Mondo Asean – RCEP: sfide e opportunità per l’Indonesia

In Mondo Asean, Relazioni Internazionali, Sud Est Asiatico by Redazione

L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 18 dicembre.

La firma della Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) avvenuta il 15 novembre segna un’importante tappa nella storia recente dell’Indonesia. Dopo otto anni di negoziati, i dieci Stati membri dell’ASEAN insieme a Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, hanno finalmente firmato un accordo commerciale destinato a diventare il più grande della storia. Il trattato infatti creerà un mercato di circa 2,1 miliardi di consumatori, equivalente al 30% del PIL globale.

L’obiettivo del RCEP è quello di creare un partenariato economico reciprocamente vantaggioso per ciascuno dei Paesi partecipanti grazie all’abbassamento delle tariffe, alla semplificazione delle procedure doganali e alla stesura di regolamenti economici comuni. Per l’Indonesia, l’adesione al RCEP non solo aprirà le porte a una vasta gamma di opportunità commerciali future, ma nell’immediato servirà al Paese per rimettere in sesto un’economia pesantemente colpita dalla pandemia di Covid-19. Molti economisti stanno tuttavia ancora cercando di prevedere tutte le possibili implicazioni che un accordo così ambizioso comporterà per il mercato indonesiano.

Uno degli obiettivi immediati del RCEP è consentire alle merci di circolare in modo più efficiente attraverso i 15 Paesi membri. Ciò comporterebbe un indubbio vantaggio per Jakarta, poiché le attività commerciali di queste nazioni hanno rappresentato il 57% delle esportazioni totali dell’Indonesia e il 67% delle sue importazioni totali nel 2019. Inoltre, il 66% degli investimenti diretti esteri proviene da diversi Paesi firmatari quali Singapore, Cina, Giappone, Malesia e Corea del Sud. Tuttavia, per sfruttare al meglio i vantaggi dell’accordo, l’Indonesia ha bisogno di adeguare il suo sistema infrastrutturale.

Anche prima della pandemia di Covid-19, la crescita economica del Paese è stata spesso rallentata da questo fattore. Nel 2017, la Banca Mondiale ha stimato che l’Indonesia dovrà investire circa 500 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni per colmare il suo divario infrastrutturale. Secondo gli esperti, una delle possibili soluzioni è quella di sfruttare maggiormente le iniziative infrastrutturali lanciate dai governi dell’Asia-Pacifico. Questi includono la cinese Belt & Road Initiative, la Partnership for Quality Infrastructure del Giappone, e l’istituzione della Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture sponsorizzata da Pechino.

La partecipazione a queste iniziative multilaterali non è tuttavia esente da rischi, e il governo indonesiano deve tenere conto dei risvolti geopolitici. In quanto uno dei principali Paesi del Sud-Est asiatico, l’Indonesia ha un mercato interno che fa gola alle altre potenze del continente asiatico e del mondo. Un esempio è il progetto della ferrovia ad alta velocità Jakarta-Bandung, la cui gara per la costruzione ha causato frizioni tra il Giappone e la Cina, entrambe interessate all’appalto. A vincere alla fine è stata Pechino, che ha offerto tassi di prestito più bassi e una tempistica più breve il completamento dell’opera.

La partecipazione al RCEP contribuirà senza dubbio ad aumentare degli investimenti esteri diretti verso l’Indonesia. In passato, le rigide leggi sul lavoro hanno indotto molte aziende straniere a ridurre i propri investimenti; per risolvere questo problema, il governo ha introdotto quest’anno una nuova riforma, la Legge Omnibus, che mira a facilitare le attività economiche nel Paese modificando ben 76 leggi esistenti. Sono incluse tra le varie norme la riduzione della burocrazia, l’allentamento delle restrizioni sugli investimenti stranieri e l’abrogazione di alcune leggi sul lavoro.

Nonostante gli sforzi del governo, il progetto ha ricevuto severe critiche da vari gruppi sociali, poiché il disegno di legge taglia alcune protezioni sociali e allenta le norme ambientali, aumentando il rischio deforestazione e inquinamento. Tuttavia, è ancora troppo presto per vedere l’impatto a lungo termine del disegno di legge, in quanto tutto dipende dalle modalità di attuazione. La Legge Omnibus potrebbe effettivamente portare a un clima migliore per gli investimenti in Indonesia e quindi creare più posti di lavoro, ma deve essere sostenuta da una solida esecuzione e da un ampio monitoraggio da parte del governo.

