Mondo Asean – Riprendono le trattative UE-Thailandia mentre Bangkok si prepara alle elezioni

In Mondo Asean, Sud Est Asiatico by Redazione

L’UE ha recentemente ripreso le trattative con la Thailandia per la conclusione di un accordo di libero scambio. I rapporti economici costituiscono una parte essenziale della strategia europea per l’Indo-Pacifico

L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 31 marzo.

Lo scorso 15 marzo la Commissione ha annunciato che le trattative per la conclusione di un accordo di libero scambio (ALS) con la Thailandia sarebbero riprese dopo uno stallo di quasi dieci anni. Nel 2014, appena un anno dopo il loro avvio, i negoziati erano stati sospesi in risposta al colpo di stato militare che aveva chiuso la crisi politica generata dallo scontro tra il Governo, guidato dalla famiglia del magnate ed ex primo ministro Thaksin Shinawatra, e l’establishment ultra-conservatore legato alla monarchia e all’esercito. Da allora, il Paese è guidato dai referenti politici dell’esercito che hanno riformato la Costituzione nel 2017, rafforzando i poteri del Re e blindando il controllo dei militari sul Senato (di loro nomina e non elettivo). In questo contesto, nel 2019 i partiti pro-esercito hanno vinto le elezioni e il Consiglio Europeo ha raccomandato di rilanciare la cooperazione con Bangkok e riprendere i negoziati per l’ALS “alla luce dei progressi compiuti dalla Thailandia nel processo di democratizzazione”. Pochi giorni fa, dopo l’annuncio della ripresa delle trattative per l’ALS, il primo ministro Prayut Chan-o-cha (al potere dal golpe del 2014) ha sciolto la Camera thailandese e avviato il processo che condurrà il paese alle urne tra pochi mesi.

La Storia è fatta di corsi e ricorsi, si dice, ma i parallelismi questa volta si sprecano. I negoziati erano stati fermati quando la democrazia thailandese era stata sospesa manu militari ed ora riprendono a pochi mesi da un test importante per le Istituzioni del Paese. E’ difficile però condividere l’ottimismo del Consiglio Europeo: tra il 2019 e oggi, Bangkok è stata agitata da intense proteste che chiedevano di ridimensionare il ruolo dell’esercito e della monarchia e maggiore democrazia, proteste che si sono gradualmente spente dopo la reazione repressiva delle forze ultra-conservatrici. Sembra legittimo chiedersi dunque se in Thailandia sia davvero in corso un “processo di democratizzazione”, come ritengono i leader europei. Per rispondere occorre guardare agli ultimi decenni di storia della “terra dei liberi”. Nel Paese si tengono con regolare frequenza elezioni, quasi sempre vinte sostenitori della famiglia Thaksin. La maggioranza parlamentare riesce a governare per alcuni anni, scontrandosi politicamente con i sostenitori dell’esercito e della monarchia, ma quasi mai riesce a concludere una legislatura. A quel punto, il governo in carica prova a forzare la mano andando ad elezioni anticipate, ma lo scontro politico-istituzionale si inasprisce e provoca l’intervento dell’esercito che rovescia il governo. I militari governano per alcuni anni e poi permettono che si tengano nuove elezioni, con nuove regole opportunamente modificate, nella speranza che i loro referenti politici prevalgano sulle forze pro-Thaksin, cosa che però non avviene quasi mai. Questo copione si è ripetuto con disarmante regolarità nel 2006 e nel 2014 e potrebbe ripetersi ora anche nel 2023.

In questo contesto, guardando allo stato di salute della democrazia thailandese, è difficile pensare che sia cambiato effettivamente qualcosa rispetto agli anni immediatamente precedenti al 2014. Cosa succederebbe ai negoziati dell’ALS se si ripetesse l’ennesimo colpo di stato a Bangkok? L’UE li fermerebbe ancora una volta? Si tratta di un dilemma non facile per i decision maker di Bruxelles e che si ripresenta spesso, specie nel Sud-Est asiatico, dove la politica commerciale si fa ancora più “politica”. Da un lato, liberalizzare gli scambi commerciali porta indubbi benefici economici per entrambe le parti. La Thailandia è la seconda economia dell’ASEAN e, al momento, il quarto partner regionale per l’Unione. Come per altri membri ASEAN, l’economia thailandese è molto promettente per i settori ad alta innovazione (energie rinnovabili, veicoli elettrici, semiconduttori e altri prodotti elettronici). Il Paese potrebbe diventare un fornitore chiave per le aziende europee, ma anche un mercato dove espandersi. Per un’economia orientata all’export come quella europea (e italiana), ridurre le barriere commerciali rappresenta quasi sempre un’ottima occasione di crescita e Bruxelles è intenzionata a rilanciare la sua strategia basata sugli ALS per provare a superare le difficoltà economiche causate dalla crisi energetica.

