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In Cina e Asia – Wang Yi accusa Israele di “punizione collettiva sui civili di Gaza”

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Wang Yi: “Israele dovrebbe fermare la sua punizione collettiva sui civili di Gaza”
  • Borrell in Cina per equilibrare le relazioni economiche dell’Ue
  • Meno secondi figli in Cina: le nascite calano a 9 milioni 
  • Cina, avanzano gli studi sulle armi sottomarine “quasi impossibili da rilevare”
  • Giappone, il governo vuole disconoscere la Chiesa dell’unificazione
  • Taiwan, i partiti di opposizione discutono di una potenziale alleanza
  • Cina, programmatore multato di 1 milione di yuan per aver usato una VPN
  • Corea del Nord, Washington denuncia i rifornimenti di armi per la guerra in Ucraina
  • Il centrodestra ha vinto le elezioni in Nuova Zelanda
  • Australia, bocciato il referendum per il riconoscimento delle popolazioni indigene
Wang Yi: “Israele dovrebbe fermare la sua punizione collettiva sui civili di Gaza”

Nel fine settimana sono arrivate nuove dichiarazioni da parte del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, sul conflitto tra Hamas e Israele. Sabato Wang ha parlato con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che ha chiesto alla Cina di usare la sua influenza in Medio Oriente per prevenire un allargamento del conflitto israelo-palestinese ad altri Stati o attori non statali, come l’Iran e Hezbollah. Wang ha condannato le violenze contro i civili e chiesto il rispetto del diritto internazionale. Più dirette sono state le sue dichiarazioni al ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan Al Saud, al quale ha detto che “Israele dovrebbe fermare la sua punizione collettiva sui civili di Gaza”, visto che le sue azioni sono ormai andate “oltre l’autodifesa”. Concetti ribaditi anche all’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e domenica ai ministri degli Esteri turco e iraniano, rispettivamente Hakan Fidan e Hossein Amir-Abdollahian.

Intanto, in un’intervista alla CCTV, l’inviato cinese per il Medio Oriente, Zhai Jun, ha annunciato che questa settimana visiterà la regione per cercare di raggiungere un cessate il fuoco tra Hamas e Israele e promuovere dei colloqui di pace. Venerdì Zhai ha incontrato in Cina i rappresentanti dei paesi della Lega Araba, ai quali ha detto che Pechino continuerà a fornire aiuto umanitario alla Striscia di Gaza e a sostenere la soluzione “a due Stati”. Come riportato dal South China Morning Post, la Repubblica popolare si starebbe anche coordinando con l’Arabia Saudita per fare da mediatrice tra le parti.

Meno secondi figli in Cina: le nascite calano a 9 milioni

Le politiche cinesi di incentivo alle nascite mostrano il fiato corto. Lo dimostrano i numeri annunciati venerdì dalla Commissione sanitaria nazionale, secondo la quale di tutti i nuovi nati nel 2022 il 46,1% sono stati primi figli, rispetto al 44,1% del 2021. La percentuale di secondi figli è invece scesa dal 41,4% al 38,9%, mentre i nati nella categoria dai terzi figli in su sono stati il 15% rispetto al 14,5% dell’anno precedente. Ma il numero totale assoluto è diminuito a partire dal 2021, anche dopo che nel maggio 2021 è entrata in vigore una politica che incoraggia le coppie sposate ad avere fino a tre bambini. Si tratta di un trend inverso rispetto ai primi anni successivi all’abolizione della politica del figlio unico, avvenuta nel 2016. Complice il calo di donne in età fertile, lo scorso anno le nascite sono state in tutto 9,56 milioni, il numero più basso dal 1949.

