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In Cina e Asia: Meloni a Washington: parlerà con Biden di Via della Seta?

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Meloni a Washington: parlerà con Biden di Via della Seta? 
  • Prime esercitazioni militari tra Italia e Giappone
  • “La diplomazia di Pechino va avanti anche senza Qin”
  • Cina, si intensifica la lotta alla corruzione nelle imprese private
  • Cambogia, Hun Sen lascia il potere al figlio Hun Manet
Giorgia Meloni a Washington: parlerà con Biden della Via della Seta? 

Attesa finita. Giorgia Meloni è arrivata nella notte a Washington per incontrare il presidente statunitense Joe Biden, dopo che quest’ultimo ha esteso l’invito solo lo scorso mese. Il rapporto tra Roma e Pechino sarà uno dei temi chiave dell’incontro tra Meloni e Biden. L’inquilino della Casa Bianca vorrà probabilmente delle risposte dalla premier italiana sul rinnovo del memorandum della Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative), che Roma ha siglato con Pechino nel 2019 durante il governo giallo-verde. Gli Stati Uniti non vedono di buon occhio che un membro della Nato (come lo è l’Italia) abbia aderito al progetto politico ed economico cinese. La Cina, invece, esercita un pressing su Roma affinché il memorandum venga rinnovato e resti quindi in vigore. L’ultimo tentativo, in ordine di tempo, è arrivato con un editoriale pubblicato dal Global Times (giornale che rappresenta la linea più oltranzista del Partito comunista), dal titolo più che esplicativo: “La decisione italiana sulla Belt and Road Initiative dovrebbe essere presa senza influenza americana”. Ma a Pechino sanno che in realtà la decisione è ormai presa. Viene ritenuto però molto importante il modo in cui la decisione verrà comunicata. Se dovesse arrivare un annuncio durante la visita negli States, ciò sarebbe vissuto come un affronto da parte di Pechino, aprendo a possibili ritorsioni di carattere commerciale. L’impatto potrebbe invece essere limitato se la scelta sarà comunicata faccia a faccia.

Roma sembra voler rassicurare Pechino. L’Italia intende perseguire con la Cina un rapporto “equilibrato” e di “dialogo responsabile”, spiegano fonti diplomatiche all’Ansa. Il tema, che è una delle questioni che si discutono ampiamente in ambito G7, sarà affrontato nel colloquio con Joe Biden, spiegano le stesse fonti ricordando che Pechino è diventata “interlocutore imprescindibile nelle relazioni internazionali”. L’intenzione di mantenere i canali di comunicazione aperti con Pechino si spiega anche con la prossima trasferta del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, a Pechino il prossimo settembre, secondo fonti citate da Lorenzo Lamperti. Questa potrebbe essere l’occasione per l’Italia di comunicare alla controparte cinese la decisione di uscire dalla Belt and Road.

Washington tuttavia sembra volersi sfilare da un ulteriore scontro con Pechino. Alla vigilia della trasferta della premier italiana, gli Stati Uniti hanno espresso la loro posizione sui rapporti tra Roma e il gigante asiatico. “Spetta solo all’Italia decidere se uscire dagli accordi con la Cina e quando”, ha affermato la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, rispondendo alla domanda di un giornalista. “Sempre più Paesi – ha aggiunto – sono arrivati alla conclusione che gli accordi con la Cina possono essere pericolosi”.

Prime esercitazioni militari tra Italia e Giappone

Italia e Giappone effettueranno le loro prime manovre congiunte con aerei militari da combattimento tra il 2 e il 10 agosto prossimo. Quattro caccia F-15 giapponesi e quattro caccia F-35A italiani si uniranno alle esercitazioni programmate intorno alla base aerea di Komatsu, nel nord del paese insulare, sulla costa del Mar del Giappone, secondo l’ASDF, per un numero totale di partecipanti di circa 160 soldati. Le operazioni hanno lo scopo di rafforzare i legami di sicurezza tra i due paesi di fronte all’ascesa militare della Cina nella regione dell’Indo-pacifico. Oltre a quelle con l’Italia, il Giappone terrà altre esercitazioni aeree con l’Australia dal 23 agosto al 15 settembre e ne ha appena svolte altre con Germania e Francia.

“La diplomazia di Pechino va avanti anche senza Qin”

A distanza di 24 ore dalla rimozione di Qin Gang dall’incarico di ministro degli Esteri cinese, Pechino mantiene ancora il massimo riserbo. Eppure qualcosa si muove, almeno online. Tutti i contenuti relativi all’attività di Qin come capo della diplomazia di Pechino sono stati rimossi dal sito del ministero. Tuttavia, la diplomazia cinese “continua ad andare avanti”, ha detto Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri, durante il suo briefing quotidiano con la stampa.

Il ministero degli Esteri cinese ha rifiutato di commentare la questione di Qin, bruscamente rimosso dall’incarico. “Riguardo a questa vicenda, l’agenzia Xinhua ha già pubblicato informazioni cui potete fare riferimento”, ha detto la portavoce ai giornalisti, eludendo così qualsiasi domanda sul presente e futuro dell’ex ministro degli Esteri. 

Cina, si intensifica la lotta alla corruzione nelle imprese private

La lotta alla corruzione nelle imprese private in Cina potrebbe intraprendere una nuova strada. Lo scorso martedì il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo (Anp) ha presentato un emendamento alla legge che punisce la corruzione. Secondo le modifiche al vaglio del massimo organo legislativo della Repubblica popolare, sono previste pesanti punizioni non solo per i corrotti, ma anche per i corruttori. La prima versione della bozza presentata prevede una revisione di sette articoli, con lo scopo di modificare le disposizioni relative alle persone che offrono tangenti e alla corruzione nelle imprese private. Tuttavia, il percorso per l’approvazione è ancora lungo, dal momento che un emendamento è solitamente soggetto a tre letture da parte dei legislatori. 

Cambogia, Hun Sen lascia il potere al figlio Hun Manet

La fine di un’era. Così titolava ieri il quotidiano cambogiano Phnom Penh Post, commentando la storica decisione del primo ministro Hun Sen di lasciare l’incarico dopo 38 anni di potere. La guida del paese viene ufficialmente affidata al primogenito 45enne Hun Manet, con una mossa anticipata da tempo e che giunge pochi giorni dopo elezioni senza rivali. Hun Sen stesso ha dato l’annuncio delle sue prossime dimissioni in un discorso trasmesso dalla tv di stato. La data ufficiale sarà il 22 agosto.

Ma a differenza di quanto scrive il quotidiano locale, si tratta di una scelta di continuità e non di rinnovamento. Anche perché il premier uscente rimarrà alla guida del suo Partito popolare cambogiano (Cpp) e anche alla presidenza del Senato. In sostanza, che sia per amministrare la transizione o meno, la sua mano sarà presente in ogni decisione, mantenendo quindi il controllo sull’indirizzo politico del governo.

A cura di Serena Console