In Cina e Asia – Picco di consumi per l’anno del bue

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Le festività per il capodanno lunare appena terminate in Cina hanno visto un rapido aumento dei consumi, registrando risultati incoraggianti per il primo trimestre dell’anno e supportando la stabile ripresa dell’economia cinese. Il trend positivo registrato durante la festa di primavera risulta in netto contrasto con quello del 2020, che aveva subito le conseguenze dell’improvvisa chiusura di molti settori a causa della pandemia da Covid19. Per festeggiare l’arrivo dell’anno del bue, i consumatori cinesi hanno speso un totale di 821 miliardi di yuan (127 miliardi di dollari) tra commercio al dettaglio e ristorazione, il 28.7% in più rispetto al 2020. Bene anche il turismo (rigorosamente interno) con 4.91 milioni di visitatori nella sola capitale e moltissimi parchi e luoghi turistici presi d’assalto nei primi giorni di vacanza. Con molti cittadini rimasti a casa durante le festività rinunciando a tornare nella propria città natale, si è registrata una crescita per l’ecommerce e un aumento dei prezzi di servizi di delivery e biglietti del cinema. Tra i prodotti più acquistati, hot pot, milk tea, medicine per la digestione e rimedi contro i postumi da sbornia. [Fonti: Global Times, Scmp]

Il Capodanno cinese fa volare il box office

Con le restrizioni agli spostamenti vigenti durante le festività del capodanno a impedire a molti di tornare nella propria località di origine, i cittadini cinesi rimasti nelle grandi città si sono riversati nelle sale cinematografiche, registrando un box office da 7.5 miliardi di yuan (1.16 miliardi di dollari) in una settimana. Campione di incassi è stata la commedia poliziesca “Detective Chinatown 3”, con un guadagno di 397 milioni di dollari raggiunto in soli tre giorni. Un nuovo record mondiale di fatturato nel primo weekend di distrubuzione, dopo il successo di “Avengers: Endgame” nel 2019. Al secondo posto “Hi, Mom”, commedia famigliare con viaggio nel tempo che ha incassato 161,9 milioni di dollari. I dati registrati durante il festival di primavera risultano promettenti per il mercato del cinema, e in molti si sono dichiarati contenti di poter tornare nelle sale. Il professore di filmografia presso la Tsinghua University Yin Hong ha inoltre teorizzato che andare al cinema con la famiglia sta diventando parte delle tradizioni legate al capodanno cinese. Nel 2020 la Cina è diventata il primo mercato per l’industria cinematografica, superando gli Stati Uniti. Nonostante lo scorso anno abbia delineato una forte crescita per i film di produzione locale, gli esperti del settore ritengono che ci sia ancora domanda per i blockbuster holliwoodiani e gli spettatori cinesi attendono l’uscita di film in sospeso da un anno quali l’ultima pellicola del franchise di James Bond e il film Disney “Black Widow”. [Fonte: NYT, China Film Insider]

Nuova politica commerciale Ue per far fronte al capitalismo di stato

L’Unione europea si prepara ad affrontare le sfide globali con una nuova politica “dell’autonomia strategica aperta”. E’ quanto si apprende da un documento divulgato ieri che sintetizza la nuova politica commerciale del blocco con l’estero. Obiettivo primario: “garantire che la Cina si assuma maggiori obblighi nel commercio internazionale e affrontare parallelamente le ricadute negative causate dal suo sistema economico capitalista di stato sarà centrale negli sforzi dell’Ue per riequilibrare le relazioni commerciali bilaterali”. Con questo obiettivo in mente Bruxelles “darà priorità al rafforzamento della partnership con Washington” in virtù dei valori condivisi. In cima alle priorità svettano la riforma della WTO e la necessità di rendere le rispettive economie più “verdi e digitalizzate”. La dichiarazione di intenti segue la conferma del sorpasso della Cina sugli Usa come primo partner commerciale dei 27 paesi membri. Secondo dati di Eurostat, lo scorso anno l’interscambio ha raggiunto i 586 miliardi di euro rispetto ai 555 miliardi totalizzati dal commercio tra le due sponde dell’Atlantico. In un’intervista alla Xinhua il presidente della Camera di commercio europea ha rimarcato la necessità di puntare di più sui servizi, settore in cui gli States sono ancora il primo interlocutore del blocco. [SCMP, GT]

L’amministrazione Biden rilancia il Quad

Il Covid, i cambiamenti climatici, il golpe in Myanmar, ma anche la Corea del Nord e soprattutto la necessità di mantenere l’Indo Pacifico “libero e aperto”. Sono i temi toccati ieri durante il vertice del “Quad”, l’alleanza che riunisce Stati uniti, Giappone, India e Australia in chiave anticinese. Il gigante asiatico non è mai stato citato esplicitamente. Ma il Mar cinese meridionale e orientale rientrano tra i dossier affrontati durante il meeting virtuale, il primo ad aver riunito i rispettivi ministri degli Esteri dal ricambio alla Casa Bianca. A preoccupare è soprattutto una nuova legge che dà alla guardia costiera cinese nuove poteri compreso quello di spare contro le navi straniere per difendere la sovranità nelle acque contese. L’evento si è concluso con l’impegno a istituzionalizzare la piattaforma di dialogo, sebbene non ci siano le avvisaglie di un imminente vertice dei rispettivi leader. Sempre ieri la Cina è stata il topic di un altro summit ristretto. Confrontandosi con i colleghi di Francia, Germania e Gran Bretagna, il  segretario di stato americano Antony Blinken ha concordato sia necessario “un coordinamento stretto [per affrontare le sfide globali poste dalla Cina, nonché la necessità di cooperazione su una serie di questioni, compreso il cambiamento climatico ”. La maratona diplomatica degli Stati uniti continuerà oggi quando Biden parteciperà al primo incontro del G7 da presidente.  [fonte SCMP, NYT]

Hong Kong: primo calo demografico dal ’61

Per la prima volta in sessant’anni la popolazione di Hong Kong è calata. Secondo il dipartimento del censo e delle statistiche nel 2020 l’ex colonia britannica ha visto il numero dei suoi abitanti scendere a 7,47 milioni, lo 0,6% in meno rispetto all’anno precedente e il livello più basso dal 1961, quando è cominciata la registrazione dei dati ufficiali. I numeri trovano spiegazione in una diminuzione delle nascite del 18,5% ( 43.100)  a fronte di un aumento dei decessi: ben 49.800.  Secondo le previsioni del governo, entro il 2026 circa un hongkonghese su quattro avrà più di 65 anni. Ufficialmente si tratta di un “calo naturale” ma permane il sospetto che il clima politico abbia contribuito.  Nel 2019 le richieste di “certificato di non condanna penale” – un documento normalmente richiesto per l’emigrazione – sono balzate del 43% a 33.000. Secondo le stime del Ministero degli Interni del Regno Unito, 322.400 residenti di Hong Kong potrebbero scegliere di trasferirsi oltremanica nei prossimi cinque anni grazie alle nuove regole per i titolari dei passaporti britannici (Overseas) che facilitano l’ottenimento della cittadinanza. [fonte: NIKKEI]

Myanmar: la giunta militare punta sulle minoranze etniche

Uno nuovo giorno di proteste in Myanmar è cominciato con la conferma della prima vittima. Si tratta della ragazza colpita alla testa nei giorni scorsi da una pallottola della polizia. Aveva appena 20 anni. Intanto, mentre continuano a piovere sanzioni (stavolta da Gran Bretagna e Canada) i militari sembrano intenzionati a consolidare la legittimità del regime spostando l’attenzione sull’intricata questione etnica che lacera il paese dall’indipendenza. Dopo il colpo di stato la giunta ha annunciato una serie di concessioni – tra cui il rilascio di un parlamentare dello stato Rakhine – che strizzano l’occhio alle minoranze. L’intento è quello di mettere il cappello sul processo di pace avviato dalla Lega nazionale per la democrazia. La tattica non sembra stare funzionando benissimo. Come segnala Asia News, migliaia di persone, appartenenti a 27 gruppi etnici del paese, stanno marciando nella capitale economica per esigere la fine della dittatura militare. “È forse una delle prime volte che i diversi gruppi etnici marciano all’unisono. Fra di loro sono riconoscibili karen (kaya), kachin, shan, mon, wa, … Tutti questi gruppi – il Paese è costituito da 135 gruppi etnici – hanno subito in passato le violenze dell’esercito e della giunta militare che in nome della “unità nazionale” ha sempre preteso sfruttare le risorse minerarie, boschive, acquifere, petrolifere che si trovano nelle loro terre. Ancora oggi non vi sono trattati di pace con alcuni di questi gruppi, fra cui i Kachin”. [NIKKEI, AsiaNews]

Ha collaborato Lucrezia Goldin