Bachelet

In Cina e Asia – Xi incontra Bachelet, spuntano nuovi Xinjiang files

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

I titoli di oggi:

  • Xi incontra Bachelet
  • I Xinjiang Police Files fanno luce sul sistema della rieducazione
  • Stoltenberg: l’Occidente allenti la dipendenza economica dalla Cina
  • Forum Davos: la Cina anticiperà il taglio delle emissioni
  • Lavrov: la Russia punterà sulla Cina 
  • Prima esercitazione aerea sino-russa nel Pacifico dall’inizio della guerra
  • La Corea del Nord saluta Biden con tre missili

Dopo essere stata accolta da Wang Yi, stamattina Michelle Bachelet ha avuto un incontro virtuale con Xi Jinping. Secondo la CCTV, il presidente cinese ha sfruttato il meeting per difendere lo stato dei diritti umani oltre la Muraglia, condannandone qualsiasi “politicizzazione” e rimarcando la necessità di adattare il concetto alle circostanze locali dei singoli paesi. Bachelet – almeno stando alla versione cinese – avrebbe lodato Pechino per i progressi compiuti nella lotta alla povertà, la tutela dei diritti umani e lo sviluppo economico.  Il readout non fa menzione del Xinjiang.

I Xinjiang Police Files fanno luce sul sistema della rieducazione

Mentre prosegue la visita di Bachelet in Cina, nuove rivelazioni gettano ulteriori ombre sulle politiche etniche nello Xinjiang. Si tratta di materiale pubblicato dalla Victims of Communism Memorial Foundation, proveniente dai computer della polizia locale: tra i file sono compresi discorsi classificati di alti funzionari e 5.000 foto di uiguri scattate tra gennaio e luglio 2018. In alcune immagini al fianco del detenuto è visibile una guardia armata, un elemento che già di per sé sembra contestare la versione ufficiale dei campi come semplici scuole.  Le motivazioni del fermo – non sempre note – spaziano da comportamenti sospetti, come non bere alcol o aver usato troppo poco il cellulare. La più giovane è una ragazza di 15 anni, la più anziana una signora di 73 anni. C’è chi è stato arrestato per “crimini” commessi anche decenni prima. Protocolli interni fanno inoltre luce sulle ferree misure di sicurezza adottate all’interno dei campi: si parla di agenti armati in tutte le strutture, mitragliatrici e fucili di precisione posizionati nelle torri di guardia e l’ordine di sparare per uccidere chi cerca di scappare. Misure di controllo sono state adottate anche per chi vive nelle proprie abitazioni. I file attestano inoltre una stretta relazione tra il sistema dei campi e quello delle incarcerazioni formali per “terrorismo”. Il materiale è stato autenticato da un consorzio di 14 media outlet nell’arco di diversi mesi e rilasciato solo ora – sembrerebbe – per mettere sotto pressione Bachelet.

La pubblicazione del report ha suscitato preoccupazione nelle cancellerie occidentali. La ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, confrontandosi con l’omologo cinese Wang Yi, ha definito “scioccanti” le ultime testimonianze. “I diritti umani sono una parte fondamentale dell’ordine internazionale e la Germania si impegna a proteggerli in tutto il mondo”, ha aggiunto Baerbock. Sullo stesso spartito la collega britannica Liz Truss che ha rimarcato la posizione di Londra “al fianco dei nostri partner internazionali nel denunciare la spaventosa persecuzione da parte della Cina dei musulmani uiguri e di altre minoranze”. Nel caso della Germania però potrebbe trattarsi di un vero e proprio cambio di strategia. Stando al ministro dell’Economia Robert Habeck, i diritti umani saranno sempre più centrali nella definizione dei rapporti con Pechino.

Stoltenberg: l’Occidente allenti la dipendenza economica dalla Cina

Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha sfruttato il vertice di Davos (cominciato lunedì) per avvertire i leader occidentali sui rischi di rapporti economici troppo stretti con Pechino e Mosca. “La libertà è più importante del libero scambio. La protezione dei nostri valori è più importante del profitto”, ha sentenziato Stoltenberg. Secondo l’ex ministro degli Esteri norvegese,
l’abbattimento delle barriere commerciali nel perseguimento del libero scambio ha reso l’Europa dipendente dal petrolio e dal gas russo. La condivisione di tecnologia rischia di far perdere all’Occidente il suo vantaggio tecnologico negli armamenti moderni e lascia le infrastrutture vitali – come le reti 5G – alla mercé del controllo straniero. “Se condividiamo la tecnologia, potremmo guadagnare soldi ma indebolire la sicurezza occidentale”, ha affermato Stoltenberg. “Si tratta della Russia, ma anche della Cina”.