Borrell in Cina per equilibrare le relazioni economiche dell’Ue

Josep Borrell ha esortato Pechino a correggere gli squilibri economici e commerciali o gli sforzi dell’Europa per ridurre la propria dipendenza dalla Cina potrebbero “accelerare molto più di quanto sia positivo”. La scorsa settimana l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza si è trattenuto nella Repubblica popolare per una visita di tre giorni che ha permesso alle due parti di affrontare questioni spinose come il commercio, l’Ucraina e i diritti umani. “È nel nostro interesse trovare un terreno comune e correggere lo squilibrio nelle nostre relazioni economiche e commerciali”, ha detto Borrell agli studenti della prestigiosa Università di Pechino. “Altrimenti, il de-risking potrebbe accelerare più di quanto sia positivo, poiché l’opinione pubblica aumenterà la pressione sui leader politici affinché siano meno coinvolti con la Cina”, ha aggiunto alludendo alle indagini in corso per appurare l’impatto dei sussidi statali sull’export dei veicoli elettrici nel mercato unico. Oltre all’importanza di corregge il deficit commerciale a svantaggio dell’Ue, Borrell ha anche invitato Pechino a collaborare per riportare la pace in Ucraina, sebbene abbia ribadito non ci siano elementi per sostenere che la Cina stia fornendo aiuto militare a Mosca. Sulla crisi israelo-palestinese, la stampa statale cinese ha invece dato notevole risalto alla visione condivisa da Bruxelles e Pechino per una soluzione del conflitto a due stati.

Giappone, il governo vuole disconoscere la Chiesa dell’unificazione

La Chiesa dell’unificazione potrebbe presto non essere più riconosciuta ufficialmente come “ente religioso”. A presentare l’istanza presso la Corte di Tokyo è stato lo stesso governo giapponese, all’interno del quale la Chiesa era riuscita a raccogliere consensi e sostegno economico. Ciò avviene a oltre un anno dall’omicidio dell’ex premier Shinzo Abe per mano di un giovane che ha accusato gli adepti del movimento spirituale di essere complici della rovina della sua famiglia. Prima di allora si registrano solo due casi di rimozione dello status di “ente religioso” riconosciuto in Giappone, tra cui il disconoscimento di Aum Shinrikyo, il culto dietro all‘attentato della metropolitana di Tokyo del 1995.

Cina, avanzano gli studi sulle armi sottomarine “quasi impossibili da rilevare”

Il team dello Shenyang Institute of Automation, dipartimento dell’Accademia cinese delle scienze, ha dichiarato di aver fatto progressi significativi nel campo delle armi sottomarine. Il il primo prototipo del sistema Abyss promette infatti di operare a una profondità di 11 mila metri, ben oltre la capacità della maggior parte dei sistemi di rilevamento esistenti. Le cosiddette armi sottomarine preposizionate e controllate da remoto potranno, secondo i ricercatori, rimanere fino a un anno in profondità e rappresentare una delle strategie chiave delle guerre di domani. Non è la prima volta che tecnologie avanzate e intelligenza artificiale vengono applicate per scopi di ricerca militare, e il processo di modernizzazione dell’Esercito popolare di liberazione in continua evoluzione.

Taiwan, i partiti di opposizione discutono di una potenziale alleanza

Sabato il Guomindang (GMD) e il Partito Popolare di Taiwan (TPP) – cioè i due principali partiti di opposizione al Partito Democratico Progressista (DPP), che governa a Taiwan dal 2016 – avevano raggiunto un accordo preliminare che avrebbe potuto portarli a presentare un candidato comune alle elezioni del prossimo 13 gennaio. Poi (forse) è saltato tutto. I due candidati, Hou Yu-ih del GMD e Ko Wen-je del TPP, sono entrambi indietro nei sondaggi rispetto all’aspirante presidente del DPP, Lai Ching-te. Un eventuale accordo definitivo tra le parti, come sembrava almeno lontanamente possibile dopo l’incontro di sabato, potrebbe aumentare di molto le loro chance di vittoria.

Come riportato da Focus Taiwan, domenica è però subito arrivato un dietrofront. I due partiti non sono infatti d’accordo su come scegliere il candidato comune, che dovrebbe essere uno solo tra Hou e Ko. Non è ancora chiaro se la rottura sia da ritenersi definitiva. I candidati dovranno registrarsi entro il 24 novembre e, oltre a quelli dei tre partiti principali, va tenuto in considerazione anche Terry Gou. Se riuscirà a raccogliere le firme necessarie, il fondatore della Foxconn parteciperà come indipendente.