Sulla base di quanto descritto è chiaro che fare affidamento sul solo RCEP non è sufficiente, né per la ripresa post-pandemia, né per lo sviluppo economico a lungo termine dell’Indonesia. Per trarre il massimo vantaggio da questo accordo, il Paese deve sostenerlo con una solida pianificazione infrastrutturale e un quadro normativo moderno, entrambe grandi priorità per l’attuale governo. Una volta raggiunti questi obiettivi, l’Indonesia otterrà significativi benefici economici, aumentando la propria competitività e integrandosi maggiormente nella regione Asia-Pacifico.

A cura di Rizka Diandra
Traduzione di Andrea Passannanti

 

Il Vietnam si candida a diventare l’hub economico in ASEAN

Il Paese diventa sempre più attrattivo per chi sceglie di investire nelle start-up del settore fintech e e-commerce. Gli investitori stranieri hanno svolto, infatti, un ruolo chiave nell’alimentare la crescita dell’ecosistema delle startup vietnamite e le recenti semplificazioni normative varate dal governo di Hanoi hanno facilitato questa tendenza, agevolando l’ingresso di investitori e capitali stranieri. Per incoraggiare l’imprenditorialità, il governo vietnamita ha istituito una serie di fondi a livello statale e provinciale, e con la collaborazione di banche e istituzioni straniere ha sviluppato programmi di finanziamento e innovazione, formazione tecnica e tutoraggio aziendale alle nuove imprese. L’emergere del Vietnam come punto di riferimento per le nuove aziende ha ricevuto impulso, inoltre, dal recente “Vietnam Ventures Summit 2020”, durante il quale molti finanziatori hanno segnalato l’intenzione di investire circa 800 milioni di dollari in attività economiche del Paese. L’accordo raggiunto durante il forum comprende 33 fondi di investimento stranieri e nazionali, tra cui CyberAgent Capital, 500 Startups, AlphaJWC, Monk’s Hill Ventures e Access Ventures. Nel 2019, il totale dei finanziamenti era stato pari a 415 milioni di dollari, l’aumento quindi di 400 milioni di dollari nel 2020 riflette la convinzione che il Vietnam potrà competere con altri Paesi ASEAN quali Indonesia e Singapore come mercato in crescita del Sud-Est asiatico per gli investimenti tecnologici e non solo. Negli ultimi anni, ad esempio, Hanoi ha visto emergere una moltitudine di nuove compagnie aeree e aziende del settore. Prima dell’avvento della pandemia, che ha messo in ginocchio i trasporti ovunque, il mercato dell’aviazione vietnamita era in forte crescita, attestata introno al 20% nel periodo 2015-2020, facendo diventare la rotta Hanoi-Ho Chi Minh City, la quarta rotta interna più trafficata al mondo. Il Vietnam sembra essere, quindi, da molti punti di vista, il vero vincitore della competizione tra Cina e Stati Uniti, con molte aziende e grandi compagnie, una su tutte Apple, che hanno deciso di spostare parte della produzione verso il Paese.

 

Le future strategie USA sotto la Presidenza Biden

Lo scorso martedì 15 dicembre i grandi elettori americani hanno, come ampiamente previsto, eletto Joe Biden 46º Presidente degli Stati Uniti. La politica estera sarà in cima all’agenda del governo americano e, in questo contesto, il rafforzamento delle relazioni economiche con l’ASEAN dovrà essere una priorità. La regione, con una crescita economica poderosa negli ultimi anni, si accinge a diventare la quarta economia mondiale e sarà quindi vitale per gli USA fortificare ancora di più i proprii rapporti diplomatici e economici con ognuna delle dieci nazioni del Sud-Est asiatico e con l’istituzione regionale nel suo complesso. L’ASEAN è già uno dei principali partner commerciali dell’America, importando ogni anno grandi quantità di macchinari elettrici, aerei, combustibili minerali e strumenti ottici e medici, in un rapporto commerciale di beni e servizi che l’anno scorso ha superato i 350 miliardi di dollari. Le esportazioni statunitensi verso l’ASEAN sostengono centinaia di migliaia di posti di lavoro americani. Una classe media ampia e in forte crescita nel Sud-Est asiatico assicura che le esportazioni non faranno altro che crescere e confermare i trend positivi degli ultimi anni. Joe Biden dovrà necessariamente programmare una serie di incontri bilaterali con i leader del Sud-Est asiatico, partecipare in modo costante agli ASEAN Summit, rivedere possibilmente la propria partecipazione al Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership (CPTPP) e lanciare il chiaro messaggio che la regione rimane una priorità per Washington. In questo scenario, anche alla luce della recente firma della RCEP, cresce l’influenza economica e politica della Cina nel Sud-Est asiatico, nel Mar Cinese Meridionale e in tutta l’area del Pacifico, che sembra esser diventata ormai il vero terreno di scontro tra Washington e Pechino a livello internazionale. A Joe Biden e al suo governo spetterà, quindi, il difficile compito di riaffermare la presenza statunitense nella regione e arginare gli ambiziosi piani della Cina.

