shanghai lockdown

In Cina e Asia – Shanghai per la prima volta in lockdown

In Notizie Brevi by Sharon De Cet

I titoli di oggi:

  • Shanghai per la prima volta in lockdown
  • Aereo precipitato in Cina: trovata seconda scatola nera, nessun superstite
  • Ucraina: in Cina continua la propaganda anti-americana
  • Wang Yi a Kathmandu, ma sullo sfondo c’è Washington
  • Corea del Sud: prima telefonata di Xi al neoeletto Yoon

Anche Shanghai entra in lockdown. Dopo le ripetute smentite, le autorità della municipalità ieri hanno confermato l’isolamento di alcune aree della città: da oggi sarà il versante a est del fiume Huangpu a introdurre le stringenti misure: blocco dei trasporti pubblici e privati, test di massa e divieto di uscita dalle abitazioni per i residenti. I provvedimenti, che dureranno sette giorni, dal 1 aprile saranno estesi anche al lato ovest della città. La quarantena graduale dovrebbe permettere di contenere la diffusione del virus senza compromettere troppo le attività economiche della megalopoli, importante centro finanziario del paese. E’ la prima volta dall’inizio della pandemia che Shanghai entra in lockdown. La reazione della popolazione è stata comprensibilmente “di pancia”: i supermercati sono stati presi d’assalto nelle ultime ore. Secondo i dati ufficiali, nella giornata di ieri i casi rilevati localmente erano solo 50. Un bilancio che però non tiene conto dei 3.450 “asintomatici”, che il governo cinese conteggia a parte. Le virgolette sono ormai d’obbligo considerate le ultime notizie provenienti dalle strutture realizzate appositamente per questa categoria di malati. Secondo diverse testimonianze dirette, mal di gola, tosse e senso di debolezza, sono fastidi che per le autorità non bastano a rendere le infezioni sintomatiche. Come siamo arrivati a questo punto? Stando ad analisi di Bloomberg, la strategia “zero Covid”, finora funzionata piuttosto bene nella mainland, è stata messa in crisi dall’esodo di massa che ha visto centinaia di cinesi tornare sulla terraferma dopo il peggioramento della situazione epidemica a Hong Kong.

Aereo precipitato in Cina: trovata seconda scatola nera, nessun superstite

Nessuno è sopravvissuto tra i 132 passeggeri del volo MU5735 di China Eastern Airlines partito lunedì da Kunming e diretto alla città portuale di Guangzhou. A confermarlo sono state le autorità cinesi domenica scorsa. Nella mattinata di domenica, è stata anche ritrovata la seconda scatola nera del velivolo, sepolta sotto un cumulo di macerie e fango in seguito alle pesanti piogge che hanno interessato il Guangxi negli ultimi giorni.  La scatola nera, che potrebbe far luce sulla causa dell’incidente, è stata inviata a Pechino per essere esaminata, secondo quanto riferito dai media statali. L’altra – il registratore vocale della cabina di pilotaggio – è stata consegnata a esperti nella capitale cinese dopo essere stata trovata mercoledì scorso.

Mentre la Cina sta dirigendo le indagini sull’incidente, anche gli Stati Uniti sono stati invitati a partecipare, poiché lì è stato progettato e prodotto il Boeing 737-800 precipitato. Il National Transportation Safety Board degli Stati Uniti ha affermato che sta lavorando con le autorità statunitensi e cinesi per risolvere i problemi di visto e quarantena prima di partecipare alle indagini.
L’incidente è stato il più mortale dal 1994, quando un volo della China Northwest Airlines partito da Xian – e diretto sempre a Guangzhou- si è schiantato, uccidendo tutte le 160 persone a bordo.

Ucraina: in Cina continua la propaganda anti-americana

Tra la guerra commerciale e la pandemia, gli USA sono diventati il bersaglio prediletto della propaganda cinese.  Con il conflitto in Ucraina, gli sforzi per contrastare la narrativa americana si sono persino intensificati: negli ultimi due giorni, l’hashtag “#研究证实新冠病毒是美国公司制造” – “Ricerca conferma: il nuovo coronavirus è stato creato da un’azienda americana” ha fatto tendenza su Weibo. L‘argomento è diventato importante dopo che un articolo del blog di notizie Tao Wen è circolato su WeChat ed è stato anche pubblicato dalle testate statali cinesi Global Times e China Daily.