Cina, programmatore multato di 1 milione di yuan per aver usato una VPN

L’ufficio di pubblica sicurezza di Chengde, nella provincia dello Hebei, ha ordinato a un programmatore cinese di pagare una multa da 1 milione di yuan (circa 130 mila euro) per aver usato una VPN, aggirando il “Great Firewall”. Secondo il Guardian, si tratta della sanzione più alta mai registrata per reati di questo tipo. Il programmatore ha dichiarato di aver utilizzato una VPN per poter lavorare online come impiegato di un’azienda turca dal settembre del 2019 al novembre del 2022. Dopo essere stato contattato per via di un suo account Twitter, è stato interrogato dalla polizia sul suo lavoro. La multa – notificata ad agosto – consiste ufficialmente in una confisca del reddito (definito “illegale”) accumulato nei tre anni di lavoro. La “vera” sanzione è stata infatti di soli 200 yuan (26 euro). Nonostante fosse generalmente tollerato, negli ultimi anni in Cina è diventato sempre più difficile usare le VPN, e si ritiene che in alcuni casi multe come questa servano più che altro a far respirare i bilanci dei governi locali.

Corea del Nord, Washington denuncia i rifornimenti di armi per la guerra in Ucraina

Oltre mille container in arrivo dalla Corea del Nord contenenti armi e munizioni avrebbero raggiunto la Russia nelle ultime due settimane con lo scopo di rifornire l’esercito russo impegnato sul fronte ucraino. Lo ha spiegato John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, affermando che – in cambio – “Pyongyang sta cercando assistenza militare dalla Russia, compresi aerei da combattimento, missili terra-aria, veicoli blindati, attrezzature per la produzione di missili balistici o altri materiali e altre tecnologie avanzate”. Le dichiarazioni di Kirby confermano le speculazioni circa l’intensificazione degli scambi su rotaia tra i due paesi dopo l’incontro tra i leader Vladimir Putin e Kim Jong-un, con l’arrivo degli armamenti localizzato in un deposito di munizioni vicino a Tikhoretsk, a 250 km dall’Ucraina.

Il centrodestra ha vinto le elezioni in Nuova Zelanda

Il partito di centrodestra National Party, guidato da Christopher Luxonha vinto le elezioni che si sono tenute sabato in Nuova Zelanda con il 39% dei voti. Grande sconfitta invece per il Partito Laburista, che ha raggiunto solo il 27% (nel 2020 era riuscito a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi). Come riportato da Reuters, Luxon sta lavorando per formare una coalizione con il partito ACT (9%), che dovrebbe garantirgli una maggioranza risicata alla camera: insieme i due partiti contano 61 seggi dei 121 totali. Si tratta però ancora di un risultato preliminare, visto che restano da contare oltre 500 mila “voti speciali”, che storicamente hanno premiato i partiti di centrosinistra. Per questo è possibile che National Party e ACT dovranno allearsi anche con il New Zealand First Party, un partito populista che ha ottenuto il 6% dei voti. I risultati definitivi saranno pubblicati entro il 3 novembre.

Australia, bocciato il referendum per il riconoscimento delle popolazioni indigene

Sabato i cittadini australiani sono stati chiamati a votare per un referendum che mirava a inserire il riconoscimento delle popolazioni indigene nella costituzione del paese. Per passare – oltre a una maggioranza di “sì” a livello nazionale – serviva che fossero favorevoli almeno quattro dei sei Stati australiani: non si è verificata nessuna delle due ipotesi. Il “no” ha vinto con il 61% dei votiha raggiunto la maggioranza in ogni singolo Stato. Viene così bocciata la proposta che avrebbe portato a riconoscere gli aborigeni e le popolazioni delle Isole dello Stretto di Torres all’interno della costituzione australiana, e che avrebbe contestualmente creato un organo consultivo rappresentante degli indigeni (“The Voice of Parliament”) al parlamento. Il 3,8% della popolazione australiana è composta da popolazioni indigene, alle quali, pur non menzionandole nella costituzione, viene riservata una rappresentanza pari al 4,8% dei seggi alla camera.

A cura di Sabrina Moles e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi