In Cina e Asia – Pechino pensa a come rimpiazzare l’Oms

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Pechino starebbe pensando di rimpiazzare L’Oms con un’organizzazione internazionale a guida cinese. Lo riporta il sito americano Axios, secondo il quale la proposta sarebbe stata formulata dal think tank governativo CNPC ETRI, affiliato al colosso China National Petroleum Corporation, e sottoposta all’attenzione della no profit israeliana SIGNAL per un parere. L’iniziativa arriva mentre l’epidemia di coronavirus, partita da Wuhan, ha raggiunto una sessantina di paesi mettendo a dura prova i governi locali. Oltre la Muraglia, invece, le ferree misure adottate sulla mobilità hanno contribuito a contenere la diffusione del virus pur imitando le libertà personali dei cittadini. Fattore che non ha mancato di suscitare numerose polemiche in Occidente. Ma ora che l’epidemia impazza alle nostre latitudini è Pechino a salire in cattedra offrendo al resto del mondo il proprio aiuto e la propria esperienza. Negli ultimi giorni la stampa cinese non ha mancato di esaltare l’efficacia dei provvedimenti varati da Pechino in contrapposizione soprattuttto alla confusione in cui vertono Stati Uniti. [fonte: Axios]

La World Intellectual Property Organization non sarà cinese

Daren Tang è il nuovo direttore generale dell’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale. Con 55 voti a favore, l’ex avvocato di Singapore ha battuto i concorrenti di Cina, Colombia, Ghana, Kazakistan e Perù mettendo fine alle mire cinesi sull’ambito incarico. Pechino -che ha già il controllo su altre quattro agenzie dell’Onu (da l’ultima la FAO) – aveva messo in campo Wang Binyang, già numero due dell’organizzazione. La candidatura cinese aveva impensierito non poco negli Stati Uniti, che non gareggiando nella corsa per la nomina si sono schierati a favore proprio di Tang nella speranza di sottrarre la poltrona alla Cina. Quello della proprietà intellettuale è uno dei terreni più scivolosi delle relazioni sino-americane su cui le due parti sono impegnate a collaborare con la firma delle fasi di uno. Washington accusa la Cina di limitare l’accesso al proprio mercato interno, richiedendo in cambio ai player internazionali il trasferimento di segreti commerciali e tecnologici. Una nomina cinese – avvertono gli Stati – non solo avrebbe messo in pericolo la proprietà intellettuale di migliaia di aziende estere. Ma avrebbe anche rafforzato la posizione del gigante asiatico nelle organizzazioni multilaterali. La Cina è oggi l’unico paese Onu a presiedere più di un’agenzia. [fonte: AP, SCMP]

Coronavirus censurato fin dalla fine di dicembre

Un’altra prova dell’iniziale insabbiamento dell’epidemia sembra arrivare dalla censura. Secondo il progetto dell’Università di Toronto Citizen Lab, Wechat e la piattaforma di livestreaming YY hanno aggiunto una serie di parole chiave collegate al virus nella lista dei contenuti da bloccare fin dal 31 dicembre, lo stesso giorno in cui le autorità cinesi hanno informato l’Oms del primo focolaio. Ovvero quasi un mese prima che il 20 gennaio il governo confermasse ufficialmente la trasmissibilità da uomo a uomo. Le keywords spaziano da “polmonite sconosciuta di Wuhan” e “focolaio di SARS a Wuhan” fino a risultati più sensibili come il nome del presidente Xi Jinping o cenni alla gestione del contagio da parte dell’amministrazione di Wuhan. 19 sono le combinazioni di parole collegata a Li Wenliang, il medico whistleblower morto dopo aver contratto la malattia. Secondo il report, tuttavia, alcuni contenuti privi di riferimenti politici sono ugualmente finiti sotto la scure dei censori, limitando potenzialmente la circolazione di informazioni rilevanti per la sicurezza dei cittadini. Non è chiaro se l’inasprimento della sorveglianza online sia stata richiesta direttamente dal governo o se vada piuttosto attribuita alla scrupolosità dei provider. [fonte: BBC]

L’epidemia non ferma la rivoluzione tecnologica di Wuhan

Mentre la città di Wuhan, sotto quarantena, è ferma dal 23 gennaio, tre aziende hanno continuato imperterrite la loro missione: rendere la Cina una potenza tecnologica indipendente. Secondo un’esclusiva del Nikkei Asian Review, gli impianti di Yangtze Memory Technologies – prima società cinese ad aver realizzato una memorie flash 3D NAND – e dei colossi dei display BOE Technology Group e China Star Optoelectronics – seppure a basso regime – non hanno mai interrotto la produzione grazie a una serie di esenzioni speciali. Le tre imprese – che vantano tra i clienti Huawei e Lenovo –  non sembrano aver risentito particolarmente delle restrizioni sulla mobilità che hanno paralizzato lo Hubei, continuando ad effettuare spedizioni verso il resto del paese. Questo nonostante Yangtze Memory si sia trovata a dover portare avanti le attività con forza lavoro dimezzata durante tutto il periodo delle vacanze per il Capodanno lunare. Insomma, neanche il virus sembra aver fermato le ambizioni di Wuhan, importante polo logistico e tecnologico alla base del progetto made in China 2025 con cui il gigante asiatico aspira a diventare una potenza dell’innovazione entro la metà del secolo. [fonte: Nikkei]

Le nuove regole per la “green card” infiammano il web cinese

In questi giorni di crisi, il virus non è l’unico argomento di dibattito in Cina. La scorsa settimana, l’attenzione dei netizen stata catturata dalla pubblicazione delle nuove regole sull’attribuzione della residenza permanente agli stranieri. Secondo la bozza rilasciata dal ministero della Giustizia, i criteri di assegnazione risultano più permissivi, tanto che non servirà più aver vissuto in Cina ma semplicemente aver ottenuto una serie di meriti professionali. La questione – diventata trending topic su Weibo – include per estensione problematiche legate alla proprietà immobiliare e all’utilizzo di risorse, che i cinesi temono di vedersi sottrarre. “Pensi che ricevere un pezzo di carta, con la “nazionalità “cinese stampata sopra, ti renda un vero cittadino cinese? Impossibile!”. Ma come mette in evidenza la società di consulenza Trivium, con il calo delle nascite a minacciare la crescita sul lungo periodo, quello dell’immigrazione è un cruccio che ance la Cina dovrà inesorabilmente fronteggiare.[fonte: Radii]

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