 

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Il Regno Unito sta cercando di stringere legami commerciali più stretti con le nazioni dell’area Pacifico e del Sud-Est asiatico, con il chiaro obiettivo di diversificare i partner economici per la fase post-Brexit.

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Poiché il fiume Mekong diventa il centro di nuove rivalità geopolitiche, una nuova piattaforma di monitoraggio fluviale finanziata dagli Stati Uniti è stata lanciata per far luce sulle controverse attività di costruzione di dighe cinesi, nella parte settentrionale del fiume.

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L’impatto del RCEP sull’Unione europea

La firma dell’accordo commerciale regionale RCEP e l’arrivo di una nuova amministrazione statunitense spingono l’UE a riesaminare la propria strategia commerciale in Asia, cercando di rafforzare l’alleanza transatlantica ma anche riconsiderando la crescente importanza della Cina nella regione.

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Regno Unito e Singapore firmano un accordo di libero scambio

Nell’attesa di definire il rapporto con l’UE, il Regno Unito si prepara al futuro post-Brexit siglando un trattato commerciale con Singapore. L’accordo garantirà continuità e certezza alle imprese di entrambi i Paesi e concretizzerà l’impegno del Regno Unito nella regione.

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Josep Borrell partecipa alla riunione dei Ministri della Difesa ASEAN Plus

Dando seguito all’annuncio del Partenariato Strategico tra UE e ASEAN, per la prima volta un rappresentante europeo ha partecipato alla riunione dei Ministri della Difesa dell’ASEAN Plus. Josep Borrell, intervenendo virtualmente all’incontro ha dichiarato che la pace, la sicurezza e la stabilità in Asia sono fondamentali per la prosperità e il benessere in Europa.

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Italia e Vietnam, tra cucina e arte contemporanea

Dal 7 al 13 dicembre si è tenuta ad Hanoi la fiera A taste of Italy every day, organizzata dall’Ambasciata italiana in Vietnam in occasione della Settimana della cucina italiana 2020. L’8 dicembre si è inoltre concluso il concorso d’arte contemporanea per giovani artisti Italy through the lens of Vietnamese contemporary artists.

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Il 30 novembre scorso, i rappresentanti dell’UE e dell’ASEAN si sono riuniti virtualmente per il secondo dialogo ad alto livello sull’ambiente e il cambiamento climatico. La discussione ha riguardato la cooperazione interregionale e l’adozione di misure concrete per raggiungere la neutralità climatica.

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Il Partenariato Strategico tra UE e ASEAN

Dopo anni di graduale avvicinamento, Unione Europea e ASEAN ha deciso di avanzare le proprie relazioni ufficializzando il Partenariato Strategico tra le due organizzazione. I Ministri degli Esteri dell’ASEAN e dei Paesi membri dell’UE, insieme al Segretario Generale dell’ASEAN Lim Jock Hoi, si sono incontrati virtualmente martedì 1° dicembre alla 23a riunione ministeriale UE-ASEAN, co-presieduta dal ministro degli esteri singaporiano Vivian Balakrishnan e dall’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell. Con il nuovo status, l’Unione Europea è alla ricerca di una cooperazione più significativa con l’ASEAN, che possa fungere da trampolino per lo sviluppo dell’ordine regionale indo-pacifico. Il partenariato strategico verterà sull’allargamento del dialogo interregionale, soprattutto per quanto riguarda i legami economico-commerciali, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile. In una dichiarazione congiunta rilasciata dopo l’incontro, i Ministri dell’ASEAN e dell’UE hanno espresso preoccupazione per l’escalation delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale, in cui emerge la presenza sempre più forte della Cina. Le parti hanno inoltre ribadito il sostegno ai meccanismi promossi dall’ASEAN nel rispondere alle crescenti tensioni geopolitiche, in particolare all’ASEAN Outlook on the Indo-Pacific. I leader europei ritengono che un maggiore impegno nella regione potrebbe aprire all’UE la possibilità di aderire al vertice dell’Asia orientale, un forum regionale annuale che riunisce i leader dell’ASEAN e di altri otto paesi: Australia, Cina, India, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti. Si è parlato anche di olio di palma, la cui produzione è la principale causa di deforestazione nel Sud-Est asiatico, e le parti coinvolte hanno deciso di istituire un tavolo di dialogo per provare a ridisegnare insieme in chiave sostenibile questa delicata industria. Nei prossimi anni dunque, UE e ASEAN lavoreranno insieme per approfondire e rafforzare le relazioni economiche, politiche e culturali tra le due regioni, con l’obiettivo finale di arrivare alla definizione di un accordo commerciale e politico region-to-region.

The Jakarta Post

 

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