Nell’articolo, inizialmente comparso sul sito the Daily Exposé, si afferma che il Covid-19 sarebbe stato creato proprio dall’azienda farmaceutica statunitense ModernaTX, che nel 2016 avrebbe registrato una licenza per un trattamento oncologico la cui sequenza genetica sarebbe parzialmente compatibile con quella del genoma Sars-cov-2. The Daily Exposé è stato più volte definito inattendibile da diverse piattaforme di fact-checking, ma il problema è che le testate statali cinesi hanno attribuito l’articolo al Daily Mail, principale tabloid britannico. Il fatto ha suscitato scalpore online, aggravando i timori per la circolazione delle fake news in un contesto mediatico delicato. Dall’inizio della guerra in Ucraina la Cina si è resa megafono della propaganda filorussa. Ed è proprio in Ucraina che i cittadini stanno iniziando a rompere la barriera che li separa dai media cinesi. Numerosi vlogger stanno infatti pubblicando reportage e video della quotidianità della guerra in lingua cinese, pubblicandoli direttamente su Weixin o Weibo.

Wang Yi a Kathmandu, ma sullo sfondo c’è Washington

Il Nepal ritorna sotto i riflettori della grande rivalità sino-americana nell’Asia meridionale. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi si è recato lo scorso fine settimana a Kathmandu, l’ultima tappa del suo grand tour attraverso l’Asia meridionale ed il primo impegno di alto livello tra i due paesi da quando la nazione himalayana il mese scorso ha approvato una sovvenzione di 500 milioni di dollari da Washington, sfidando le richieste della Cina di rifiutare gli aiuti. Dall’agricoltura e le infrastrutture alla cooperazione economica e tecnologica, Nepal e Cina sabato hanno firmato nove accordi, ma nessuno sulla Belt and Road Initiative. Mentre i due paesi hanno concordato il lancio di uno studio di fattibilità per costruire una linea di trasmissione di energia ad alta tensione attraverso l’Himalaya per facilitare lo scambio di energia elettrica, i funzionari hanno affermano che per i progetti BRI sarebbero stati necessari ulteriori negoziati.

Molti esperti vedono in questo rallentamento un segnale di un riavvicinamento tra Nepal e USA, il più grande donatore bilaterale del Nepal. Washington ha affermato che avrebbe “riesaminato le relazioni” con la nazione e che il Nepal potrebbe perdere il supporto americano se respingesse l’accordo.  Pechino ha bollato gli avvertimenti statunitensi come “diplomazia coercitiva” con lo scopo di “prendere di mira la Cina”.  Kathmandu si è anche schierata con l’Occidente nel chiedere alla Russia di ritirare le sue truppe dall’Ucraina, a differenza di India e Cina che si sono astenute nel voto alle Nazioni Unite.

L’attacco russo ha sollevato preoccupazioni per lo stato cuscinetto strategico inserito tra Cina e India: ciò che è accaduto in Donbass somiglia, dalla prospettiva nepalese, all’assimilazione del Sikkim nel 1975 da parte dell’India, che ha controversie territoriali con il Nepal. Ad aprile,  una delegazione bipartisan del Congresso degli Stati Uniti volerà in Nepal per celebrare il 75° anniversario dei legami bilaterali  – mostrando sia alla Cina che all’India quanto Washington sia seria nei confronti della regione.

Corea del Sud: prima telefonata di Xi al neoeletto Yoon

“Vicini permanenti inamovibili”: questa la definizione delle relazioni tra Seul e Pechino data dal presidente cinese Xi Jinping in una telefonata con il neoeletto  Yoon Suk-yeol. Nella chiamata –la prima di un leader cinese ad un capo di governo straniero non ancora in carica – Xi ha affermato che Cina e Corea del Sud sono partner di cooperazione inseparabili. Tra le aree di sinergia prioritarie, i due leader hanno indicato la stabilità nelle catene industriali e di approvvigionamento globali ed il mantenimento del sistema internazionale con le Nazioni Unite come fulcro.

Dalla sua elezione all’inizio di questo mese, Yoon è stato in contatto con i leader di Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Australia, India e Vietnam. Durante la sua campagna, Yoon ha apertamente criticato l’approccio del leader uscente Moon Jae-in alla Cina, definendolo troppo conciliante: la telefonata sembrerebbe dunque segnale che Pechino stia vigilando per vedere come Seul navigherà tra la Cina -il più grande partner commerciale della Corea del Sud – e gli Stati Uniti, fermo e storico alleato . Yoon, che non ha esperienza in politica estera, ha espresso interesse per un’ulteriore cooperazione con l’alleanza “Quad” che coinvolge Stati Uniti, Giappone, India e Australia.

Nel frattempo, Pechino ha inviato Liu Xiaoming – suo delegato speciale per gli Affari coreani – in Russia, dove ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e discusso le questioni della penisola coreana.  In un tweet, Liu ha evidenziato le crescenti preoccupazioni di Pechino e Mosca sull’ultimo lancio da parte della Corea del Nord di un missile balistico intercontinentale.

A cura di Sharon de Cet; ha collaborato Alessandra Colarizi