Ma la politica commerciale va oltre gli interessi economici. L’Europa deve fare anche delle considerazioni politiche che richiedono un non facile bilanciamento. Da un lato, approfondire i legami commerciali con dei Paesi a democrazia “intermittente” o “apparente” rischia di legittimare regimi autoritari e di compromettere lo standing internazionale di Bruxelles. Inoltre, la politica commerciale rimane una questione polarizzante tra gli elettori europei e gli Stati membri. Dall’altro, gli ALS contengono ormai stabilmente norme che impegnano i partner a cooperare nello sviluppo sostenibile (ossia economico, ma anche socio-politico e ambientale) e possono incidere positivamente nella crescita della società thailandese. La Commissione è ben conscia della delicatezza di tale bilanciamento e fa preparare, durante i negoziati di ciascun ALS, una valutazione d’impatto sulla sostenibilità al fine di poter meglio considerare le opportunità e i rischi legati alla liberalizzazione degli scambi.

C’è però un’ulteriore aspetto politico da considerare per capire la scelta di Bruxelles. Nel 2021, l’UE ha lanciato la sua strategia per l’Indo-pacifico e rafforzare i legami (economici e politici) con la regione è diventato essenziale in questo nuovo contesto di crescenti tensioni internazionali. Il commercio diventa quasi “prosecuzione della politica con altri mezzi”. In particolare, per contenere il “rivale sistemico” cinese, a sua volta attivo nel rafforzare gli scambi commerciali con i Paesi ASEAN. Su questo piano, Bruxelles deve anche adattarsi allo scontro commerciale e tecnologico in corso tra Stati Uniti e Cina. Lo scenario politico è sempre più complesso, ma è anche foriero di opportunità economiche per i Paesi ASEAN che possono sostituirsi alle aziende cinesi nelle catene di approvvigionamento che finiscono in Europa e in America. Rimane però il rischio che i governi europei e americano, mossi dal desiderio di coinvolgere le democrazie asiatiche nella loro azione di contenimento delle potenze “autoritarie” (e nei loro accordi commerciali), finiscano per sottovalutare o, peggio, ignorare le difficoltà e i rischi affrontati dalle forze veramente democratiche di questi Paesi. Gli sviluppi futuri del caso thailandese saranno molto importanti per capire come Bruxelles intende risolvere questo dilemma.

A cura di Pierfrancesco Mattiolo

Cresce il mercato delle auto in ASEAN

Il settore dell’automotive è in costante crescita nell’area ASEAN. Nonostante il rallentamento dell’economia globale, molti brand internazionali hanno davanti prospettive del tutto positive nella regione. Tra queste anche l’italiana Maserati, fiduciosa che le vendite delle sue auto superlusso aumenteranno nel Sud-Est asiatico nel corso del 2023. Takayuki Kimura, responsabile di Maserati per l’Asia-Pacifico, prevede di superare le 4.000 unità vendute entro la fine del 2023, rispetto alle 2.500 unità vendute nel 2022. Secondo Kimura, la pandemia Covid-19 non ha avuto un impatto negativo sulle vendite del marchio di auto di lusso e l’economia dell’Asia-Pacifico continuerà a crescere, con una prospettiva di PIL migliore rispetto all’Europa e agli Stati Uniti. Secondo il Bangkok Post, Thailandia e Malesia hanno registrato il maggior numero di vendite di auto di lusso nella regione ASEAN. La quota di mercato della Maserati nell’industria automobilistica di lusso thailandese è attualmente inferiore al 10%, ma l’azienda commercializza nel Paese solo berline e SUV, secondo quanto dichiarato da Kimura. La Maserati MC20 ha svolto un ruolo cruciale nel guidare le vendite in Thailandia, con la MC20 Cielo a partire da 26,5 milioni di THB (773 mila dollari), afferma Piyathep Siwakas, direttore generale di Maserati Thailandia. Poiché il passaggio da auto che bruciano petrolio e inquinano l’ozono a veicoli più ecologici e sostenibili continua a essere una tendenza globale, Maserati prevede di passare ai veicoli elettrici (EV) anche in Thailandia entro i prossimi 3-5 anni. Più in generale nel settore automotive anche al di là dei veicoli di lusso, a gennaio 2023 l’Indonesia è ancora in testa al mercato ASEAN con 94.087 unità vendute, con un aumento dell’11,8% rispetto al gennaio 2022. La Thailandia è al secondo posto con 65.579 unità vendute. La Malesia si trova in terza posizione con 49.461 unità vendute, le Filippine seguono con 24.499, il Vietnam con 17.314.

La cultura del caffè in Vietnam

Il caffè è parte integrante dell’identità locale in Vietnam, che vanta un numero di caffè superiore a quello di quasi tutti i luoghi del mondo. Il gusto del caffè in Vietnam risale al XIX secolo, quando i colonizzatori francesi piantarono i semi di quello che sarebbe diventato il più grande coltivatore di robusta al mondo. Negli anni 2000, il consumo di caffè si è trasformato in un’abitudine nazionale, dominata dalle catene nazionali Highlands Coffee e Trung Nguyen. Migliaia di piccoli caffè sono sorti, con basse barriere all’ingresso che hanno reso possibile che un singolo locale cambiasse proprietario tre volte in altrettanti mesi. Pertanto, quando un gigante internazionale come Starbucks è entrato nel mercato locale nel 2013, ha dovuto adeguarsi a una serie di aspettative diverse rispetto ad altri marchi statunitensi come McDonald’s e Subway, che hanno debuttato negli anni 2010. Ci si chiedeva come si sarebbe comportata la più grande catena di caffè del mondo in un Paese che è il più grande esportatore al mondo di chicchi di robusta. L’azienda di Seattle ha dichiarato a Nikkei Asia che festeggerà i 10 anni di presenza in Vietnam aprendo il suo centesimo locale, ma ha rifiutato di rispondere alla domanda se la sua attività sia redditizia nel Paese. Sebbene il Vietnam abbia il più grande mercato di caffetterie del Sud-Est asiatico per valore e numero di negozi, ha solo 0,9 Starbucks ogni 1 milione di persone, il numero più basso tra le sei principali economie della regione. Il prezzo è uno dei fattori che spiegano la capacità dei rivali locali di difendere la loro quota di mercato da 1 miliardo di dollari. Il gusto e una cultura del bere distinta sono gli altri due. Mentre Starbucks offre una tazza di arabica delicato a 5 dollari, spesso mescolato con sciroppo, i concorrenti vendono ogni possibile alternativa, dal caffè speciale al robusta da 1 dollaro. 

 

 GEOPOLITICASport e politica internazionali

La partecipazione di Israele ai Mondiali U20 della Fifa ha suscitato polemiche in Indonesia, in cui parte dell’opinione pubblica e della classe politica da decenni si pone come difensore dei palestinesi.

 

SCMP: https://www.scmp.com/week-asia/politics/article/3214611/why-some-indonesians-wants-give-israel-boot-fifas-u20-world-cup 

BUSINESSSingapore e Hong Kong

Le due città hanno creato nuove strutture di fondi per attirare la ricchezza lontano dai tradizionali centri finanziari offshore. Dal 2020, infatti, Singapore e Hong Kong hanno colto opportunità per diversificare le proprie strategie e accrescere il proprio potere come poli finanziari, garantendosi forse il primato in Asia.

Financial Times: https://www.ft.com/content/88e20280-bb6e-4209-ae76-d7183c60ff62 

DIFESAEsercitazioni congiunte

Il 23 marzo ha preso il via nella provincia cambogiana di Kampong Chhnang l’esercitazione militare congiunta, denominata “Golden Dragon”, tra le Forze Armate Reali Cambogiane e l’Esercito Popolare di Liberazione cinese.

Vietnam+: https://en.vietnamplus.vn/cambodiachina-joint-military-drill-begins/250350.vnp  

TURISMOVisti e Vietnam

Il governo vietnamita sta cercando di semplificare i requisiti per i visti e attirare un maggior numero di visitatori stranieri nel Paese per rilanciare soprattutto l’industria del turismo.

ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/vietnam-to-ease-visa-requirements-to-boost-tourism-industry/

 

POLITICA

Liberalizzazione della cannabis

Nel giugno 2022, il governo thailandese ha deciso di depenalizzare la produzione, la vendita e l’uso personale di cannabis. Le conseguenze sono state enormi e impattano anche altri Paesi asiatici. Quali nel dettaglio?

East Asia Foum: https://www.eastasiaforum.org/2023/03/24/thailands-cannabis-policy-experiment/ 

FINANZAFinanza asiatica

Il 24 marzo si è il 13° anniversario della Chiang Mai Initiative Multilateralisation, una rete di scambio di valute progettata per garantire la stabilità finanziaria tra gli Stati membri dell’ASEAN, la Cina, il Giappone e la Corea del Sud. Lavorare per una certa sicurezza finanziaria nel continente sembra sempre più necessario.

Financial Times: https://www.ft.com/content/146a8c16-b90c-45dd-a4e0-611555c355f7