internazionali dall’Afghanistan che si concluderà il prossimo anno.
[Foto: Reuters]