In Cina e Asia – Rischio di proteste patriottiche

In Notizie Brevi by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:
-Rischio di proteste patriottiche
-Cina e Russia: contromisure contro il Thaad
-Hrw contro il core leader Xi
-Il numero uno di Samsung rischia l’arresto
-Giappone, mille miliardi di yen in aiuto alle Filippine
-Il re chiede di cambiare la bozza della Costituzione thai Rischio di proteste patriottiche
Le manifestazione antinipponiche del 2012, a ridosso del 18esimo Congresso del Partito comunista, in risposta alla nazionalizzazione di alcune delle isole conteste, sono servite da monito. Pertanto gli organi di sicurezza vigileranno attentamente affinché il risentimento popolare e l’orgoglio patriottico per le dispute territoriali che oppongono la Cina a diversi Paesi nel Mar cinese orientale e meridionale non sfocino in proteste che possano minare la stabilità. A scriverlo sulle colonne del Quotidiano del popolo è Ma Yusheng, vice direttore dell’ufficio che all’interno del Pcc si occupa appunto di stabilità politica e sociale. La Cina è diventata più assertiva nelle proprie rivendicazioni.

Giovedì nel libro bianco sulla cooperazione nel Pacifico ventila l’adozione di «risposte necessarie» nei confronti di comportamenti che minacciano la pace e la stabilità nel tratto di mare conteso, pur rinnovando tuttavia l’invito a gestire le dispute attraverso il dialogo e le negoziazioni.

Proteste scoppiarono lo scorso luglio, per contestare la decisione del tribunale d’arbitrato dell’Aja che di fatto rendeva nulle le pretese storiche di Pechino sui mari contesi. Tra le altre azioni, ci furono manifestazioni davanti ai Kfc, per il sostegno dato dagli Usa a Manila. Quest’anno però il periodo è dei più sensibili. Nella seconda metà del 2017 si terrà infatti il Congresso del Pcc che deciderà un profondo ricambio dei maggiori organismi di comando e della dirigenza.

>Cina e Russia: contromisure contro il Thaad
Cina e Russia sono d’accordo sulle contromisure da prendere contro gli Usa nel caso si dovesse procedere con il posizionamento in Corea del Sud del sistema anti-missile Thaad. La tecnologia è stata studiata ufficialmente in chiave anticoreana, per difendersi dalla minaccia militare del regime che ancora nei giorni scorsi ha annunciato l’intenzione di testate un missile balistico intercontinentale. Il sistema radar del Thaad può però senza problemi raggiungere la Cina. Sia Mosca sia Pechino hanno quindi rimarcato l’intenzione di tutelare i propri interessi e il bilanciamento strategico nella regione. Del resto i cinesi si sono già mossi, tanto che il ministero del Commercio sudcoreano ha lamentato in questi giorni gli ostacoli posti da Pechino ai prodotti made in Korea.

Hrw contro il core leader Xi
Sebbene abbia accentrato nelle proprie mani un enorme potere, accumulando cariche e titoli, il presidente cinese Xi Jinping dimostra di aver paura, non rispondendo alla richiesta dei cittadini di avere aria pulita, cibo sicuro, un sistema giudiziario giusto e un governo che si prenda le proprie responsabilità. Nella sezione dedicata alla Cina del suo ultimo rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nel mondo, Human Rights Watch spara a zero sul capo di Stato cinese, la cui centralità all’interno del Partito comunista è stata riconosciuta durante l’ultimo Plenum elevandolo allo stesso rango di Mao Zedong e Deng Xiaopin.

Preoccupato per le possibili conseguenze del rallentamento economico Xi ha dato il via alla più imponente stretta sul dissenso dai tempi della repressione del movimento di piazza Tian’anmen del 1989. Un potere rappresentato, secondo gli analisti, dalla lealtà e l’obbedienza chiesta alla stampa, che potrebbe protrarsi almeno fino al 2022 e forse anche più a lungo qualora Xi decidesse di venir meno alla regola che limiti a due i mandati presidenziali. A preoccupare Hrw è inoltre la nuova legge sulla cybersicurezza, un ulteriore colpo ai media e la detenzione di degli avvocati specializzati nel chiedere che siano tutelati i diritti civili.

Il numero uno di Samsung rischia l’arresto
Per 22 ore Lee Jae-yong, nuovo numero uno di Samsung, ha dovuto rispondere alle domande della commissione indipendente incaricata di indagare sullo scandalo che ha travolto la presidente sudcoreana Park Geun-hye. Il top manager del colosso industriale è sospettato di corruzione. Per gli inquirenti Park avrebbe fatto pressioni sul fondo previdenziale nazionale affinché desse l’ok alla fusione di due controllate di Samsung in cambio di sostanziose donazioni a sostegno di Choi Soon-sil, confidente della presidentessa cui sarebbe stato concesso di gestire gli affari di Stato senza averne titolo. L’interessamento di Lee non sarebbe casuale. La fusione delle due controllate era infatti propedeutica al processo di riorganizzazione per permettere alla terza generazione dei Lee di rafforzare il proprio controllo sull’azienda. Entro domenica potrebbe quindi arrivare la richiesta di arresto per il top manager

Giappone, mille miliardi di yen in aiuto alle Filippine
Le Filippine del presidente Duterte sono sempre più uno snodo cruciale della diplomazia in Asia Pacifico. Dopo il riavvicinamento alla Cina, Duterte incassa il sostegno di un alleato storico, Tokyo, che per bocca del primo ministro Shinzo Abe in visita in questi giorni a Manila, ha promesso un pacchetto da mille miliardi di yen (poco meno di dieci miliardi di euro) per lo sviluppo infrastrutturale del paese-arcipelago e il trasferimento di tecnologia e know-how. In particolare gli aiuti si concentreranno nella capitale Manila, dove gli aiuti giapponesi si concentreranno nel miglioramento della metropolitana cittadina. Abe, primo leader straniero a visitare le Filippine da quando Duterte è presidente, e la sua controparte, l’ex "sceriffo" di Davao, hanno riaffermato l’impegno comune a controllare l’assertività cinese nel Mar cinese meridionale.

Il re chiede di cambiare la bozza della Costituzione thai
Il parlamento thailandese, espressione del governo militare golpista, ha approvato il progetto di emendare la bozza della Costituzione così come richiesto dal nuovo re Maha Vajiralongkorn. Il processo di revisione potrebbe a questo punto far rinviare una volta per tutte le elezioni previste per quest’anno. La costituzione è infatti un tassello del percorso che i militari stessi hanno segnato per il ritorno alla democrazia dopo il golpe del 2014. Indiscrezioni su un possibile slittamento erano già circolate nei giorni scorsi, benché smentite dal primo ministro Prayuth Chan-ocha. Le modifiche richieste riguardano principalmente il sovrano stesso. È stato ad esempio chiesto di far cadere l’obbligo di instaurare un reggente ogni qual volta il re si reca all’estero. Una richiesta giustificata, considerato che l’attuale sovrano ha speso buona parte della sua vita fuori dalla Thailandia.