Forum Davos: la Cina anticiperà il taglio delle emissioni

La ridotta presenza cinese al forum di quest’anno rende qualsiasi replica priva di mordente. Come segnala il SCMP, a differenza di quanto avvenuto in passato, la Cina ha mandato all’ultima edizione del World Economic Forum funzionari di livello medio-basso. Spicca come unica eccezione il nome di Xie Zhenhua, inviato cinese per il Clima, che ha fatto un grande annuncio che non c’entra nulla con la Russia: la Cina anticiperà gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Lavrov: la Russia punterà sulla Cina 
Sulle relazioni con Mosca si è espresso invece il ministero degli Esteri cinese. “La cooperazione sino-russa è dotata di forza endogena ed ha un suo valore. Non è diretta contro terze parti e non è soggetta all’influenza esterna”, ha dichiarato ieri il portavoce Wang Wenbin, annunciando che le parti continueranno a lavorare per promuovere una forma “genuina” di multilateralismo. Le dichiarazioni del dicastero seguono quelle rilasciate dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, secondo il quale, ora che l’Occidente sta assumendo una “posizione dittatoriale”, i legami economici tra Russia e Cina cresceranno ancora più velocemente. Lavrov ha spiegato che “abbiamo un lungo confine con la Repubblica popolare cinese e interessi comuni nel sostenere i principi di giustizia e multipolarità negli affari internazionali”.
Prima esercitazione aerea sino-russa nel Pacifico dall’inizio della guerra
Il binomio Cina-Russia preoccupa anche in riferimento al crescente coordinamento militare nell’Asia-Pacifico. Proprio ieri la Corea del Sud ha riportato l’incursione di bombardieri russi e cinesi nella propria area di identificazione aerea. E’ il primo episodio del genere dall’inizio della guerra russo-ucraina nonché dall’insediamento del nuovo presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol. Intanto le autorità nipponiche hanno segnalato il passaggio simultaneo di navi da guerra cinese attraverso la prima cintura di isole in due punti diversi, dal Mar cinese orientale e dal Mar del Giappone. L’operazione segue di pochi giorni le esercitazioni della Liaoning nel Pacifico Occidentale. Venerdì, il ministro della Difesa giapponese Nobuo Kishi aveva affermato che la portaerei ha ospitato più di 300 sortite di caccia ed elicotteri nelle acque al largo di Okinawa solo nelle ultime tre settimane.
Ma le ambizioni cinesi nel Pacifico non si fermano qui. All’approccio muscolare Pechino affianca sempre più spesso il pressing diplomatico. Ieri è stata confermata la visita del ministro degli Esteri Wang Yi nel Pacifico meridionale. Il tour toccherà le isole Salomone, Kiribati, Samoa, Fiji, Tonga, Vanuatu, Papua Nuova Guinea e Timor Est. Secondo indiscrezioni della Reuters, la trasferta coinciderà con la firma di un accordo regionale di natura economica e securitaria.
Airbnb lascia la Cina
Airbnb lascerà il mercato cinese a partire dalla prossima estate. Lo ha annunciato ieri l’azienda citando i contraccolpi della politica “zero Covid” adottata da Pechino. Il co-fondatore e presidente di Airbnb per la Cina, Nathan Blecharczyk, ha dichiarato che la società cancellerà tutte le inserzioni in Cina a causa delle “sfide pandemiche”. “Airbnb China avvierà un consolidamento con un focus sul turismo aziendale in uscita”, ha spiegato Blecharczyk. C’è da dire che il business non è mai andato come sperato.  Dal suo esordio in Cina, nel 2016, Airbnb ha mediato 25 milioni di soggiorni oltre la Muraglia; le prenotazioni in Cina hanno rappresentato appena l’1 per cento del fatturato dell’azienda. Airbnb pare aver scontato soprattutto la concorrenza dei surrogati locali. Ma non va sottovalutato l’effetto Zero Covid. Sono sempre di più le multinazionali straniere a valutare un parziale disimpegno dalla Cina.
La Corea del Nord saluta Biden con tre missili
La Corea del Nord ha sparato tre missili balistici verso il Mar del Giappone. Lo ha dichiarato l’esercito di Seul, poche ore dopo la fine della visita asiatica di Joe Biden. Il primo dei tre lanci coinvolgerebbe un Icbm, che ha percorso 360 chilometri a un’altitudine massima di 540 chilometri, e che le Forze Armate di Seul valutano possa essere il nuovo Hwasong-17, in un altro caso di violazione della moratoria auto-imposta sui lanci di Icbm e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. All’ennesima provocazione nordcoreana, Corea del Sud e Stati uniti hanno risposto lanciando congiuntamente due missili nel Mar del Giappone.
A cura di Alessandra Colarizi