In Cina e Asia – Un cinese a capo della FAO

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Il viceministro dell’Agricoltura, Qu Dongyu, è diventato il primo cittadino cinese ad assumere l’incarico di direttore generale della FAO. Eletto domenica con 108 voti a favore, Qu sostituirà José Graziano da Silva dopo 4 anni di mandato. Biologo di formazione, Qu ha studiato all’estero e lavorato sul campo per oltre 30 anni – di cui sette nella regione autonoma del Ningxia – sperimentando l’utilizzo di nuove tecnologie per rilanciare l’economia delle zone rurali e ridurre la povertà. Prima del voto, il funzionario aveva specificato che seppur “grato alla madrepatria”, in caso di vittoria, avrebbe seguito le regole della FAO piuttosto che gli interessi cinesi. Ma le indiscrezioni trapelate su Le Monde circa il presunto acquisto di voti africani aprono diverse incognite sull’assertività di Pechino all’interno delle organizzazioni internazionali. Soprattutto dopo il controverso arresto dell’ex presidente dell’Interpol Meng Hongwei [fonte: AFP]

Guai per la BRI in Cambogia e Bangladesh

Sale ad almeno 24 il bilancio dei morti sotto le macerie della palazzina di sette piani crollata sabato notte a Sihanoukville, Cambogia. Secondo i familiari degli operai che dormivano nello stabile, sono ancora una dozzina le persone da portare in salvo. Tre cittadini cinesi e un cambogiano sono finiti agli arresti. Stando a quanto riferito dalle autorità locali alla Xinhua “il progetto era stato avviato senza licenza e le autorità provinciali avevano avvertito lo sviluppatore due volte [del problema].” L’ambasciata cinese a Phnom Penh si è detta a sostegno di “un’indagine approfondita sull’incidente e sull’assunzione di misure necessarie da parte delle autorità cambogiane competenti in conformità alla legge”. Da tempo l’incombente presenza cinese nella zona era motivo di preoccupazione. Prima che Pechino lanciasse la Belt and Road, Sihanoukville era una tranquilla località balneare. Ma l’arrivo di massicci investimenti dalla Cina ne ha trasformato lo skyline, tanto che oggi sono più di 50 i casinò realizzati per attrarre turisti da oltre Muraglia. Un business di cui la popolazione cambogiana riceverebbe solo le briciole.

Quello di Sihanoukville è il secondo incidente in pochi giorni a screditare l’avanzata della Belt and Road nella regione. Mercoledì scontri tra lavoratori cinesi e bangladeshi presso un sito in costruzione hanno lasciato sul campo un morto e sei feriti. Il progetto, una centrale elettrica a 300 km da Dacca del costo di 2,5 miliardi di dollari, da tempo era fonte di malumore tra popolazione locale, preoccupata dall’arrivo in massa di operai cinesi. Nel 2016, accese proteste contro altri due impianti finanziati dalla Cina sono state represse dalla polizia nel sangue [fonte: NYT, Reuters]

Silenzio su Hong Kong al G20

Quello che posso dirvi con sicurezza è che al G20 non si discuterà dei fatti di Hong Kong , non lo permetteremo” è perentorio  Zhang Jun, Consigliere del Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese. Il vertice in apertura a Osaka in Giappone il prossimo 28 giugno, vedrà i leader delle principali economie del mondo, discutere di temi scottanti come la riforma del commercio mondiale. A scanso di equivoci Zhang Jun ha aggiunto “Hong Kong è una questione puramente interna e non permetteremo a nessuno di interferire”. Il chiarimento cinese sembra giungere in risposta al segretario di Stato americano Mike Pompeo che negli scorsi giorni aveva preannunciato l’inclusione delle proteste anti-estradizione nell’atteso faccia a faccia tra Xi Jinping e Trump. Due bozze di legge al vaglio del Congresso minacciano di ritirare lo status economico privilegiato assegnato all’ex colonia britannica nel 1992 con il U.S.- Hong Kong Policy Act. Durante lo stesso briefing, il viceministro del Commercio Wang Shouwen ha annunciato la ripresa dei contatti tra i negoziatori cinese e americani dopo oltre un mese di stallo [fonte: Reuters]

La criptovaluta di Facebook preoccupa la Cina

Il lancio di Libra, la criptovaluta di Facebook potrebbe innescare una nuova “competizione valutaria” con la Cina, che da anni mantiene. Un atteggiamento ambiguo sulle monete digitali, da una parte considerandole una minaccia per la stabilità finanziaria, dall’altra pianificandone una  versione centralizzata sotto l’egida della banca centrale. Con l’obiettivo conclamato di semplificare i pagamenti, secondo gli esperti, Libra rischia non solo di minare gli sforzi messi in atto da Pechino per contenere i deflussi di capitali. Una volta divenuta una moneta globale, potrebbe anche ostacolare un utilizzo strategico dello yuan come strumento economico e politico. Oltre la Muraglia il dibattito è già cominciato. Solo negli ultimi giorni di Libra hanno parlato i fondatori di Tencent e Meituan mentre sul web in molti si chiedono se Facebook non stia semplicemente cercando di riprendere terreno su Ailpay e tutti i prodotti digitali lanciati dalle Varie fintech cinesi [fonte: Scmp]

Giro di vite contro i disertori nordcoreani

Mentre Xi Jinping e Kim Jong-un riaffermano la partnership tra Cina e Corea del Nord, oltre la Muraglia la repressione contro i rifugiati nordcoreani raggiunge livelli senza precedenti. Secondo Now Action and Unity for Human Rights (NAUH), ormai ogni mese sono circa 20-30 i disertori a finire in manette una volta superato il confine. Il giro di vite pare sia cominciato lo scorso aprile quando la Reuters ha denunciato l’arresto di almeno trenta persone, tra cui una bambina di 10 anni. Da allora le organizzazioni umanitarie hanno segnalato l’estensione dei raid in aree del paese molto distanti dalla frontiera sino-coreana e, soprattutto, anche all’interno di abitazioni private ritenute fino a oggi offlimit alle incursioni della polizia cinese. Tanto che il network di assistenza costruito negli anni da attivisti, mediatori ed enti benefici sarebbe ormai gravemente compromesso. Da sempre Pechino – che considera i disertori nordcoreani immigrati illegali – suole rispedire indietro i fuggiaschi condannandoli a purghe severissime [fonte: CNN]

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