La Cina raccontata per immagini: Shenzhen

In Cina, Economia, Politica e Società, La Cina per Immagini by Redazione

Cinque cose in breve da sapere su Shenzhen:

  • Fino agli anni Settanta, Shenzhen era un villaggio di pescatori, una piccola città-mercato composta da 30.000 persone lungo la rotta ferroviaria Kowloon-Canton.
  • Nel 1979 fu ufficialmente nominata città e dal 1980 diventa il simbolo del periodo delle riforme economiche di Deng Xiaoping. Da Shenzhen parte la trasformazione del modello economico cinese tradizionale più integrato nel processo di globalizzazione.
  • Nel 2017, con 13 milioni di abitanti, Shenzhen è diventata la terza economia della Cina e la quarta città più popolosa.
  • Shenzhen è diventata famosa in tutto il mondo per i colossi tecnologici del Dragone che hanno visto la luce sul suo territorio. Due esempi? Tencent e Huawei.
  • La Corte suprema cinese ha appena approvato il progetto per rendere la città una zona dimostrativa pilota del “socialismo con caratteristiche cinesi”. Nelle scorse settimane, prima del quinto Plenum, Xi Jinping è stato in viaggio proprio a Shenzhen per annunciare il nuovo step della Cina: completare la trasformazione da fabbrica del mondo a mercato di consumi.

Leggi qui l’inizio del nostro viaggio a Chongqing

Le realtà che si incontrano in Cina sono tante quante i suoi abitanti. Innumerevoli contraddizioni e infinite meraviglie. è così che ho concluso la seconda parte del racconto di Chongqing ed è così che vorrei ricollegarmi nel nostro viaggio alla scoperta di un’altra città. La Cina è il paese dove vecchio e nuovo si incontrano per dar vita ad illimitate possibilità di crescita, sviluppo e innovazione senza mai dimenticare le proprie radici – o quasi.

Nelle scorse settimane è stato praticamente impossibile non aver sentito parlare di Shenzhen. Si trova nella provincia del Guangdong e con i suoi 13 milioni di abitanti si affaccia sul territorio di Hong Kong. L’avrete sentita nominare per lo skyline mozzafiato e per il clima mite, perfetto tutto l’anno.
Accostata a parole come Plenum, Silicon Valley, Greater Bay Area e Zona Economica Speciale. Diversa da tutte le altre città cinesi, Shenzhen è considerata una città giovane, immatura, ma non per questo inesperta. Una città scintillante che rappresenta perfettamente il miracolo economico cinese. Per molti anni è stata una città mercato di appena 60 mila abitanti, oggi è polo tecnologico e all’avanguardia. Imprenditori, investitori e compagnie internazionali si riuniscono qui per prendere parte alla rivoluzione dell’high tech. Definita città istantanea e generica, qual è la vera anima di Shenzhen?

Il treno veloce da Chongqing impiega sette ore e mezza. Sedili comodi, prese per caricare smartphone e tablet, servizio bar. Sul treno c’è il wi-fi ma ci troviamo ancora dentro la municipalità di Chongqing e il segnale non prende bene: non si riesce a pagare il snack di patatine al nero di seppia. Poco male, lo lasciano in conto e quando si esce dalla “zona d’ombra” fatta di montagne, tunnel, tunnel e montagne, si può finalmente scannerizzare il qr code e pagare. Non ho mai contanti, mea culpa.

 

Shenzhen la vedi da lontano e la riconosci subito. La nebbia è sparita, niente smog, il cielo è terso e grattacieli di cui non si riesce a vedere la fine attraversano nuvole di un bianco candido. Le colline verdi in lontananza fanno da sfondo a un tramonto fatto di luci con un contrasto tipico della bellezza di questa città. Case basse e templi costruiti ad hoc. Pochi, nei parchi.

Al mercato di Huaqingbei potresti finirci per caso quando esci dalla stazione accanto. E’ uno dei quartieri dove ho detto al tassista di fermarsi. Al centro commerciale si trova il mercato elettronico più grande al mondo. Fare foto e video è proibito. Tanti piani quanti gadgets, dai più piccoli ai più grandi. C’è di tutto: microchip, prolunghe, fili elettrici per l’illuminazione, robot da cucina, droni. Cavi chilometrici aggrovigliati e ammassati su stessi in un caos ordinato forse per colore, tipologia o utilizzo. Ogni venditore lo sa e quando nomi qualcosa infilano la mano dentro scatole stracolme di oggetti che somigliano alla borsa di Mary Poppins e tirano fuori quello che stai cercando. Credo sia un’abilità per la quale servano anni di esperienza. Ogni banchetto è disordinatamente organizzato.
Potresti uscire da Huaqingbei con tutto quello che ti serve per assemblarti un portatile o il tuo smartphone personale. Probabilmente durerebbe una settimana, ma vuoi mettere la soddisfazione di averlo costruito da solo?!

Quando usciamo è già sera e la città brilla di mille colori abbaglianti. Il tassista dice di essere di qui ma è un forestiero, confessa dopo. “Tutti dicono di essere di Shenzhen” sottolinea “ma quelli originali del luogo sono pochi”. È una città di passaggio, che cambia come cambiano i suoi abitanti. Sembra evolversi nella notte, nascono nuovi palazzi, arrivano nuove aziende e mandano nuove reclute. È una città viva.

Ci spostiamo più a ovest, nel distretto di Nanshan, dove si trova “uno dei parchi più belli” dice un altro autista. Il Talent Park meglio rappresenta il cuore di Shenzhen: installazioni contemporanee, piste ciclabili, pedonali e di atletica leggera si incontrano in uno splendido mix che mette in mostra la sua natura fatta di palazzi moderni e spettacoli di luce.

“Viaggio di lavoro” o “affari” è quello che si sente più spesso. Sfilate di moda e mostre di designer provenienti da tutto il mondo. Cene di gala e incontri ufficiali, grattacieli che cambiano forma e colore. Shenzhen è eleganza e innovazione. Sempre connessa ed impeccabile nella forma, pulita ed ecosostenibile.

È una corsa infinita contro il tempo da un punto all’altro della città. Una corsa alla città modello che vuole essere e che forse già è. È la Cina che cambia ogni giorno e che vuole stare sempre un passo avanti.

Di Martina Bucolo*

*Laurea magistrale in relazioni internazionali e comunicazione interculturale all’università di Enna (Kore). Ha insegnato cinese ai bambini di una scuola dell’infanzia tramite un progetto in collaborazione con l’Istituto Confucio di Enna. Dopo la laurea si è trasferita in Cina, dove ha insegnato italiano ai cinesi, prima a Chongqing in una scuola elementare e poi a Chengdu alla Sichuan Normal University (dove è tutt’ora)